Carla Nespolo con Tonina Laghi. Foto di Zino Tamburrino

Mentre la grande storia ricorda i Martiri delle Fosse Ardeatine – a Roma, 335 vittime di una rappresaglia nazista – rammentiamo che in quello stesso giorno, il 24 marzo 1944, la nostra città, per la prima volta, è colpita da un evento luttuoso di cui si macchiano i fascisti: cinque ragazzi renitenti alla leva della Rsi sono fucilati nella caserma di via della Ripa mentre altri dieci restano in attesa dell’esecuzione della pena capitale.

Le operaie della Mangelli, insieme a quelle della Battistini, Fumisti, Bondi, Forlanini, Becchi, Eridania ed altre, cui si uniscono donne forlivesi e delle campagne, si incamminano verso la caserma. Strappano la promessa di una grazia, e si recano in massa davanti al palazzo del governo, poco distante. Di fronte al rischio dello stop di fabbriche importanti, anche dal punto di vista bellico, e alla protesta delle donne, i dieci giovani hanno salva la vita. Prendono parte alla rivolta le partigiane Ida Valbonesi e Tonina Laghi, due delle coraggiose donne forlivesi che testimoniano, ancora oggi, quanto avvenne alla Ripa.

Da questi eventi è nato il “Progetto Ripa 2019”. La prima parte del progetto è partita con una serie di incontri per raccontare agli studenti cosa accadde nel ’44. A seguire è stato promosso un concorso per immagini e opere grafiche, suddiviso in due sezioni, uno per la cittadinanza e uno per gli studenti, che ha visto una cinquantina di elaborati. Poi, nucleo centrale del progetto, la realizzazione dello spettacolo teatrale “Armati mio cuore. La notte della memoria”. Il titolo della pièce riprende le parole pronunciate da Medea nella tragedia di Euripide, costruendo un ponte tra la guerra di Troia, epico archetipo di tutti i conflitti, e la Resistenza.

La scena. Foto di Zino Tamburrino

Lo spettacolo è andato in scena, per i cittadini, la sera di domenica 24 marzo, davanti a una sala gremita all’inverosimile e il giorno dopo, al mattino, per gli studenti delle scuole. Nel pomeriggio, a palazzo Romagnoli, si è inoltre tenuto un convegno, grandemente partecipato, sui fatti di via della Ripa, alla presenza della presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo, del presidente provinciale dell’Associazione Miro Gori; di Maria Giorgini, neoeletta segretario generale della Cgil forlivese; di Roberta Mira, storica. L’incontro è stato da me coordinato, in qualità di presidente dell’Anpi forlivese. È intervenuta Mara Valdinosi, già parlamentare cesenate, che nel 1984, nel quarantennale dei fatti, ne fece una ricostruzione per Patria Indipendente.

Una delle più belle epigrafi sulla Resistenza la dedica il poeta Salvatore Quasimodo, ai partigiani di Valenza:

Questa pietra

ricorda i Partigiani di Valenza

e quelli che lottarono nella sua terra,

caduti in combattimento, fucilati, assassinati da tedeschi e gregari di provvisorie milizie italiane.

Il loro numero è grande.

Qui li contiamo uno per uno teneramente

chiamandoli con nomi giovani

per ogni tempo.

Non maledire, eterno straniero nella tua patria, e tu saluta, amico della libertà.

Il loro sangue è ancora fresco, silenzioso il suo frutto.

Gli eroi sono diventati uomini: fortuna

per la civiltà. Di questi uomini

non resti mai povera l’Italia.

Mi limito ad aggiungere una riga: E di queste donne, che misero il loro petto disarmato, di fronte all’invasore, per difendere i loro figli, non resti mai povera la mia città, Forlì.

