“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti”.

Questo pensiero attualissimo ed evocativo – scritto da Gramsci oltre 100 anni fa, nel 1917 – è stato scelto per aprire l’iniziativa “Non si smette mai di essere partigiani”, organizzata dall’Anpi dell’Aquila all’Auditorium del Parco: un momento di «memoria e d i impegno» hanno dichiarato il presidente provinciale, Fulvio Angelini, e il presidente della sezione cittadina, William Giordano, per ribadire che «non si smette mai di essere partigiane e partigiani».

L’incontro, affollatissimo, si è svolto a ridosso del decennale del terremoto del 2009 e ha voluto rappresentare una testimonianza di resistenza e di rinascita civile, culturale e sociale.

Dopo aver ascoltato le parole di Liliana Segre all’atto d’insediamento da senatrice della Repubblica, l’Anpi dell’Aquila ha consegnato le tessere 2019 dell’Associazione ad alcuni protagonisti della storia della Resistenza italiana che hanno reso onore alla città.

La platea

Ecco chi sono:

Giovanni Schippa, 95 anni, partigiano combattente col grado di sottotenente, già rettore e professore emerito dell’Università dell’Aquila, ex presidente della Fondazione Carispaq, Medaglia d’Oro del presidente della Repubblica per meriti nel campo della cultura e della scuola, Cavaliere di Gran Croce, autore di oltre cento libri e pubblicazioni scientifiche tutti dedicati alle problematiche della ricerca e della didattica universitaria.

Arnaldo Ettorre, 94 anni, per essersi schierato, negli anni dell’occupazione nazista, sempre dalla parte della lotta per la libertà, prima sottraendosi alla chiamata di leva e rischiando la deportazione nei lager e poi aggregandosi alla Brigata Majella (si arruolò con la matricola 1425) appena giunta in città per proseguire alla volta di Bologna. Ha vissuto questo ruolo di partigiano con orgoglio e discrezione. Già insignito con la “Medaglia della Liberazione”, dopo il sisma si è battuto per ripristinare al Palazzo di Giustizia dell’Aquila la targa in onore dei magistrati partigiani Pasquale Colagrande e Mario Tradardi che Arnaldo conobbe come suo comandante partigiano a Recanati nel novembre del ’44.

Umberto Cialente, che da poco ha compiuto 93 anni. Croce al merito di guerra per il conflitto 1940-1945, diploma Alexander d’onore di ‘Combattente per la Libertà d’Italia’, nonché papà dell’ex sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, commosso in platea. Subito dopo il 25 luglio, poco più che 17enne Umberto aderisce ai GAP col compito di rastrellare armi nelle caserme abbandonate della milizia e dell’esercito e nasconderle in un sotterraneo in via Roma, nei pressi dell’abitazione di Pierino Ventura. Quando cominciano i primi arresti, Umberto sfugge alla Gestapo e sale in montagna unendosi alla Banda della Duchessa. In uno scontro sui piani di Arcinazzo viene ferito da una baionetta alla spalla destra. Solo dopo 10 giorni riuscirà a ricevere le cure di un veterinario che lo ricucirà con ago e filo da materasso. Seguendo il fronte bellico continua a combattere risalendo sino alle Alpi Apuane, in Garfagnana, per tornare all’Aquila nel novembre 1944.

La famiglia Agnelli perché durante gli anni dell’occupazione tedesca dell’Aquila è stata di infaticabile supporto ed aiuto agli ex prigionieri alleati e slavi, agli esponenti della Resistenza aquilana, agli ebrei in fuga dai rastrellamenti. La loro cartolibreria in piazza Palazzo, gestita da Amalia Agnelli, era il centro e il motore per la riconquista della libertà dal fascismo. Gli Agnelli sono stati recentemente ricordati nell’inaugurazione del Giardino dei Giusti e delle Giuste che onora i protagonisti di quella “Resistenza umanitaria” che, insieme a quella armata, ha garantito la rete di protezione e salvezza per migliaia di persone.

Luciano Badia, in memoria del papà Mario, scomparso nel dicembre scorso a 89 anni, che si definiva “Partigiano” ancor prima di dire il suo nome: Mario Badia doveva essere il decimo dei Martiri aquilani, quel 23 settembre 1943, allorquando un gruppo di giovani partigiani fu catturato sulle montagne, a Collebrincioni; non vollero portarlo con loro, però: “statte a casa amico mio, perché sci troppo quatrano (giovane, nel dialetto locale)”, gli disse Giorgio Scimia.

Successivamente altre tessere sono state conferite a personalità e realtà del territorio che si battono quotidianamente in nome dell’antifascismo, della lotta al razzismo, della difesa del lavoro, della parità di genere e a difesa della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza.

