natalia_marino_direttore_patria_indipendentePatria oggi esce in una versione grafica rinnovata, nata da un’esigenza reale e da una scommessa.

L’aspetto ridisegnato, l’impaginazione, le nuove sezioni riflettono la ricchezza di contenuti frutto del lavoro avviato nel 2015 con la scelta di migrare sul web. Fu una sfida anche quella volta, dettata dalla necessità di rinsaldare il rapporto di fiducia con lettori affezionati e rispondere alle aspettative dei nuovi, mettendo al passo dei tempi, anche in versione “tascabile” su smartphone, il giornale dei partigiani. Una conferma della lungimiranza dell’associazione nel ribadire la missione di una testata andata in stampa nel lontano 1952. In difesa di un’idea validissima e attualissima, quella sì, che ha come stella polare la Costituzione, figlia della Resistenza.

Dopo cinque anni online era giunto il momento di imprimere una svolta ulteriore, moltiplicando i luoghi della proposta informativa, formativa e di conoscenza. Perché compito essenziale di un giornale è informare nel modo migliore e più fruibile possibile. Offrire un servizio, farvi arrivare notizie, inchieste, approfondimenti, immagini, video, con la massima professionalità, velocità e correttezza.

Poi c’è la scommessa. A cominciare da chi firma questo editoriale, primo direttore donna del periodico dell’Anpi nazionale. Ringrazio Gianfranco Pagliarulo, il presidente nazionale Anpi, per avermi affidato la responsabilità della macchina meravigliosa e infernale che è Patria. Un nuovo segnale di novità che ha voluto dare un’associazione che sempre ha guardato avanti. Un nuovo segnale perché il precedente, formidabile, c’era stato poco più di tre anni fa con l’elezione a presidente nazionale dei partigiani di Carla Nespolo, purtroppo scomparsa prematuramente.

Con Gianfranco ci siamo conosciuti sul campo, a Patria. Ci siamo trovati fianco a fianco per un lustro, riservando passione, entusiasmo ed energia al giornale in un impegno esigente, spesso esclusivo. È lo stesso nell’Anpi d’altronde, perché le battaglie per un Paese e un’Europa più civile non finiscono mai. Il presidente resterà direttore editoriale, partecipando alle riunioni di redazione.

Il giornale non sarebbe realizzabile senza i collaboratori e senza una squadra. Che adesso ha pure una segretaria di redazione, Letizia Dabramo, in questi recenti mesi tra i componenti dell’équipe. Un gruppo di persone affiatate, bellissime e competenti che molto ha contribuito alla crescita del periodico. Portando in dote anche armonia e allegria, preziose in ogni contesto.

Patria sarà sempre più il periodico dei patrioti. Ogni giorno racconteremo con più forza ancora un’Italia che esiste più vitale che mai, generosa, solidale, forte di memoria attiva, che sa fare rete, essere nella scuola con le scuole chiuse, sostenere. Vi daremo conto di iniziative, inaspettate e sorprendenti in epoca di covid. Sono le voci dell’Anpi e della società civile, il patrimonio autentico, concreto del giornale e di quanti si riconoscono nella grande comunità democratica.

Continueremo ad essere spazio di partecipazione, incontro e confronto di visioni, esperienze e tradizioni politiche anche diverse, con un unico comun denominatore: l’antifascismo. L’imprinting dell’Anpi, impresso nella sua storia e nelle biografie delle donne e degli uomini che oggi ne sono il corpo e la mente. Un giornale capace di costruire un dialogo tra lettori e autori di ogni generazione, le persone di quell’Italia migliore che vuole contribuire alla ricostruzione del Paese. Una famiglia allargata, che auspichiamo potrà ampliarsi ancora.

