Berlino. L’irruzione della polizia tedesca è avvenuta quando il Congresso per la Palestina era appena iniziato

Tutte le sezioni ANPI Germania – Berlino-Brandeburgo, Colonia, Francoforte, Monaco – esprimono la loro solidarietà agli organizzatori e ai partecipanti del Congresso per la Palestina 2024. Il Congresso per la Palestina si sarebbe dovuto tenere a Berlino tra il 12 e il 14 aprile. Lo scopo del congresso era quello di accusare lo stato tedesco di complicità nel massacro di Gaza.

La Germania infatti è il secondo Paese al mondo per fornitura di armi a Israele ed è uno dei Paesi che ha tagliato i finanziamenti all’UNWRA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente, durante la crisi umanitaria a Gaza. Lo Stato tedesco considera la “difesa” di Israele una “ragione di Stato”, e utilizza l’olocausto come giustificazione per la sua posizione di politica internazionale.

Militari israeliani nella Striscia di Gaza (Imagoeconomica)

L’appoggio incondizionato a qualunque politica del governo israeliano ha anche portato la Germania a doversi difendere davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dalle accuse di aver facilitato il genocidio dei palestinesi a Gaza. Al sostegno internazionale a Israele, la Germania ha accompagnato, sul fronte interno, una repressione senza precedenti in un Paese democratico verso i movimenti che hanno espresso solidarietà al popolo palestinese.

Il Congresso per la Palestina avrebbe dovuto parlare di questi e altri temi, condannando l’occupazione illegale dei Territori palestinesi e mettendo al centro della discussione le sofferenze del popolo palestinese negli ultimi 76 anni. Numerose voci di rilievo avrebbero dovuto partecipare, come quella dell’ex ministro greco Yanis Varoufakis, del parlamentare irlandese Richard Boyd Barrett, del rettore dell’università di Glasgow, Ghassan Abu Sittah, e quelle di tanti altri ricercatori e attivisti.

Il Congresso chiedeva un immediato cessate il fuoco, la fine dell’apartheid in Israele, lo stop al supporto economico, militare e diplomatico dello Stato israeliano, la fine della repressione e della criminalizzazione dei movimenti di solidarietà al popolo palestinese in Germania, il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, la fine del supporto dell’ideologia sionista, e uguali diritti per le popolazioni di ogni etnia e religione che vivono nei territori israelo-palestinesi.

Attivisti della Jüdische Stimme für gerechten Frieden in Nahost

Il Congresso ha subito fin da subito la repressione delle istituzioni tedesche. La cassa di risparmio Berliner Sparkasse ha bloccato, poche settimane prima dell’inizio del Congresso, il conto in banca dell’associazione “Voce ebraica per una pace giusta in Medio Oriente” (“Jüdische Stimme für gerechten Frieden in Nahost”), una delle associazioni promotrici del Congresso. Jüdische Stimme è una associazione di ebrei che si oppongono alle politiche nazionaliste di Israele e alla repressione del popolo palestinese. Negli ultimi giorni, numerosi partiti tedeschi (da sinistra a destra) hanno chiesto alle autorità di intervenire per impedire il Congresso, accusando gli organizzatori di antisemitismo e di sostenere gruppi terroristici.

Il 12 aprile, le forze dell’ordine tedesche hanno bloccato all’aeroporto di Berlino Ghassan Abu Sittah, rettore dell’università di Glasgow e chirurgo per Medici Senza Frontiere che ha prestato servizio recentemente a Gaza. Le autorità tedesche hanno fermato il Dr. Ghassan Abu Sittah per impedirgli di partecipare al Congresso sulla Palestina, dove avrebbe riferito delle atrocità a cui aveva assistito durante i mesi di lavoro come chirurgo a Gaza. Dopo ore di attesa, al Dr. Ghassan Abu Sittah è stato negato l’ingresso in Germania, ed è stato costretto dalle autorità a prendere un volo di ritorno per il Regno Unito.