«Oggi come non mai i principi di solidarietà, umanità, giustizia sociale, uguaglianza e legalità sono messi a repentaglio da un vento reazionario, neofascista e spesso violento, da un clima di intolleranza e di odio – hanno sottolineato i presidenti Angelini e Giordano –. È un dovere di tutti gli antifascisti reagire a pulsioni antidemocratiche cercando di costruire quotidianamente, e con i gesti e le azioni di rispetto, tolleranza e difesa dei cittadini più deboli, una società differente fondata sui principi cardine della nostra Costituzione».

Ad ogni personalità o realtà associativa che ha ricevuto la tessera è dunque stato “dedicato” un articolo della Costituzione e una specifica motivazione.

Ai ragazzi di United L’Aquila, la squadra di calcio popolare antifascista e antirazzista che unisce richiedenti asilo e aquilani – più che una realtà sportiva, un vero e proprio progetto politico, nel senso più autentico del termine, legato al tessuto umano della città e strettamente interconnesso con il territorio – è stato associato l’articolo 3: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Questa la motivazione: “Per anni ci siamo rotti la testa a discutere teoricamente di differenze fra multiculturalismo, integrazione, assistenzialismo, sviluppo sostenibile. E mentre si costruiscono le gabbie teoriche, ci sono persone che semplicemente ‘hanno fatto cose’. E lo hanno fatto e lo fanno affrontando questi temi nella quotidianità e diffondendo semplicemente – nella vita di tutti quelli che hanno la fortuna di incrociarsi – questi temi importanti. Come ha fatto Mimmo Lucano a Riace e come hanno fatto questi ragazzi, che hanno avuto la voglia e la possibilità di condividere le proprie vite, le proprie esperienze e quindi ognuno le proprie culture per creare una bolla di vita comunitaria che non può che arricchire tutti coloro che ne sono felicemente contaminati”.

Lo stesso articolo della Carta costituzionale ha salutato il riconoscimento all’avvocata Simona Giannangeli, protagonista dell’impegno civile verso le donne e i più deboli, più volte vittima di gesti intimidatori che non ne hanno però mai fermato l’azione. Motivazione: “Da sempre dedita al contrasto alla violenza sulle donne, sia in veste professionale che attraverso l’impegno civile nell’associazionismo e nella politica. È stata co-fondatrice del centro antiviolenza che oggi presiede e dove svolge anche attività legale. Vittima più volte di gesti intimidatori e pur pagando un prezzo pesante non ha mai mollato. Resta e resterà resiliente. Ne valorizziamo la passione e la tenacia con cui ha affrontato il processo per il crollo della casa dello studente, per far emergere la verità e cercare giustizia”.

Ad Alberto Aleandri, che ha sempre onorato la memoria collettiva, protagonista di tutte le manifestazioni democratiche della società civile, baluardo contro il neofascismo strisciante di CasaPound è stato dedicato l’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. La motivazione illustra: “Al compagno e amico Alberto Aleandri conferiamo la tessera perché ha sempre onorato la memoria di questa città, la nostra memoria collettiva mantenendo vivo e forte e resistente il ricordo di ciò che è stato. Attraverso la creazione di una grande biblioteca, di un archivio sulla resistenza e delle sue mostre ed esposizioni itineranti continua a permettere la trasmissione della storia, degli orrori della guerra e la conservazione della memoria dei protagonisti e degli eventi, testimonianza fulgida e valore di civiltà”.

L’istallazione “Mani che annegano nel Mediterraneo”

E ancora: a Teresa Nannarone, divenuta suo malgrado un esempio di resistenza per aver affisso alla finestra del suo ufficio affacciato su piazza Ovidio, a Sulmona, uno striscione di 4 metri con le parole del poeta latino “Empio è colui che non accoglie lo straniero”, in occasione del comizio elettorale di Matteo Salvini e che, per questo, è stata pesantemente insultata sui social, è stato associato l’articolo 10: “L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici”.

Ed ecco la motivazione: “Citando Ovidio nella terra d’origine e nella piazza a lui dedicata, Teresa non immaginava di diventare un piccolo, prezioso simbolo di resistenza civile. Eppure in questo tempo opaco e oscuro, anche un gesto apparentemente semplice e normale può diventare esemplare.

Per questo gesto e queste parole nobili è stata pubblicamente minacciata di stupro.

Affidiamo a lei e a tutti noi il coraggio di esporre e pronunciare sempre altre parole capaci di riaffermare la nostra umanità e di insinuarsi come un germe di solidarietà anche nelle anime più dubbiose”.