La premiazione. Foto di Zino Tamburrino

I vincitori del concorso, per la sezione cittadinanza sono: Matteo Mazzacurati, 1° premio; Francesco Capacci, 2° premio; e Lorenzo Capacci, 3° premio. Ha ricevuto una menzione per l’opera meritoria Chiara Scarpellini. Per la sezione scuole, ha ricevuto il 1° premio Alice Bandini dell’Istituto Professionale Ruffilli; Riccardo Barchi, sempre dell’Istituto Professionale Ruffilli, si è aggiudicato il 2° premio; Irene Ravaioli e Sara Mazzani del Liceo Classico G.B. Morgagni hanno ricevuto il 3° premio. La menzione per opera meritoria è stata attribuita a Michel Versitano dell’Istituto Professionale Ruffilli; a Lucia Piacquadio, Angelica Signani, Vittoria Zangara, Alice Bombardi e Alessia Salvini del Liceo Classico G.B. Morgagni; a Giulia De Angelis del Liceo Artistico e Musicale.

Corale è stato l’apprezzamento per Armati mio cuore, la notte della memoria, andato in scena, il 24 marzo, al teatro Diego Fabbri di Forlì, voluto dall’Anpi e messo in scena da Malocchi & Profumi, con la collaborazione di “18 con lode”, Cambioscena, OGM e Qaos. Il testo dello spettacolo è ispirato a un’idea della compianta Maria Letizia Zuffa – la brava e appassionata artista, fondatrice della compagnia Malocchi&Profumi, scomparsa nel 2016 –, attualizzato da Nicola Donati, coadiuvato da Michela Gorini e Sabina Spazzoli, anche registe dello spettacolo.

Ha affascinato l’idea dell’incontro tra Resistenza e guerra di Troia, che diviene archetipo di tutte le guerre, perché nella scrittura omerica ne ha insiti tutti gli stilemi. Ecuba e Andromaca sono tutte le mogli e le madri del mondo, Ettore è il guerriero che sfida un nemico che non può vincere, Patroclo l’uomo che si sacrifica per una causa. Echi di una strada percorsa da uno dei film più belli sulla Resistenza, La notte di San Lorenzo dei fratelli Taviani, in cui fascisti e partigiani sono anch’essi eroi mitologici. Efficace la scenografia, che richiama Guernica di Picasso, spettacolari i costumi, che fondono, con un taglio raffinato, capi militari e richiami all’antico, maggiormente evidenziati da bianchi calzari; perfetta la scelta delle musiche, arricchita dalla presenza in scena di Mirko Catozzi alla fisarmonica, accompagnato dalle voci di Pier Paolo Sedioli e di Sebastian Irimescu. Gli attori, tutti bravi in un testo che li vede, come Giano bifronte, nel doppio ruolo arcaico e moderno. Un Giorgio Cervesi Ripa perfetto nel ruolo di Agamennone e Priamo, che evoca re Lear di shakespeariana memoria, quando chiede ad Achille, spiccando per presenza scenica, il corpo di Ettore, e offre una recitazione intensa e sontuosa. Surreale e delicata, quella di Calcante, che affascina per il distacco. Bravissime tutte le attrici: una dolcissima Andromaca, un’Ecuba, madre di tutte le madri, uscita dalle Troiane di Euripide, un’Elena non banale. Ma, soprattutto, riesce l’alchimia e lo spettacolo funziona, coinvolgendo lo spettatore nella discesa agli inferi di Ettore e dei cinque martiri di via Ripa, e nella reazione delle donne quando rifiutano il fato degli altri ragazzi che dovrebbero essere fucilati l’indomani. Applausi a scena aperta hanno coronano un lavoro che ha saputo mettere sapientemente insieme ogni figura professionale del teatro, con commozione collettiva di spettatori, autori e attori. Citiamo: in scena Mattia Anconelli, Sara Bandini, Sara Bucherini, Giorgio Cervesi Ripa, Chiara Gardini, Sebastian Irimescu, Francesco Lega, Luca Mancini, Olivia Molignoni, Michela Santandrea, Carmen Sassi, Caterina Sbrana, Apollonia Tolo, Alberto Zaffagnini. Il disegno luci è firmato da Giorgio Cervesi Ripa e Adler Ravaioli; le scene e i costumi sono di Stefano Camporesi; i movimenti scenici e le coreografie di Laura Vigna; il trucco è di Matilde Baroni e Laura Mazzotti; le acconciature da On Hair – Andrea Graziani e Alessandra Passoni. Uno spettacolo che merita di essere visto e che speriamo non si fermi qui.

Lodovico Zanetti, presidente Anpi Forlì