(…) Con la Unidad Popular ahora somos gobierno.
Porque esta vez no se trata de cambiar un presidente
será el pueblo quien construya un Chile bien diferente
Inti-Illimani, Canciòn del Poder Popular
Quintay è un piccolo porto sul Pacifico vicino a Valparaíso, conosciuto in Cile perché aveva una delle più grandi fabbriche per il processamento delle balene. Quando sono arrivata a Santiago da Roma, alla fine del 1969, la ballenera era stata chiusa da poco. Tra i lavoratori della zona c’era molta rabbia perché non volevano fare la fine delle balene, la cui mattanza, insieme al lavoro dei balenieri, Francisco Coloane avrebbe descritto in forma incisiva poco dopo. In quel periodo il Cile era in aperta recessione con una grande disuguaglianza sociale, forte disoccupazione, mentre l’inflazione e il debito pubblico erano tra i più alti al mondo. I lavoratori e la piccola borghesia, stanchi delle promesse della “rivoluzione nella libertà” del presidente Eduardo Frei, esponente della Democrazia Cristiana, chiedevano un cambiamento che tenesse conto della reale struttura sociale del Paese.
Il clima politico era da campagna elettorale. Nel settembre 1970 si votava per eleggere il nuovo presidente della Repubblica e la sinistra puntava a mandare a casa Frei. Una sfida per il Partito Comunista (PCCH) e il Partito Socialista (PS) che lanciarono un appello per un candidato unico. Non è facile trovare l’accordo. Per sbloccare la situazione il PCCH lancia la candidatura di Pablo Neruda. Il suo giro elettorale prevede anche una tappa a Quintay, località vicina alla casa del poeta a Isla Negra.
Tutto è pronto per il comizio, quando il PCCH ritira la candidatura di Neruda: si era raggiunto l’accordo che porterà alla creazione di Unidad Popular (UP), una coalizione formata dai Partiti Comunista, Socialista, Radicale e dai Movimento Acción Popular Unitaria (MAPU) e Acción Popular Indipendiente. Il Movimento de Izquierda Indipendiente, MIR, si chiama fuori e dichiara che non parteciperà alle elezioni.
La UP, pur rinviando ancora la scelta del candidato, lancia il Programma Base che verrà stampato in un milione di copie e fatto circolare dopo il Natale 1969.
Il Programma, con un chiaro contenuto di trasformazione rivoluzionaria della società cilena, è contrapposto al “riformismo sviluppista” seguito dagli anni 60 dalla DC con il sostegno politico e finanziario dell’“Alleanza per il Progresso” che il presidente statunitense J.F. Kennedy aveva voluto dopo la rivoluzione cubana per impedirne l’influenza in America Latina. In campo economico significava nazionalizzare la produzione del rame, del salnitro, del ferro, del carbone e le banche, e avanzare nella riforma agraria iniziata da Frei. Queste misure dovevano servire a gettare le basi per il funzionamento della Area di Proprietà Sociale (APS), il volano per il passaggio dal criterio capitalistico del massimo profitto alla pianificazione socialista. In campo politico si punta a costruire dal basso una struttura di potere, il Poder Popular, creando un’Assemblea del Popolo al posto dell’allora vigente sistema bicamerale.
La destra si sente minacciata e a partire da quel momento la campagna elettorale, che i cileni erano abituati a considerare un noioso rituale, diventa scontro aperto. A quel punto, siamo alla fine di gennaio, la UP lancia il nome del suo candidato. Sarà Salvador Allende, un politico socialista di lungo corso (alla sua quarta candidatura come presidente), medico, massone e marxista.
Il suo era un marxismo “ben temperato” da una profonda conoscenza della cultura del suo Paese e dalle correnti del pensiero socioeconomico e politico latinoamericano. Nei suoi interventi più estemporanei si poteva cogliere l’influenza della prospettiva socialista di José Carlos Mariátegui sul mondo rurale e indigeno, delle ricerche degli anni 50 sui movimenti di base in America Latina di Albert O. Hirschman, delle tesi della Commissione per l’America Latina delle Nazioni Unite (CEPAL), dal 1948 con sede a Santiago, e delle tesi della “teoria della dipendenza” degli anni 60.
