Lapide Ferrari due volte offesaIl branco in camicia nera adesso dilaga nella campagna.

C’è un gran sole perché è il 15 agosto; i fascisti della repubblica sociale italiana hanno aperto la caccia, cercano i ribelli, gli sbandati, i disertori alla leva fascista, che forse si son fatti precario rifugio nelle cascine dove la città non è ancora arrivata. Il rastrellamento percorre a raggiera la campagna, la setaccia e la fiuta cercando l’odore della preda.

Fa sempre più caldo. Il branco suda, ansima, fiata e rifiata forte, all’unisono, come un unico corpo.

Il branco socchiude gli occhi, individua un uomo, lo insegue, si stringe attorno ad questo unico uomo. Il figlio di quest’uomo è tra i ribelli. È l’anno 1944. Il branco imbraccia le armi, e nel gran vuoto d’attorno facilmente prende la mira. L’uomo si accascia nel proprio sangue. Nessuna voce nella campagna. È finita. Il branco ha avuto la sua preda.

L’uomo ucciso dai fascisti nella campagna di via Cascina Bellaria si chiama Giovanni Ferrari, è nato il 6 settembre 1882 a Mairano (Brescia), è un contadino ed è caduto per la libertà.

La lapide in memoria di Giovanni Ferrari, apposta dal dopoguerra sul muro di cinta di una villa privata, presso il quale ogni fiore deposto durante le iniziative dell’Anpi, veniva strappato e gettato via, è stata vandalizzata e, a picconate, ridotta a pezzi il 2 dicembre 2019.

Il 18 maggio 2020, in quello che non esitiamo a definire un secondo atto vandalico, come il primo denunciato da Anpi alle autorità competenti, una mano armata di pennello si è affannata a coprire con una densa vernice bianca le residue, minime tracce della lapide.

Poi, accade qualcosa di peggio. Perché, mentre il Comune su richiesta di Anpi provvede al rifacimento della lapide, la proprietà del muro (e della villa) comunica informalmente agli uffici comunali di non volere assolutamente che la lapide venga ricollocata sul muro, di fatto spregiando la storia che in quel luogo sanguinosamente si è prodotta, e la memoria della lotta partigiana che all’intero Paese ha assicurato la possibilità di scrivere da sé la Costituzione repubblicana e antifascista, che ne è a fondamento.

Anpi Pavia, la sezione Onorina Pesce organizza un presidio giovedì 30 luglio alle ore 18.30 in via Cascina Bellaria 3.

Perché la lapide che ricorda il resistente Giovanni Ferrari, due volte oltraggiata, ed ora rigettata come fastidiosa presenza che disturba la sacralità della proprietà del muro, non è un simbolo ma la nostra storia che continua, proprio dal luogo in cui i fascisti spararono in pancia ad un uomo perché aveva un figlio partigiano.

Annalisa Alessio, vicepresidente Comitato provinciale Anpi Pavia