Il gruppo della sezione Anpi centro “Sandro Pertini” di Firenze con Ascanio Celestini lo scorso 16 giugno per l’iniziativa “Mille contro la guerra”, accanto Gabriele Minelli, presidente della sezione e componente del comitato provinciale dell’associazione

Vania Bagni è la presidente provinciale di Anpi Firenze, anni di attività nell’associazione dei partigiani, è anche componente della Segreteria e del Comitato nazionale. Gabriele Minelli, ventiquattrenne, è presidente da dodici mesi della sezione Anpi Centro e fa parte del direttivo provinciale. Ci raccontano il segreto di una sinergia che sta dando ottimi frutti.

Vania Bagni, presidente provinciale Anpi Firenze, componente della segreteria e del comitato nazionale dell’associazione dei partigiani

La prima domanda è per Vania Bagni: gli iscritti Anpi di lungo corso sono soddisfatti del rapporto avviato dal provinciale di Firenze con le nuove generazioni?
La presenza delle nuove generazioni si è inserita in modo trasversale nell’associazione tutta, generando un confronto e una contaminazione continua anche tra noi “non più giovani”. Collaboriamo sempre, tutti insieme, misurandoci su qualsiasi scelta e modello organizzativi funzionali all’attività politica dell’Anpi. Le ragazze e i ragazzi hanno forme di pensiero, linguaggio, e anche approccio diverse da chi è più a lungo nell’associazione e cerchiamo di attrezzarci, promuovere le iniziative prendendo sempre in considerazione le loro proposte. I giovani stanno veramente cambiando tutta l’impostazione dell’Anpi fiorentina dimostrando però un senso di grande rispetto verso i più “anziani” e il modello associativo, con le sue regole, nel quale hanno scelto di entrare e fare politica. A cominciare dalle piccole cose. Per esempio la modalità con cui ci si iscrive può apparire farraginosa a chi fa tutto in digitale, eppure a prevalere è il senso di appartenenza sincero e autentico e di conoscenza della storia associativa, nessuno pensa di essere portatore o portatrice di qualcosa in più. C’è voglia di stare insieme e in continuità con il gruppo dirigente, con l’idea di crescere e cambiare. E insieme si provano a superare limiti ovvi per un’associazione nata nel ’44 e oggi opera in un contesto completamente cambiato.

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Gabriele Minelli quanti sono i giovani iscritti ad Anpi centro?
La sezione conta un centinaio di iscritti e più della metà fanno parte del circolo universitario, dal punto di vista anagrafico, almeno a livello provinciale, si sono quindi ribaltati i rapporti numerici precedenti. Sia da quando era consistente la presenza attiva dei partigiani sia da quando l’Anpi nazionale ha aperto le porte agli antifascisti, a chi non aveva combattuto nella lotta di Liberazione. I giovani, soprattutto in età universitaria, sono la maggioranza.

Perché fare politica con l’Anpi, Gabriele?
Per i valori che porta avanti, sono quelli fondativi della Costituzione italiana a farci sentire parte di una comunità. Chi decide di tesserarsi riconosce nell’Anpi l’associazione politica più autorevole nel raccontare quei valori. È la credibilità a generare stima e rispetto verso chi ha fatto la parte dell’organizzazione fino a oggi, soprattutto i partigiani, ovviamente, ma anche chi ha preso la guida dell’associazione in seguito. Ecco è proprio l’autorevolezza, in un tempo in cui invece i partiti sembrano più orientati a seguire logiche interne. L’Anpi invece ha lo scopo di costruire un terreno valoriale, prima ancora che politico. E il terreno valoriale è lotta politica.

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La presidente provinciale concorda?
Certamente. L’Anpi riesce ad attrarre i più giovani proprio perché si riconoscono nelle radici da cui è nata l’associazione e nei valori costituzionali, in altre parole i principi su cui si fonda la nostra politica, facciamo un’attività di volontariato con l’obiettivo di contribuire al recupero dei valori e dei principi costituzionali per portare il Paese fuori dalla crisi economica e sociale, potremmo dire di sistema, nel quale ci troviamo. Credo che i giovani riconoscono nell’Anpi lo spazio pubblico e politico in cui si può fare un’attività funzionale al bene di tutti, al bene delle persone.

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Al giovane presidente di sezione chiediamo a questo punto come si declina l’appropriarsi di uno spazio politico.
Intanto come studenti abbiamo avuto la possibilità di gestire gli spazi, ed è fondamentale, perché se un giovane si attiva deve avere un luogo punto di riferimento. Firenze Centro ha la fortuna di avere la sede proprio dove è il provinciale e così abbiamo avviato l’iniziativa di apertura di un’aula studio nella sede del provinciale, gestendola noi, prendendoci molte responsabilità: abbiamo selezionato le persone che detengono le chiavi, si occupano di tenere in ordine le stanze e si prendono cura delle cose preziose che ci sono in questa sede, a partire dalle bandiere originali, dai quadri. Abbiamo un quadro di Guttuso di gran valore. Spesso ci scherziamo su con i dirigenti del provinciale: “Ma cosa vogliamo farne di quest’opera?”. Ci teniamo molto in verità. E a tutto lo spazio perché è diventato anche nostro, nei limiti e nel rispetto dell’associazione, pur vivendolo a modo nostro, e quindi c’è il caffè quando si studia, e il frigorifero con molte bevande. A volte non si studia, ma si fa un po’ di caciara… però nel rispetto. Ecco come una singola, piccola, iniziativa si è tradotta nella quotidianità di vivere un luogo particolare che richiama continuamente i valori fondamentali della Costituzione.