La campagna elettorale inizia in un clima di tensione crescente in tutto il Paese. Lo stesso Allende viene minacciato e non dorme più nelle sue residenze abituali di Tomás Moro e Cañaveral. Si sposta in varie case scortato dai GAP (Grupo Amigos del Presidente), il gruppo di amici che gli faranno fino all’ultimo da scorta.
Al voto del 4 settembre 1970, Allende raggiunge la prima maggioranza relativa con il 36,3% dei voti. Si dovrà aspettare novembre affinché il Congresso, come prevede la Costituzione, confermi la vittoria. Tra settembre e novembre, l’estrema destra si organizza per impedire la nomina di Allende. Il Partido Nacional e il neocostituito Patria y Libertad, con un gruppo di militari, appoggiati dalla Cia, tenta un golpe che fallirà. Il generale René Schneider, capo delle Forze Armate contrario al golpe, verrà assassinato dagli stessi golpisti.
In questo clima Allende firma l’accordo delle “garanzie costituzionali” con la DC, che testimonia la ricerca di dialogo da parte di Allende, una strada che il futuro Presidente non abbandonerà mai. Più tardi, lui stesso denuncerà tutte le trame del tentativo di golpe in un articolo che apparirà su El Siglo, il giornale del Partito Comunista. Il New York Times a sua volta pubblicherà i memorandum in possesso del giornalista Jack Anderson, dove è provata la complicità del governo Usa, della Cia e dell’estrema destra cilena. Resta in penombra il ruolo delle Forze Armate. La partecipazione dei militari viene derubricata a insubordinazione soggetta solo alla giustizia militare.
Durante quei mesi la UP e il movimento popolare daranno prova di una straordinaria unità, la tensione è altissima, ma non si verifica nessun incidente e non aleggia alcun sospetto sulla tenuta costituzionale delle Forze Armate. Lo stesso MIR prospetta un appoggio esterno al governo di Allende. Tuttavia c’è preoccupazione perché la UP è riuscita a conquistare solo il potere esecutivo, mentre il potere legislativo e quello giuridico restano in mano all’opposizione. Si parla di “dualismo dei poteri” all’interno dello stesso apparato dello Stato, che segna l’avvio di quella che verrà chiamata “la situazione di transizione al socialismo”. Una fase non prevista, durante la quale il governo dovrà conquistare tutto il potere a partire dal controllo di una parte di esso stesso.
La forma in cui si potrà realizzare questa transizione darà luogo a un difficile confronto in campo economico e politico tra le varie componenti del governo della UP. Lo slogan sarà “consolidar o avanzar”, con il PCCH più propenso a consolidare le conquiste raggiunte, quindi procedere per tappe, mentre il PS, e più spesso il MAPU, ad accelerarle.
Il dibattito sulla “situazione di transizione” si sposta rapidamente nei centri di ricerca, dalla Flacso al Ceren (Centro Estudios Realidad Nacional), all’Escolatina dell’Università del Cile dove insegnavano docenti cileni e latinoamericani. Numerosa è la presenza di brasiliani che fuggono dal golpe militare del 1964. Le posizioni sono contrastanti. I brasiliani, per lo più vicini alle posizioni del MIR, guardano alla congiuntura politica e ritengono che la correlazione di forze in quel momento sia a favore di una opportunità da non perdere, quindi avanti con l’Area di Proprietà Sociale, ma anche con l’Assemblea Popolare. I cileni, quasi tutti di area PCCH, pensano che la congiuntura prerivoluzionaria che si sta aprendo deve prima consolidarsi attraverso un processo di nuove relazioni socioeconomiche, per poi arrivare alla conquista del potere. La priorità è la creazione dell’APS, anche attraverso una pianificazione sul modello socialista. Si pensa al modello econometrico delle economie di transizione dell’economista polacco Oskar Lange, sostenitore della cibernetica allora ai primi passi.
