Il 6 dicembre la Camera ha approvato a larghissima maggioranza una mozione realizzata col contributo di una serie di associazioni, fra cui l’ANPI. Ne abbiamo parlato con i deputati Andrea De Maria, primo firmatario della mozione, e Giovanni Paglia, che è intervenuto nel dibattito in Aula.

Andrea de Maria: quelle tremende, incancellabili colpe del fascismo

Andrea de Maria
Andrea de Maria

Andrea De Maria, è soddisfatto del risultato raggiunto alla Camera dei Deputati dalla mozione sulle stragi nazifasciste che ha promosso come primo firmatario?

La mozione è nata grazie al lavoro realizzato con le associazioni combattentistiche e partigiane e il risultato ottenuto è molto rilevante e significativo. Finalmente abbiamo portato alla discussione del Parlamento, in Assemblea alla Camera dei Deputati, il tema dell’Armadio della vergogna e delle stragi nazifasciste in Italia e dei nostri militari all’estero. Al contempo, il documento impegna i nostri governi a operare per ottenere dalla Germania l’esecuzione delle sentenze dei criminali di guerra tedeschi condannati dai tribunali militari italiani. In passato, sull’Armadio della vergogna era stata istituita una Commissione bicamerale di inchiesta parlamentare che però non riuscì a elaborare un documento condiviso e le relazioni conclusive non approdarono mai in Aula. Questa volta è andata diversamente, fin dalla raccolta delle firme. La mozione è stata sottoscritta da oltre 80 deputati, sia del mio partito – il Pd – sia da colleghi di altri gruppi. Ora con l’approvazione a largo consenso della Camera (411 voti favorevoli, 3 astenuti e 1 contrario, ndr) c’è un atto formale di importante valore politico, storico e giuridico.

 Un passo avanti per ottenere giustizia?

Sono trascorsi oltre 70 anni da quei fatti. Sono da tempo iscritto all’ANPI e sono stato sindaco di Marzabotto. C’è chi non si è mai arreso nella richiesta di verità e giustizia: i sopravvissuti agli eccidi, i loro familiari, le associazioni che si sono sempre battute perché non si affermasse l’arroganza dell’impunità. Di concerto con il Vice Presidente Nazionale Vicario dell’ANPI, Luciano Guerzoni, abbiamo portato in Parlamento le loro istanze. La difesa e la promozione della memoria non possono essere disgiunte dalla verità giudiziaria. Dopo la scoperta dei fascicoli occultati nell’Armadio della vergogna, contenenti oltre 300 notizie di reato di strage, la Procura militare italiana ha potuto celebrare alcuni processi. Procedimenti tardivi, ovviamente. Tra gli altri, quelli per le stragi compiute dalla 16ª SS Divisione Panzer Reichsfϋrer a S. Anna di Stazzema e a Marzabotto. Dunque se la Germania deve dare esecuzione alle sentenze, lo Stato italiano ha il dovere morale di fare ammenda per le vittime e per intere comunità rimaste finora senza giustizia. Il voto del Parlamento è un primo atto riparatore. Abbiamo anche un dovere morale verso le nuove generazioni: non dimenticare quanto accaduto è la prima condizione per affrontare il futuro, per imparare il valore del rispetto dei diritti umani e civili, il valore della libertà e del rifiuto di ogni forma di violenza e dittatura.

I criminali nazisti condannati all’ergastolo, sono ormai novantenni…

Non chiediamo il carcere, ma il rispetto di un principio di giustizia. La mozione approvata alla Camera, e che abbiamo presentato e sarà calendarizzata anche al Senato, chiede alla Repubblica Federale Tedesca di continuare a finanziare progetti capaci di costruire memoria e sapere democratico. Un esempio eccellente è l’Atlante delle stragi nazifasciste: un lavoro di ricerca realizzato con il Fondo italo-tedesco per il futuro che sta permettendo, per esempio, di aggiornare il numero delle stragi e delle vittime. Abbiamo posto anche il tema del risarcimento economico ai familiari delle vittime. 