Con la stessa determinazione cercheremo di capire quanto accade intorno a noi, estendendo lo sguardo all’Europa e al mondo. Già, perché ci ha pensato la pandemia a rendere evidenti preoccupazioni e inquietudini troppo spesso ignorate, con il risultato di un presente dolente, che in queste ore ci tiene col fiato sospeso, e di un futuro traballante e cupo, compromesso da decenni di scellerate, disuguali, ingiuste politiche liberiste. Un terreno ferace per fascismi e razzismi. È già accaduto nei momenti cruciali della storia della Repubblica. Ha preso forme diverse, quelle estreme dello stragismo e dell’omicidio politico, oppure degli agguati, fino allo scempio di lapidi e tombe, e ora viaggia su zoom. E c’è la destra sovranista, populista, xenofoba rappresentata in parlamento. E la destra delle piazze no mask, dove abbiamo visto miscellanee inedite. In un’Italia dove un assessore regionale canta faccetta nera alla radio, dove una neovicepresidente di giunta suggerisce la distribuzione del vaccino basata sul pil, dove un consigliere comunale si appella alla selezione della specie perché per salvare pochi vecchietti si rovina la vita ai giovani e un sindaco potrebbe far alzare ulteriormente un cippo di già oltre due metri, decorato da M e fascio littorio, eretto e inaugurato nel settembre scorso all’ingresso di un cimitero. Dove un ventenne, dicono gli inquirenti, aspirava ad emulare il Breivik di Utoya, e considera le donne “bambole gonfiabili da sterminare”.

Ma c’è un Paese che non si arrende, non si rassegna e soprattutto unisce. Con l’appello “Uniamoci per salvare l’Italia”, l’Anpi ha promosso un’alleanza antifascista, una sorta di rete, un collante democratico. Alle originarie 29 sigle del mondo politico, sindacale e sociale, se ne stanno aggiungendo altre, stanno aderendo personalità della cultura, della scienza, dell’informazione. Perché “occorre una nuova visione per il nostro Paese. Cambiare per rinascere, ricomporre ciò che è disperso, unire ciò che è diviso, vincere la paura costruendo fiducia”. Un patto di cui c’era tanto bisogno, dimostrato dalla risonanza nei principali quotidiani nazionali e rimbalzato sui social. Sulla linea tracciata dall’appello è in corso la mobilitazione e l’impegno di tutte le strutture dell’Anpi. E Patria, non potrebbe essere altrimenti, vi riferirà puntualmente su ogni progresso.

Imprescindibile inoltre l’attenzione al linguaggio, radiografia e cartina di tornasole di ogni mutazione della società. A partire da quello greve e spietato che si ossigena e si replica sui social, mostrandoci quanto è facile a colpi di slogan, facendo leva sull’impreparazione dei molti, scavare voragini, inghiottendo coscienza civica e senso di umanità.

Daremo conto di vicende e aspetti giuridici e giudiziari (sono in corso processi per la strage di Bologna, per aggressione e apologia di fascismo a Bari, mentre a Locri proseguono le udienze del procedimento dove è imputato il simbolo dell’accoglienza, Mimmo Lucano, ex primo cittadino di Riace).

Proseguiremo a offrirvi contributi storici, i più autorevoli e insigni insieme alle nuove leve della ricerca. Seguiremo gli sviluppi del dibattito sul regionalismo, il titolo V, le autonomie richieste, e i riflessi in tema di salute, lavoro, istruzione, ambiente.

L’Anpi non è un partito e Patria non è un giornale di partito ma di un’associazione politica e culturale, siamo indipendenti come afferma il nome completo della testata, non neutrali. Non vogliamo limitarci ad essere osservatori bensì vogliamo essere protagonisti, incidere nella realtà. L’imparzialità è una chimera, peggio una bugia, nel giornalismo. Ciò che fa la differenza sono il rigore e l’esattezza, l’onestà e la professionalità. Su questo non abbiate alcun dubbio.

Oggi non è un giorno qualsiasi è il Giorno della Memoria. Ci siamo chiesti se fosse opportuno scegliere questa data per presentare il segno plastico di un cambiamento nel solco della continuità.

La risposta l’abbiamo trovata su una questione di verità e giustizia attualissima nell’intervista a un partigiano, Gastone Malaguti, combattente nella battaglia leggendaria di Porta Lame, a Bologna. La vittoria di 300 uomini e donne, molti poco più che ragazzi, contro un esercito di tedeschi e fascisti, in una disparità di fuoco che l’ha consegnata subito al mito. E una clamorosa sconfitta per chi era disposto a tutto per vincere: terrorizzare, rastrellare, torturare, che al pari di una belva si accanì su Irma Bandiera, sterminare. Perché a occupanti e saloini non potevano bastare carri armati e mitra per schiacciare il sogno formidabile di quei ragazzi, un’Italia, una patria, un’Europa e un mondo nuovo dove si respirasse libertà, democrazia, fratellanza, gli ideali senza stagioni né confini della Resistenza.