La situazione è caotica, ma l’atmosfera entusiasmante. Si passa molto tempo a discutere nei luoghi di lavoro, all’università e spesso in qualche peña, una sorta di centro sociale dove si prendeva un bicchiere di Undurraga e si ascoltava musica. La più frequentata era la Peña de los Parra, in calle Carmen nella Santiago vecchia, di Isabel e Angel Parra, figli di Violeta, celebre e amata cantautrice. Il locale sarà il centro della Nueva Canción Chilena e da lì passeranno i maggiori musicisti del periodo, da Victor Jara a Charo Gofrè, dai Quilapayun agli Inti-Illimani. Quando nel 1972 Angela Davis sarà liberata negli Usa, visiterà la Peña de los Parra per ringraziare gli artisti: verrà accolta da una mostra con decine di arazzi con il suo ritratto, tessuti dalle donne dei Centros de Madres.
Si apre anche il dibattito sulla “Nuova Cultura”. Il governo crea un Dipartimento, gli scrittori si organizzano in associazioni. La volontà comune è rendere visibile la cultura delle classi subalterne, fino ad allora ignorata. Armand Mattelart e Ariel Dorfman del Ceren pubblicano “Para leer el Pato Donald. Comunicación de masas e colonialismo” (1971), che chiarisce molto efficacemente i meccanismi del capitalismo per soffocare le culture tradizionali. Quando fallisce il gruppo editoriale Zig Zag, i lavoratori occupano l’azienda e fondano la casa editrice Quimantù che pubblicherà più di dieci milioni di libri per far fronte all’analfabetismo che riguarda il 10% della popolazione, allora di dieci milioni.
All’inizio del 1971 sono chiamata da Jaime Barrios, da poco nominato governatore della Banca Centrale, a lavorare alla rassegna della stampa estera per la Presidenza della Repubblica. Nasce una pubblicazione mensile in ciclostile che si chiamerà Huerquen, in lingua mapuche “Il Messaggero”. A volte la redazione doveva anche analizzare i documenti della Cia che l’ambasciatore Orlando Letelier inviava da Washington attraverso un corriere diplomatico. In queste occasioni, per evidenti ragioni di sicurezza, si lavorava alla Moneda, entrando dalla porta laterale su calle Morandé.
I documenti dattiloscritti, su carta velina, riportavano informazioni che, seppur frammentarie, lasciavano capire il lavoro che la Cia stava svolgendo. Dopo l’assassinio del generale Schneider, il governo Usa è contrario all’intervento diretto e prende tempo, cercando di rafforzare i legami con le forze dell’opposizione.
A marzo si svolgono le elezioni amministrative. È il primo test elettorale dopo la vittoria di Allende. I partiti della UP raggiungono il 50%. Il governo si sente rafforzato e mette in marcia le prime 40 misure del Programma.
La destra alza la testa e le signore dei quartieri alti, descritte così bene da Victor Jara nella canzone “Las casitas de los barrios altos”, inscenano “la marcia de las cacerolas”.
In quel periodo arriva Fidel Castro. L’accoglienza sarà trionfale e durante il mese trascorso in Cile non risparmierà critiche alla UP, facendo un po’ il gioco della destra. In quel periodo in Cile arrivavano a centinaia, da tutto il mondo, giornalisti, delegazioni di partiti, studiosi. Numerosi anche gli italiani, tra cui Rossana Rossanda, che intervisterà Allende, e Lelio Basso. Quest’ultimo attento non solo alla transizione cilena, ma anche alla situazione del Brasile di cui parla con Armênio Guedes e Ivan de Otero Ribeiro, militanti del Partido Comunista Brasileiro.
