Trecentomila. Sono le firme raccolte dal coordinamento nazionale “Mai più fascismi, mai più razzismi”, che chiede alle massime istituzioni dello Stato di contrastare radicalmente fascismi e razzismi, anche mettendo fuori legge le organizzazioni neofasciste e neonaziste. È il punto di arrivo di un lavoro avviato diversi mesi fa – nell’inverno del 2017 – e portato avanti dal coordinamento, a cominciare dall’Anpi e dalle altre associazioni partigiane.

Sabato 2 giugno a Bologna si chiederà questo, in occasione del 70° anniversario della Costituzione, durante una manifestazione nazionale unitaria che si svolgerà a Palazzo Re Enzo dalle 16 in poi. Perché al 2 giugno 2018, come si legge sul manifesto, possa davvero corrispondere “una Repubblica antifascista e antirazzista”. Di questo parleranno dal palco il costituzionalista Renato Balduzzi, Carmelo Barbagallo, Segretario generale della Uil, Francesca Chiavacci, Presidente nazionale Arci, Carla Nespolo, Presidente nazionale Anpi, coordinati dal giornalista de la Repubblica Paolo Berizzi.

Dunque, proprio – e volutamente – il luogo della strage fascista nella stazione, la città presidio della democrazia. Lo ha ricordato nel corso di una conferenza stampa a Bologna la Presidente dell’Anpi nazionale Carla Nespolo aggiungendo: «Sono stata recentemente anche in piazza della Loggia, dove Brescia ricorda ogni anno i suoi morti, e prima a piazza Fontana a Milano». Un pellegrinaggio presso i luoghi della memoria delle carneficine fasciste degli anni Settanta. «Non dobbiamo mai dimenticare – ha detto – né sottovalutare cosa sono stati lo stragismo e il terrorismo nel nostro Paese. Pur avendo grande fiducia nella tenuta democratica e antifascista dell’Italia, io dico: attenzione! I fascismi non vanno tollerati, le associazioni fasciste vanno sciolte, come la legge ci consente. Lanciamo questo appello proprio da Bologna, una città che ha sofferto tanto per il dramma che si consumò il 2 agosto 1980. Oggi, nel momento in cui molti si dividono e si contrappongono, noi portiamo in piazza la forza dell’unità per difendere la democrazia». Insomma, un esempio di unità, meglio, di coesione democratica, proprio quando sembrano sospesi nel Paese i codici fondamentali della vita istituzionale e politica in un rancoroso inseguirsi di accuse e smentite, di risse e pacificazioni, in un balletto che, dopo 90 incredibili giorni, ha finalmente portato ad un governo del Paese. «E ben venga un governo – ha aggiunto in conferenza stampa Don Ciotti a nome di “Libera” – ma che rispetti la nostra Costituzione; essa non è pienamente applicata; parliamo di questo per dare dignità, lavoro, speranza alle persone e per respingere false demagogie e scorciatoie», affermando poi – a proposito degli insulti e delle minacce al Presidente della Repubblica – che «le parole sono azioni e devono essere sempre parole di vita».

Un momento pallido della democrazia: così sono stati definiti questi giorni – e forse questi mesi, e forse questi anni – dagli oratori in conferenza stampa: il sindaco di Bologna Virginio Merola, la Presidente nazionale dell’Arci Francesca Chiavacci, Andrea Cuccello, della segreteria nazionale della Cisl.

Alle voci laiche della conferenza stampa si è aggiunta, contestualmente, la parola dell’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi in un messaggio rivolto proprio al 2 giugno: “La Costituzione non è un retaggio del passato, ma il fondamento della nostra casa comune”.

Trecentomila firme contro fascismi e razzismi, Bologna punto di arrivo di questo grande lavoro unitario di raccolta popolare. Ma anche punto di partenza di una nuova fase in cui si naviga a vista, ma con un treno, una bussola, una destinazione: il treno dell’unità, la bussola della Costituzione, la destinazione del contrasto ad ogni forma vecchia e nuova di fascismi e razzismi.