Apprezzo davvero l’iniziativa di ricordare in questa “commemorazione virtuale” la figura di Giacomo Matteotti e la sua straordinaria attualità.
Infatti ricordare Giacomo Matteotti non è solo un dovere morale, ma anche, propriamente, un dovere civile, cioè un dovere attinente ai rapporti fra i cittadini in una repubblica. Oggi più che mai è così, in un Paese che si deve misurare con una tragedia davanti a cui il mondo intero era impreparato e con le sue drammatiche conseguenze sulla vita quotidiana di milioni e milioni di famiglie. Sappiamo infatti che la crisi economica indotta dai provvedimenti contro il Covid 19 sta avendo e avrà effetti pesantissimi. Il nostro Paese da anni si misura con i temi della povertà, delle diseguaglianze, del ritardo del Mezzogiorno. A queste tre questioni vitali si aggiunge oggi il collasso di una parte importante di ceti medi e medio bassi e di lavoratori dipendenti e autonomi. Oltre che al Governo nazionale, sta a tutti noi, alle associazioni, alle istituzioni, all’insieme della società, contribuire al contrasto a questa crisi alla luce della bussola costituzionale. L’Italia che rinasce non può essere uguale all’Italia che abbiamo conosciuto nel recente passato; occorre una discontinuità virtuosa che abbia come orizzonte l’attuazione piena della Costituzione, come baricentro i valori e gli interessi delle persone, come arma la democrazia.
Tale cultura per fortuna oggi non è più egemone, ma antiparlamentarismo e antipartitismo crescono in ampi strati popolari in una sofferenza democratica evidente a tutti e comune a gran parte dell’occidente.
La prima lezione che ci viene dalla vita e dalla morte di Giacomo Matteotti è perciò la difesa strenua della democrazia e la lotta per la sua continua evoluzione, tesa al miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dell’insieme del popolo. La sfida in sostanza è fra un potere diffuso, rappresentato e partecipato, e la mitologia del potere dell’uomo forte, che nel 900 ha portato catastrofi.
La terza lezione è la lotta contro la violenza e la sopraffazione come mezzo per la conquista del potere. Nel suo ultimo discorso in Parlamento, il 30 maggio 1924, Matteotti accusa i fascisti di brogli elettorali e si scaglia contro le violenze squadristiche che insanguinavano il Paese e di cui lui stesso era stato vittima anni prima. Oggi abbiamo ancora degli epigoni squadristici nella galassia di organizzazioni neofasciste e razziste che impestano il Paese. Pensiamo che non sia stata data ancora piena attuazione né della XII Disposizione costituzionale, né delle leggi Scelba e Mancino. Siamo incoraggiati dal recentissimo sequestro della sede illegittima di CasaPound da parte del magistrato, ottenuto grazie alla strenua battaglia fatta dall’Anpi e anche – diciamolo a suo merito – dalla sindaca di Roma Virginia Raggi.
Va da sé che l’altra lezione di Matteotti è stata il contrasto al fascismo in ogni sua forma e manifestazione. Guai a noi se, finito per sempre il fascismo storico, non ci accorgessimo dei gravi pericoli di un suo ritorno in altre forme nel nostro tempo, quando autoritarismi e oscurantismi sono prepotentemente tornati all’assalto in tutto l’occidente. Suonano quanto mai profetiche le sue parole, diventate patrimonio di tutte le successive generazioni di antifascisti: “il fascismo non è un’idea, è un crimine”.
Infine una nota che comprende ogni mia considerazione precedente: la lotta di Giacomo Matteotti è stata una lotta per la giustizia e per un’idea alta di legalità. Questo mi pare il lascito essenziale, la sua grande attualità oggi, quando tale lotta coincide con la lotta per la difesa della Costituzione, che incarna e disciplina giustizia e legalità. Questo è il suo messaggio che sentiamo nostro e che ci impegniamo a sostenere e praticare perché noi sosteniamo la bella politica, ma senza giustizia e legalità non esiste nessuna bella politica.
Pubblicato mercoledì 10 Giugno 2020
Stampato il 09/06/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/matteotti-il-coraggio-e-la-virtu-civile/