Con la “rivoluzione verde” parte la riforma agraria. Utilizzando la legislazione esistente si riesce a distribuire più del doppio delle terre rispetto al periodo di Frei. Il Governo affronta anche la “questione mapuche” per restituire le terre sottratte alle popolazioni indigene dai colonizzatori spagnoli. Selim Mohor, sociologo dell’ICIRA (Instituto de Capacitación e Investigación en Reforma Agraria), mi racconta che Allende, da anni impegnato nel riconoscimento dei diritti dei mapuche, era stato simbolicamente nominato “Gran Toqui”, cioè guida di tutta la comunità.
Anche Neruda, a difesa della cultura orale mapuche, chiede la creazione dell’Università dell’Araucaria su cui aveva scritto pagine bellissime nel “Canto General”. Thiago de Mello, poeta brasiliano difensore degli indigeni dell’Amazzonia e amico di Neruda, crea un gruppo di appoggio alla proposta.
Si riorganizza la sanità, la scuola, si distribuisce mezzo litro di latte in polvere a tutti i bambini e, per ampliare la base di appoggio sociale, si avvia una serie di misure a favore della classe media. Lo sforzo maggiore si concentra nella costituzione dell’Area di Proprietà Sociale. Si procede nel rispetto delle leggi, ricorrendo anche a quelle della breve “repubblica socialista” del 1932. Si cominciano a nazionalizzare le imprese strategiche, che sono il 10% del settore industriale, mentre la piccola e media industria, il tessile, le costruzioni e il settore alimentare ne restano fuori.
In quel momento cresce la tensione tra i lavoratori esclusi dalle nazionalizzazioni che temono di restare disoccupati, minacciati dai proprietari che non fanno più investimenti. La pressione per includere più imprese nell’APS aumenta e le forze popolari cominciano a chiedere di “trasformare le istituzioni attuali per creare un nuovo Stato in cui i lavoratori e il popolo abbiano il reale esercizio del potere”, come scritto nel Programma della UP. È il Poder Popular.
All’inizio del 1972, in piena estate australe, esplodono le questioni connesse alla realizzazione del Poder Popular. Il MIR evoca la situazione della Russia del 1917 che aveva portato al “dualismo del potere” tra il governo di Kerensky e i Soviet e alla conseguente posizione di Lenin sulla costruzione di un potere alternativo allo Stato borghese. Mentre è in corso questa discussione, Carlos Nelson Coutinho, studioso di Gramsci, dal Brasile arriva a Santiago. La sua attenzione si concentra sulle occupazioni in corso nelle fabbriche che vede come un processo spontaneo di autoformazione dei lavoratori per valorizzare la loro soggettività collettiva. Nella sua analisi, le occupazioni corrispondono alla “guerra di posizione” di Gramsci, e rappresentano una concreta possibilità per realizzare, in forma pacifica e in democrazia, la via cilena al socialismo. Questa analisi viene criticata dal MIR. Marco Aurélio Garcia interverrà sostenendo che “la guerra di posizione” serve a guadagnare tempo in attesa di trasformarsi in “guerra di movimento”, cioè in scontro aperto, per arrivare così al potere. La discussione terminerà perché Coutinho andrà in Italia, ma sarà utile per svelare che le divisioni a sinistra si stavano cristallizzando.
Mesi prima, a Santiago, i lavoratori della fabbrica tessile Yarur, dopo un conflitto con il proprietario, avevano occupato la fabbrica, rinominandola Textil Progreso e in breve avevano rilanciato la produzione. A questa occupazione ne erano seguite altre, prima nella cintura industriale di Santiago, poi in tutto il Paese. Si susseguono riunioni nelle fabbriche e spesso si canta “…no se trata solo de cambiar un presidente, mas de construir un Chile bien diferente”. È la canzone del Poder Popular con le parole del Programma.
Nei dibattiti, o quando partecipavo al lavoro volontario, i lavoratori non mostravano grande interesse a parlare di temi teorici, insistevano piuttosto sul fatto che per loro non c’era una “dualità di potere” perché riconoscevano solo il governo di Allende come unica e legittima espressione del potere popolare. Parlavano molto di Allende, in quelle occasioni chiamato affettuosamente “el chicho”, poco dei partiti della UP e del sindacato.
