Ha ragione Spinelli quando ci ricordava che, nel tempo delle tenebre, l’Europa è nata con il Manifesto di Ventotene. Ma sarebbe sbagliato fermarsi all’Unione europea così come essa si è chiusa con il Trattato di Lisbona. Gli italiani che credono che il sogno di Spinelli possa e debba realizzarsi facciano sentire la loro voce per ridare fiato a questi principi. Il Movimento Europeo ha indirizzato a tutti i prossimi candidati “dieci priorità” (www.movimentoeuropeo.it) di obiettivi da realizzare lungo tre direttrici: Costituzione e cittadinanza, politiche economiche e sociali, sicurezza interna e politica estera.
Innanzitutto i partiti europei e quelli nazionali nei Paesi dell’Eurozona devono assumere nei loro programmi un preciso impegno per redigere nel nuovo Parlamento eletto la Costituzione di una futura Comunità federale, che sia poi approvata attraverso un referendum popolare pan-europeo, dove vengano sanciti i valori essenziali dello stato di diritto: la supremazia della legge, l’eguaglianza, il pluralismo dell’informazione, la separazione dei poteri, i diritti fondamentali, le diversità culturali. Nell’ambito di queste identità serve con la massima urgenza una politica europea per le migrazioni che garantisca il diritto di asilo e obblighi gli Stati membri ai doveri d’accoglienza, rinnovando la cooperazione con l’Unione Africana e la Lega Araba e promuovendo un vero piano europeo di investimenti. Sul fronte invece della sicurezza interna dei cittadini, occorre creare una dimensione europea nella lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al terrorismo transnazionali, gettando le basi di un diritto penale europeo, rafforzando i poteri della Procura europea e creando un’Agenzia di intelligence comune, un Fbi europeo. Il tutto, ovviamente, non può reggere senza una politica estera unica, che sia fondata su una sola voce dell’UE nelle sedi internazionali e sul voto a maggioranza nel Consiglio contribuendo alla pace nel mondo.
Dal punto di vista ambientale, occorre recuperare il terreno perduto. Bisogna attuare pienamente gli obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile e affrontare nello stesso tempo i problemi della digitalizzazione e dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale, che potrebbero avere effetti devastanti sull’occupazione. In un mondo in cui i nuovi monopoli digitali fatturano più di un intero grande Paese, godendo anche di paradisi fiscali nella stessa Eurozona, l’azione dei vertici comunitari non potrà poi prescindere dall’istituzione di forme di tassazione europea degli over-the-top (cioè i cosiddetti “giganti del web”, ndr), dall’unione fiscale e dal completamento dell’unione bancaria, che non lasci soli i clienti di fronte ai fallimenti del mercato. Sempre in questo contesto, il Mercato Unico deve poter contare su strumenti antitrust nazionali ed europei indipendenti e rafforzati, che garantiscano i diritti di 500 milioni di consumatori.
Ma imprescindibile su tutto il versante economico va affrontato il tema delle disuguaglianze. È urgente adottare politiche e misure europee per superare gli strumenti economici e finanziari adottati nell’UE dall’inizio della crisi, creare un welfare europeo e un mercato unico del lavoro, insomma un social compact che si contrapponga al fiscal compact. E per rendere più sicuri i cittadini e i risparmiatori, va dato un governo federale all’euro. Di fronte ai grandi sconvolgimenti della globalizzazione, la politica monetaria della Bce non basta più. È essenziale che l’Unione economica e monetaria (Uem) sia dotata di un vero e proprio governo politico ed economico, perché finora la moneta unica è rimasta orfana di un vero governo politico: dunque occorre creare degli strumenti finanziari per assicurare una prosperità condivisa, costituire un Ministero unico del Tesoro che emetta Eurobond, ipotizzare anche strumenti di imposizione europea come le transazioni finanziarie, che vadano a finanziare politiche contro la disoccupazione.
Non si può però attuare nulla di questo programma senza radicare nelle fondamenta della nostra società e tra i giovani il principio di cittadinanza federale, che rappresenta il terzo livello, quello della formazione. Questo obiettivo può essere raggiunto rendendo obbligatorio nelle scuole di ogni ordine e grado lo studio dell’educazione civica europea, dei trattati e della futura costituzione europea, mentre vanno introdotti elementi essenziali di studio del diritto europeo in tutte le facoltà universitarie. Solo così avrà ancora un senso parlare di “Unione di diversità”. Solo così l’Unione farà la forza.
Il “decalogo” del Movimento Europeo è stato sottoscritto da mille cittadini europei e da 35 organizzazioni della società civile come prima tappa in vista delle elezioni europee.
La seconda tappa è stata chiamata “1000 x 1000”, con l’obiettivo di moltiplicare per mille le adesioni, giungendo in tre mesi a un milione in tutta Europa al fine di sottoporre le “dieci priorità” ai nuovi deputati europei quando, il 2 luglio, si riuniranno a Strasburgo per dare inizio alla nona legislatura europea.
Pier Virgilio Dastoli, Presidente del Movimento Europeo
Pubblicato martedì 23 Aprile 2019
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