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E qual è il rapporto con il circolo universitario?
Passa attraverso noi, lo gestiamo noi. Con una sorta di simbiosi tra sezione e circolo perché gli studenti si tesserano sempre più sotto l’egida del circolo. E ciò comporta una modalità di contatto differente. I ragazzi hanno sempre avuto pochi quattrini e figuriamoci adesso con la crisi. Cerchiamo in particolare di creare un’identità Anpi, a cominciare dal logo dell’associazione, e così regaliamo le spillette e i fazzoletti, o un libro, mentre per l’autofinanziamento preferiamo organizzare un aperitivo o una festa. Le generazioni precedenti invece elargiscono forti somme per appartenenza e i gadget li offriamo per mostrare la nostra grande gratitudine. Teniamo fortemente a tutti, ci inventiamo metodi per raggiungere anche il più anziano degli iscritti, che difficilmente ha, e usa, un computer per ricevere mail con le informazioni sull’attività. L’anagrafica degli iscritti è in digitale, ma una soluzione è stata individuata nel convocare riunioni una volta al mese e anche avere la sede sempre aperta fa la differenza. E in questo modo si riesce a fare molto e in armonia tutti insieme. Un altro esempio sono le iniziative, prima di realizzarle ci confrontiamo con il provinciale, al punto che spesso quelle immaginate per l’ateneo si decide di assumerle come provinciale e fare rete con le altre associazioni. È andata così per l’incontro che terremo all’università il 28 ottobre in occasione del lugubre centenario della marcia su Roma, promosso da Anpi provinciale e la Rete democratica fiorentina.

La locandina dell’evento del 28 ottobre

Bagni conferma?
È tutto condiviso, l’appuntamento del 28 ottobre è una scommessa di cui ci facciamo carico noi anche sotto il profilo economico, ma siamo convintissimi che si deve seguire questa strada, si devono seguire queste indicazioni perché riteniamo che chiunque – giovani, meno giovani – hanno il diritto di essere ascoltati, confrontarsi e anche il diritto di scegliere. Faccio io un esempio con le tessere, prima ancora della costituzione del circolo universitario tesseravamo le ragazze e i ragazzi con un prezzo a loro favore: un investimento consapevole, perché aveva un obiettivo. Raggiunto a mio parere. Così per condivisione degli spazi: i più giovani devono avere uno spazio, la possibilità di esercitare un’attività di volontariato comune e di farlo al loro modo di stare al mondo, nel presente e nel futuro. Abbiamo dovuto imparare a essere più aperti e più disponibili a un cambiamento. Aggiungo che il gruppo dirigente nazionale nato dall’ultimo Congresso, nel marzo scorso, ha adottato la medesima visione. È la modalità di fare politica di tutte le donne e di tutti gli uomini dell’Anpi e quindi crediamo di poter dare un’opportunità. Non era scontato che il 28 ottobre affrontassimo il tema del centenario all’università. Abbiamo avviato una riflessione, ne abbiamo discusso con le associazioni della Rete democratica, cioè tra gli altri l’Istituto storico, Libertà e Giustizia, Libera, l’Udu. Proietteremo brani del film “Fascista” di Nico Naldini e oltre a un inquadramento storico, ragioneremo di propaganda con Giorgia Bulli, docente dell’università di Firenze. Tutto oramai si muove sul piano della comunicazione e dell’immagine, no? Lo ha dimostrato l’informazione, quasi coralmente sul tema ignorato della richiesta di pace in Ucraina. Tutti insieme, l’Anpi tutta insieme, darà senso di memoria attiva al centenario, per riconoscerlo funzionale e utile anche a ragionare sulle strutture della contemporaneità. Che riguarda non solo gli studenti, ma tutti noi.

L’incontro dello scorso 16 giugno: sul palco, al centro, Vania Bagni

Come Anpi Firenze avete riservato molte energie al tema della pace?
Assolutamente sì. Abbiamo costruito un mega movimento a livello cittadino! e siamo parte integrante di una grande assemblea che include centinaia di realtà della società civile, dal mondo cattolico fino ai partiti della sinistra tutta. Realizziamo le iniziative con il nostro patrimonio valoriale, per un contributo finalizzato a costruire veramente azioni di pace. Un percorso lungo con tante manifestazioni. #Millecontrola guerra, la scorsa estate ha invitato a un incontro pubblico in piazza Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”, Rosy Bindi, Vannino Chiti, Luciana Castellina era in videocollegamento. E hanno partecipato personalità della cultura e dello spettacolo, quali Ascanio Celestini, per citare una. La rete ha voluto che fossi io a coordinare il tavolo, io in quanto rappresentante dell’Anpi. Questo racconta di un livello di collocazione e relazioni politiche costruite sul nostro territorio che si possono trasferire ai più giovani, e ne facciamo parte tutti nella stessa maniera. È una crescita personale per ciascuno e collettiva insieme. Siamo molto soddisfatti.

Il folto pubblico accorso per l’iniziativa “Mille contro la guerra”

Anche tu Gabriele?
È stato fantastico, io ho parlato tantissimo, ci si poteva confrontare con personalità che possiamo vedere solo in tv ed è stato entusiasmante nel dibattito politico confrontarci come associazione collettiva autorevole e riconoscibile grazie alla nostra bandiera in piazza. Così è stato per le mobilitazioni di Europe for peace dello scorso fine settimana, così sarà il 28 ottobre all’università e il 5 novembre, a Roma, alla grande manifestazione nazionale per la pace.