In breve le forme di auto-oorganizzazione delle occupazioni si perfezionano e sorgono i primi Cordoni Industriali in tutto il Cile. A Santiago, nel municipio di Cerrillos-Maipu’, dove la concentrazione delle imprese è molto alta, si formano i primi coordinamenti a cui partecipano anche gli occupanti degli insediamenti urbani e dei limitrofi terreni agricoli abbandonati. Nascono i Comitati dei “senza casa” seguiti dai Comandos comunales che estendono il loro controllo sul territorio per far fronte ai problemi delle comunità.
Nelle campagne sorgono i Consigli Comunali Contadini per controllare i prezzi e la distribuzione dei prodotti agricoli. Nelle fabbriche occupate sorge una ricca “produzione in proprio” di manifesti, volantini, locandine, opuscoli, fascicoli. Nella collana “Cuenta a los trabajadores”, la Textil Progreso descrive le conquiste raggiunte in un anno, che vanno dalla creazione della mensa e dell’asilo nido all’aumento della produzione, all’acquisto di nuovi macchinari fino alla pubblicazione del mensile Hombrenuevo.
Quando la destra, sostenuta dalla Cia, nel 1972 comincia a boicottare la distribuzione degli alimenti e i camionisti si fermano in tutto il Paese, saranno gli operai dei Cordoni Industriali, i contadini dei Consigli Comunali e i Comitati dei “Senza casa” degli insediamenti urbani a far fallire la serrata. Da quel momento saranno loro il primo obiettivo della offensiva delle forze di opposizione. La stampa di destra, El Mercurio in testa, insinua l’esistenza di un Poder Popular organizzato e armato.
Questa inedita organizzazione dal basso delle forze popolari, che nasce da occupazioni spontanee, non sarà compresa dai partiti della UP che, pur da posizioni differenti, cercheranno di canalizzare sotto il controllo dell’apparato statale e del governo le diverse forme di autorganizzazione che si daranno i lavoratori. La direzione politica della UP non sarà in grado di valutare la crescente polarizzazione sociale e di formulare unitariamente una strategia delle alleanze da opporre all’aggressiva oligarchia interna sostenuta dall’Amministrazione Usa. Peserà sui partiti di sinistra la loro stessa storia. Uniti nella politica dei Fronti di Azione Popolare (FRAP), ispirati alla III Internazionale, i partiti avevano cominciato a distanziarsi durante la Guerra fredda, quando il PCCH resterà legato alla linea del PCUS mentre il PS, in una visione più latinoamericanista, guarderà alla rivoluzione “castrista” e alle pratiche di azione politica “guevariste”.
In quel periodo Neruda, recente premio Nobel, rientra da Parigi dove era stato inviato come ambasciatore da Allende. Già malato, Neruda racconta la mancanza di solidarietà dei governi occidentali, la freddezza di Pompidou, le ore nelle anticamere dei banchieri del “Club di Parigi” per rinegoziare il debito pubblico e il boicottaggio degli Usa che nessuno voleva condannare.
In questo clima si inaugura alla Quinta Normal, nel Parco Florestal, il Museo de la Solidaridad in cui sono esposti i quadri donati al popolo cileno da artisti mondiali, da Joan Mirò ad Alexander Calder a Wifredo Lam. Per l’Italia, fra gli altri, Carlo Levi, Ennio Calabria, Titina Maselli.
Allende si commuove quando parla e denuncia “la dura lotta, contro i potenti interessi, nazionali e stranieri, che vogliono che il popolo cileno continui incatenato e al margine dell’istruzione e della cultura”. Il governo non riesce a fare avanzare il Programma perché il Congresso blocca tutte le sue proposte di legge. Il Paese è nel caos, Allende cerca ancora il dialogo con la DC e accetta un rimpasto con i militari nel governo. Alle legislative del marzo 1973 i partiti di sinistra raggiungono il 44%, una vittoria che il governo interpreta come una tendenza favorevole e che segna invece il punto di non ritorno per la violenza terrorista delle forze della destra e della borghesia aiutate dalla Cia.
