Carlo, giovane iscritto Anpi

Tempo di bilanci e di tessere. Lui ha appena preso quella degli “Amici Anpi”. Ha 17 anni e una vera passione per la storia e la filosofia. Tanto da conquistarsi un dieci in pagella, per capirci. E così anche per la politica. Marx, Engels, Pasolini i suoi autori di riferimento. Sognando un futuro da ricercatore di storia contemporanea. «Ragione per cui mi sono avvicinato all’Anpi», spiega.

Ma Carlo, studente del liceo classico Rinaldini di Ancona, ha le idee chiare fin da bambino. «Mio padre mi raccontava le storie dei partigiani e quando ho potuto conoscere Wilfredo Caimmi (partigiano e scrittore anconetano) è stata un’emozione. Era un 25 Aprile. Per me ha avuto parole affettuose ed è un rimpianto non poter ricordarle. Ma dentro mi risuonano ancora».

Carlo non è un’eccezione. Tanti i ragazzi che, come lui, in questi anni hanno scelto di annodarsi intorno al collo il fazzolettone tricolore. Sarà per contrastare il vento della destra che soffia forte o la voglia di impegnarsi pur non iscrivendosi a un partito politico. Di partigiani veri e propri – che all’epoca avevano 18-20 anni, giusto la loro età – sono rimasti pochi. Era il 2006 quando si decise che l’Associazione non poteva morire insieme ai suoi fondatori. E così l’Anpi si è ritrovata ringiovanita. Tanto che sono circa il 10% gli iscritti juniores fra i 18 e i 30 anni.

Ma Carlo certo è fra i più giovani, l’iscrizione a giorni al compimento del 18° anno d’età.

«Perché un giovane come me ha scelto l’Anpi? Per quello che sta succedendo. L’ultimo episodio che mi ha colpito, ferito, scosso è lo sfregio alla targa di Giuseppe Pinelli, anarchico ma soprattutto partigiano. Cioè uno di quelli a cui dobbiamo la libertà, la Costituzione. Ecco, penso sia concreto il pericolo che quello che è accaduto venga dimenticato. Che certi atteggiamenti prendano il sopravvento. Ci sono ragazzi che quando si parla di Olocausto ridono. Se succede questo, vuol dire che qualcosa non va. Che qualcosa, come avverte Liliana Segre, è stato sdoganato. E non è solo ignoranza. Molti miei coetanei hanno il mito dell’uomo forte, della gerarchia. Di certo, ha contribuito anche la risoluzione europea che ha messo sullo stesso piano comunismo e fascismo».

Il 2020 vedrà la celebrazione del 75° anniversario della Liberazione. Lo sforzo perché i valori della Resistenza siano sempre più forti e condivisi è parte integrante dell’attività delle centinaia di sedi Anpi in Italia, tra Comitati provinciali e sezioni territoriali. È per questo che si stanno trasformando sempre più in luoghi di aggregazione e dialogo aperti a tutti, soprattutto ai giovani. Per esempio, le iniziative legate ad Ancona al Treno della Memoria – con letture, concerti, performances teatrali ed eventi organizzati in collaborazione con altre associazioni – sono uno degli ultimi successi.

Stazione centrale di Ancona, binario 1 Ovest.
Grande successo per “Il treno della memoria”, manifestazione promossa dall’Anpi Marche – di concerto con altre associazioni, istituzioni, sindacati, FS – arrivata quest’anno alla IV edizione

«Cosa vorrei dire ai ragazzi come me? Di non cedere a chi offre soluzioni veloci che implicano la forza contro i deboli, che cavalcano l’odio e le difficoltà invece di risolverle. Nell’Anpi c’è un bel clima di scambio e confronto culturale. Ho trovato una famiglia che accoglie pensieri diversi che però si catalizzano nell’antifascismo. Di cosa ho più paura? Ripeto, che si dimentichi quello che è stato. Quando verranno meno non solo gli ultimi partigiani ma anche quanti della generazione degli anni Sessanta e Settanta che hanno lottato per i diritti di tutti e la parità delle donne, il rischio è che memoria venga meno. Bisognerà allora prendere le redini in mano e riannodare i fili della storia. Bisognerà farsi trovare preparati».

Pia Bacchielli, giornalista, Anpi Ancona