Una tessera è stata poi conferita ai lavoratori e alle lavoratrici del call-center ‘Ecare’ dell’Aquila, a ritirarla simbolicamente le Rsu aziendali, come testimonianza del valore centrale che il lavoro ha, o dovrebbe avere, nella nostra società: per loro, che hanno voluto ringraziare l’ex presidente vicario della Regione Abruzzo Giovanni Lolli – anch’egli in platea – per l’impegno profuso a tutela dei posti di lavoro, gli articoli 1, 4 e 35 della Costituzione. Motivazione: “Ai lavoratori e alle lavoratrici di Ecare – da sempre impegnati nella loro vertenza occupazionale – affidiamo una tessera onoraria a testimonianza del valore centrale che il lavoro ha nella nostra società. Un valore di dignità, di realizzazione, di servizio alla comunità. A voi affidiamo anche un messaggio: trasmettete questo valore unitamente a quelli della resistenza e della pratica quotidiana dei diritti e dei doveri costituzionali, siatene araldi nei luoghi di lavoro e nelle case, portate avanti con il vostro splendido esempio di tenacia e coraggio quanto noi oggi stiamo celebrando, quanto noi oggi stiamo celebrando anche grazie a voi”.

Al decano del giornalismo Amedeo Esposito, 70 anni di attività festeggiati a marzo, che fino ai giorni scorsi ha dedicato la sua professione e la sua cultura alla pratica quotidiana antifascista, firmando articoli molto critici su alcune scelte dell’amministrazione comunale – tra cui l’introduzione del “daspo urbano” per i migranti – è stato “dedicato” l’articolo 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. La motivazione spigava: “Testimone, cronista e narratore delle vicende nazionali e locali, ha dedicato la sua professione e la sua cultura alla pratica quotidiana antifascista, resistendo alle pressioni culturali avverse. Ne ricordiamo oggi gli ultimi esempi, quando ha reagito con forza dando voce a tutti noi, contro la repressione dell’arte libera e resistente, quando l’istallazione ‘Mani che annegano’, che aveva ravvivato la Fontana delle 99 Cannelle, fu rimossa con mezzi barbari e parole volgari da un rappresentante istituzionale di questa città e quando, ricordando con esempi nobili la tradizione di accoglienza dell’Aquila ha stigmatizzato il ‘daspo’ urbano che il Comune ha imposto agli extra-comunitari. Esposito ha saputo dar sempre voce al dissenso, all’indignazione e al coraggio di quante e quanti riconoscono alla libertà di opinione e all’impegno civile militante un valore di civiltà”.

Il riconoscimento è stato tributato anche a Giovanni Legnini, già sindaco di Roccamontepiano, parlamentare, sottosegretario e vice presidente del Csm, prima della candidatura alle recenti elezioni regionali a guida della coalizione di centrosinistra. A Legnini è stato associato l’articolo 104 della Costituzione: “La Magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. Il Consiglio superiore della magistratura è presieduto dal Presidente della Repubblica. Ne fanno parte di diritto il primo presidente e il procuratore generale della Corte di cassazione”. La motivazione: “La sua ultima carica istituzionale è stata quella prestigiosissima di vice presidente del Csm. Originario della terra in cui nacque la Brigata Majella si è messo a disposizione della comunità con un progetto politico all’interno del quale è riuscito ad affermare con fermezza e chiarezza due concetti chiave: democrazia costituzionale e antifascismo. Nel clima difficilissimo nel quale ci siamo trovati a declinare le nostre idee controcorrente, da uomo di Stato ha proposto una interpretazione moderna dei temi cari a tutti noi, che si rifanno ai principi costituzionali della Repubblica italiana. Lo ha fatto richiamando la storia e la genesi della repubblica democratica dimostrando giorno dopo giorno che una carica istituzionale importante può ergersi a paladina di temi che con superficialità vengono liquidati come anacronistici, ma al contrario sono attuali, oggi più di sempre. Con orgoglio ha rivendicato che l’Abruzzo è la terra della Brigata Majella con le parole che hanno accompagnato l’istallazione artistica delle ‘Manine che emergono dal Mediterraneo’ alla Fontana delle 99 Cannelle, testimonianza di una società alla ricerca della solidarietà e della sua umanità”.

Infine, è stata riconosciuta l’importante attività svolta da Don Aldo Antonelli, presidente di Libera della provincia dell’Aquila, a cui è stato dedicato l’articolo 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. Motivazione: “Per la capacità e il coraggio di praticare un pensiero difforme.

Per la capacita di declinare la parola in parole tenendo insieme la dimensione politica, ecclesiale e civile, mettendo sempre al centro l’umanità. Un prete free-lance, come si autodefinisce, ma anche ‘parroco emerito appassionato della parola, vissuta e annunciata nella storia’ come lo definisce il teologo Carlo Molari”.

Una serata bella, nel senso pieno del termine, e commovente, quella organizzata dall’Anpi, una boccata d’aria fresca in una città che, purtroppo, negli ultimi tempi ha raccontato di sindaci sceriffi, norme anti-accattonaggio e di crociate anti immigrati sull’onda di un clima di intolleranza che spira nel Paese e che si sta facendo soffocante.

Comitato provinciale Anpi dell’Aquila


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