Il quotidiano El Mercurio sostiene che la democrazia è minacciata dalla “dittatura del proletariato” e che l’unica uscita per salvare il Cile dal marxismo è la guerra civile. La sinistra è disorientata e Allende dichiara che il popolo non sarà mai armato per una lotta tra cileni. Il PCCH lancia la campagna “no a la guerra civil”. Nelle campagne migliaia di capi di bestiame vengono contrabbandati in Argentina pur di non consegnarli ai contadini. A Santiago, in segno di disprezzo, sui marciapiedi di fronte alle case dei quartieri ricchi vengono gettati, squarciati, i sacchetti di latte che Allende aveva deciso di dare a tutti i bimbi cileni.
Alla fine di giugno il generale Prats, capo dell’esercito nonché ministro dell’Interno, viene aggredito da un fantomatico gruppo di donne, mogli di alcuni generali, che si autodefinisce “Poder Feminino”, irridendo al “Poder Popular”. Il giorno dopo si solleva un reggimento di blindati militari che tenta di dirigersi verso la Moneda. In poche ore, chiamati dalla CUT (Central Unica Trabajadores), si mobilitano i Cordoni Industriali, prima quelli di Santiago, da Cerrillos a Vicuña Makenna, che circondano con i camion la Moneda e poi, quando la notizia si diffonde nel Paese, da Antofagasta a Temuco inizia l’occupazione delle fabbriche. Il Tancazo fallirà in poche ore grazie alla straordinaria mobilitazione dei Cordoni Industriali.
Il generale Prats mette in guardia i partiti di governo sullo scivolamento delle FFAA verso soluzioni estreme. Il governo decreta lo stato di emergenza, ma i militari, complice la legge sul controllo delle armi approvata pochi mesi prima, cominciano le perquisizioni nelle fabbriche, negli insediamenti urbani e nelle abitazioni private con l’obiettivo di preparare il terreno al vicino colpo di Stato. Tuttavia, neanche in questo momento trapelano dubbi sulla fedeltà dei militari. Infatti, ancora pochi mesi prima, nella campagna elettorale per le elezioni del marzo 1973, la “Plataforma de gobierno de la UP” prevedeva di garantire “alle FFAA i mezzi materiali e tecnici e un giusto e democratico sistema di remunerazioni”.
A fine agosto il Congresso approva un progetto di empeachment contro il governo. Il 23 agosto Prats si dimette. Allende in una lettera aperta lo loda, riconoscendo nel suo gesto “la rettitudine propria di un uomo che dà un nuovo esempio di responsabilità e fermezza”.
Il golpe si materializza nel quotidiano e, tra compagni, ci organizziamo per mantenerci sempre in contatto. Nei luoghi di lavoro si tengono corsi di autodifesa con esercitazioni di pronto soccorso, in alcuni casi anche addestramento all’uso delle armi, che in ogni caso non vengono mai lasciate in dotazione personale. I bambini restano a casa e si fa anche qualche provvista in più. Si pensa ingenuamente di poter resistere.
Allende prende atto, in solitudine, che non c’è più spazio per il dialogo con la DC e, contando sull’appoggio popolare, vuole lanciare un referendum per cambiare la Costituzione. Spera così di stabilizzare, nella legalità, la situazione per arrivare alla fine del mandato. La notizia è sulla bocca di tutti, ma non ci sarà tempo per commentarla.
L’11 settembre 1973, alle prime ore del mattino, i miei compagni di lavoro avvisano che la Marina si è sollevata a Valparaíso: è il segnale che il golpe è in marcia. L’ordine è quello di andare nei luoghi di lavoro. Raggiungo il centro della città e per strada compro da uno “strillone” quella che sarà l’ultima copia di El Siglo, che in prima pagina a caratteri cubitali scrive “!Cada cual en su puesto de combate! Ognuno nel suo posto di combattimento!”.