Nella mattinata del 12 aprile, un ingentissimo schieramento di forze di polizia ha impedito l’inizio del Congresso all’orario prestabilito. Circa 900 agenti hanno circondato l’edificio nel quartiere di Tempelhof in cui il Congresso si sarebbe dovuto svolgere, impedendo l’ingresso dei partecipanti. La folla di partecipanti e solidali fuori dall’edificio è stata circondata dalle forze dell’ordine per qualche ora. Abbiamo notizia che la polizia ha arrestato alcuni dei presenti (su X è pubblicato il video di un attivista di Jüdische Stimme arrestato mentre mostrava uno striscione). Circa verso le 15:30 la polizia ha intimato alla folla di disperdersi minacciando di intervenire. Nel frattempo all’interno dell’edificio il Congresso è iniziato.

Lo stricione recitava: “Mai più è adesso, mai più per tutti”

Dopo il primo intervento della giornalista palestinese Hebh Jamal, gli organizzatori hanno proiettato un intervento registrato del ricercatore Salman Abu Sitta. Durante la proiezione del video, tuttavia, la polizia ha interrotto il Congresso, intimato ai giornalisti presenti di interrompere le dirette, e staccato la corrente elettrica. Dopo aver arrestato un altro attivista ebreo, la polizia tedesca ha dichiarato la fine del Congresso. Il Congresso sarebbe dovuto durare 3 giorni, ed è durato invece circa 20 minuti. La polizia ha dichiarato che il congresso è stato interrotto perché a Salman Abu Sitta non è permesso fare attività politica in Germania a causa di sue dichiarazioni antisemite.

Ci uniamo ad Amnesty International Europa, nell’esprimere la nostra preoccupazione per le restrizioni al diritto di associazione e alla libertà di parola che lo Stato tedesco ha messo in pratica per contrastare lo svolgersi del Congresso. Le autorità tedesche continuano una operazione di repressione in cui l’opposizione alle politiche sioniste e nazionaliste del governo israeliano viene etichettata come antisemitismo. Portando al paradossale risultato di arrestare due attivisti ebrei per fermare un congresso (assolutamente non-violento) sulla Palestina.

La vignetta di MAC. intanto in Italia, se gli studenti manifestano in favore della Palestina, come all’Università la Sapienza di Roma, sono caricati a colpi di manganello. Secondo la destra al governo erano tutti seguaci di Hamas

Ribadiamo con forza che il governo di Israele è in ripetuta violazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Già nel 2013, Israele era stato condannato in 45 risoluzioni del Consiglio per i diritti umani nelle Nazioni Unite. Cioè dalla nascita del Consiglio nel 2006, Israele è stato condannato quasi più di tutti gli altri Stati messi insieme. Più recentemente il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha passato una risoluzione per richiedere il cessate il fuoco a Gaza durante il Ramadan e la liberazione degli ostaggi.

Più di 30.000 palestinesi sono morti da ottobre 2023 a oggi, il 75% della popolazione di Gaza è stata costretta a lasciare le proprie case, il segretario generale delle Nazioni Unite ha definito la guerra a Gaza uno dei conflitti più mortali in termini di velocità, scala, e ferocia verso i civili, i giornalisti, i medici e gli aid workers. Secondo le Nazioni Unite, in 4 mesi di conflitto a Gaza sono morti più bambini che in 4 anni di conflitti in tutto il mondo.

Come ANPI Germania condanniamo questo massacro di civili, chiediamo che tutti gli ostaggi vengano rilasciati e che Israele rispetti le risoluzioni delle Nazioni Unite e il diritto internazionale. Riteniamo che protestare per chiedere un cessate il fuoco immediato e per una pace giusta in Medio Oriente che riconosca il diritto di autodeterminazione dei popoli e metta fine a ogni discriminazione, sia un dovere di tutti gli antifascisti e i sinceri democratici.

ANPI Berlino-Brandeburgo,  ANPI Francoforte sul Meno, ANPI Colonia, ANPI Monaco di Baviera