Sono di dominio pubblico le posizioni – e le azioni – dell’attuale leader ungherese Orban in merito al dramma dei rifugiati. Orban è il capofila. Alcuni governi nazionali della stessa UE, in particolare dell’est, hanno cominciato a seguire strade analoghe. L’UE non contrasta in modo concreto queste politiche. Come vive una scrittrice questa sensazione di pavidità e di impotenza che trasmette oggi l’UE su questo tema?
Mai come in questo momenti si è sentita la debolezza di una Unione Europea che non riesce a mettersi d’accordo, che non ha una politica comune, che non ce la fa a imporre una visione unica rispetto a un problema enorme che sta investendo tutti i Paesi.
L’Europa è lo scrigno della cultura e della civiltà occidentale, per come queste si sono storicamente determinate. D’altra parte l’Europa è anche il territorio di nascita e crescita del nazismo e del fascismo. Come reagisce il mondo della cultura e dell’arte davanti alla crescente xenofobia di alcuni governi e – oramai – di tante formazioni politiche di destra presenti nel continente?
La xenofobia nasce dalla paura. La paura della perdita di identità è uno dei sentimenti più profondi e inquietanti che possano abitare nell’animo umano. Solo la cultura, la consapevolezza, la ragione possono vincere questa paura. Bisogna riflettere, cercare di capire, trovare delle soluzioni razionali concordate, non farsi prendere dal panico. Purtroppo, molti politici approfittano di questa paura, molto naturale e molto prevedibile, per rinfocolare l’aggressività verso il diverso. I partiti di estrema destra ci “bagnano il panuzzo”, come si dice in Sicilia. È vero che il fenomeno è inquietante, perché non si era mai assistito a una tale valanga di persone che approdano, affamati, disperati, a rischio di lasciarci la vita, sulle nostre coste. Ma bisogna usare la ragione. Capire che ogni problema si affronta con coraggio e chiarezza, con razionalità e sentimento generoso, non chiudendosi dietro dei muri. Fra l’altro storicamente i muri si sono dimostrati assolutamente inutili e nocivi. Non servono a difendere l’identità di un popolo, ma solo a creare angosce e rancori.
Non c’è oggi il rischio di una diffusa indifferenza, se non paura, in parte dell’opinione pubblica rispetto alla tragedia dei rifugiati e, più in generale, davanti al fenomeno irreversibile della migrazione?
Più che di indifferenza, tornerei a parlare di paura. La paura di chi non si conosce, di chi si considera diverso, estraneo, e quindi pericoloso, infido. Senza pensare che da noi i pericoli più grandi vengono dalla Mafia, dalla ‘Ndrangheta, dalla Camorra che esportano e importano delinquenza da tutto il mondo, bloccando la crescita del Paese e portando la corruzione a livelli altissimi.
La presenza autorevole e il forte ruolo di orientamento civile e sociale del nostro Paese da parte del mondo della cultura dal dopoguerra fino agli anni 80, in Italia e in generale nei Paesi europei, sembrano appannati, impoveriti. È possibile invertire la tendenza con una nuova stagione di impegno? E, se sì, come?
Certo che è possibile. E segnali ce ne sono. Guardi la gente di Lampedusa come si è prodigata per i migranti con un coraggio e una generosità degni di un premio Nobel. In effetti io glielo auguro perché se lo meritano. Hanno dato un esempio a tutta l’Italia. E di volontari generosi ce ne sono molti in Italia. Basta prenderli ad esempio e diffondere la cultura dell’accoglienza. Questo non vuol dire negare il problema che, come ho già detto, si può affrontare solo tutti insieme, con senso della realtà, come persone responsabili e consapevoli.
Pubblicato giovedì 1 Ottobre 2015
Stampato il 11/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/interviste/xenofobia-ue-debole-e-divisa-la-destra-approfitta-della-paura/