Il portone della Banca Centrale è chiuso, pochi i passanti in strada, molti i camion carichi di militari. Camminando di ritorno a casa sento il sibilo degli Hawker Hunter, i super caccia che vanno a bombardare La Moneda.
Nel primo pomeriggio ci avvisano che Allende è morto. A casa iniziamo a bruciare alcuni documenti. Più tardi arriva la notizia che i militari stanno perquisendo i Cordoni Industriali e stanno fucilando gli occupanti. Ne moriranno in gran numero, molti verranno portati allo Stadio Nazionale, altri saranno desaparecidos. È iniziata la grande mattanza. Termina il sogno di quei cileni, e di tanti altri, che hanno creduto che era possibile costruire il socialismo in democrazia.
Questo scritto è una rievocazione dei miei anni in Cile. Ricercare nella memoria significa anche una partecipazione emotiva, che può aver reso frammentari e incompleti i fatti qui descritti, che non *5 sempre ho potuto verificare, anche perché molte delle persone che nomino sono scomparse. Per recuperare i miei ricordi mi sono quindi servita di alcune pubblicazioni di quel periodo. Aggiungo che, interpretando liberamente una frase delle “Tesi di filosofia della storia” di Walter Benjamin, ho cercato di “spazzolare la memoria contropelo” per riscattare, attraverso il ricordo, la straordinaria partecipazione e la lotta, spesso dimenticata, portata avanti durante gli anni della UP, da una moltitudine anonima di donne e uomini, tra i quali i protagonisti dei Cordoni Industriali.
Nana Corossacz. L’autrice ha lavorato alla CGIL nazionale come responsabile per l’America Latina, è iscritta all’Anpi di Roma, sezione “Le ragazze della Resistenza”
I testi consultati:
Barraza Fernando, 1972, La nueva Canción Chilena, Santiago, Quimantú;
Comité Nacional de la Unidad Popular, 1972, Declaración de “El Arrayan”, Santiago 9 de febrero de 1972;
Anna Corossacz, a cura di, 1975, I mille giorni di Allende. L’azione del Governo di Unidad popular in 125 documenti, Roma, Mondoperaio;
Corvalan Luis, 1969, El Poder Popular, unica alternativa patriotica y revolucionaria, Informe al XIV Congreso nacional del PCCH, Santiago noviembre de 1969; Discursos Pronunciados por el Presidente, 1972, Ministerio de Relaciones Exteriores;
Documentos de la Asamblea Nacional de Trabajadores de la cultura del Partido Comunista, 1971, La revolución chilena y los problemas de la Cultura, Santiago;
Documentos especiales, El caso Schneider, 1972, Santiago, Quimantú;
Documentos especiales, El tancazo, 1973, Santiago, Quimantú;
El caracter de la revolución chilena, 1971, Materiales de educación politica MAPU;
El Presidente Allende en Concepción, 1972, Consejeria de difusion de la Presidencia de la Republica;
Fidel en Chile. Textos completos de su diálogo con el pueblo, 1972, Santiago, Quimantú;
Futuro económico de Chile, Mensaje, n. 211, agosto 1972;
La celula Femenina, Partido Comunista de Chile, 1973, Comision Nacional de Educación;
Organizar la nueva agricoltura, 1972, Informe del Partido Comunista del Chile;
Plataforma del Gobierno y del Partido de la Unidad Popular, 1973, Por lo que esta combatiendo el pueblo de Chile, con Allende y por la patria;
Principios, 1973, Chile dice no a la Guerra civil!, Santiago del Chile;
Sociedad y desarrollo, enero-marzo 1972, n.1;
Textil Progreso, 1972, Cuenta a los Trabajadores, Sociedad Impresora Horizonte Ltda.
Pubblicato martedì 1 Agosto 2023
Stampato il 04/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/finestre/sera-el-pueblo-quien-construya-un-chile-bien-diferente/