Marzabotto_-_Medaglia_OroNella mozione si fa riferimento anche alla Resistenza dei militari…

In Aula, nell’intervento per la dichiarazione di voto ho voluto sottolineare le vicende dei militari italiani nella Resistenza sia di coloro che, dopo l’8 settembre, non deposero le armi e rifiutarono l’adesione alla RSI sia delle migliaia che scelsero di opporsi in altre forme e vennero deportati nei lager. Il ruolo dei militari nella guerra di Liberazione sta emergendo nella memoria storica.

L’atto parlamentare contempla la possibilità di approfondire le responsabilità dei repubblichini in quegli eccidi?

La mozione riguarda anche i crimini fascisti: l’esecuzione di civili inermi, di partigiani che si erano arresi, delle torture e delle sevizie commesse dai repubblichini di Salò. Si occupa in particolare dei crimini di guerra commessi tra il 1943 e il 1945. Personalmente ritengo che dovremmo guardare in faccia e a fondo la nostra storia. Siamo stati il primo esempio europeo di fascismo. Hitler ha sempre considerato Mussolini una sorta di maestro, pur disprezzando profondamente gli italiani. Chissà, forse senza il fascismo in Italia non ci sarebbe stato neppure il nazismo in Germania. L’elenco delle responsabilità del fascismo è lungo: soppresse la democrazia nel Paese; fu responsabile della guerra di aggressione all’Etiopia e usò armi chimiche; intervenne a sostegno di Franco nella guerra civile in Spagna; adottò le leggi razziali. Tra il ’40 e il ’43, in Croazia, Dalmazia e Slovenia le forze d’occupazione italiane realizzarono campi di deportazione dove morirono migliaia di persone. Per questo l’esperienza della Resistenza diviene ancora più importante: fu la ribellione al fascismo dell’Italia migliore, ha rappresentato l’alternativa di un’Italia diversa. Un punto discusso anche in Aula è stato il rispetto di tutti i Caduti, di qualsiasi parte, come si deve a tutti i morti. Ben diverso però è confondere le ragioni: chi ha combattuto la Resistenza ha conquistato la libertà anche per chi era dalla parte sbagliata.

La memoria può aiutare l’Europa in un momento così critico?

La UE è stata la risposta a un’Europa per secoli dilaniata da guerre terribili. La memoria può far riscoprire le sue radici autentiche e darle un’anima. L’esperienza forse più bella della mia vita è stata, quando ero sindaco di Marzabotto, la visita del Presidente della Repubblica tedesca Johannes Rau. Era il 2002 e insieme all’allora Capo dello Stato Ciampi resero omaggio alle vittime della strage nazifascista. Quella per me è l’Europa. È quella che consente a un Presidente tedesco, eletto democraticamente, di essere accolto come un fratello dai familiari delle vittime perché parla lo stesso linguaggio di libertà per cui hanno perso la vita i loro parenti. Riscoprire queste caratteristiche dell’Europa, il più grande progetto di pace, libertà, democrazia e unità costruita sul rispetto dell’identità di ognuno, è la risposta più efficace all’attuale crisi. Se l’Europa si baserà solo su parametri economici, è destinata a morire. Per questo dalla storia può arrivare un insegnamento per il futuro.

L’Europa sta attraversando una stagione di paura…

So che può far discutere ma credo che come allora si è combattuto il nazismo, oggi allo stesso modo si debba combattere il terrorismo dell’Isis. Di fronte alla disumanità, al razzismo e all’intolleranza si risponde con i valori della democrazia. La vittoria va conquistata soprattutto sul piano culturale. La Resistenza ha vinto anche per la sua superiorità morale.

Giovanni Paglia: i crimini di guerra, il passato e il presente

Giovanni Paglia
Giovanni Paglia

Giovanni Paglia, tramite lei Sinistra italiana, oltre a votare in favore della mozione sulle stragi nazifasciste di civili e militari compiute tra il 1943 e la Liberazione, ha voluto intervenire in Aula…

La storia e la memoria sono strumenti indispensabili e attuali di democrazia. Per decenni con l’Armadio della vergogna è stata occultata la responsabilità dei criminali nazisti e fascisti: è un dato ormai acquisito. Ammetterlo significa già compiere un atto riparatore, non solo nei confronti delle vittime degli eccidi ma di tutti noi. Ed è stato possibile grazie al lavoro delle associazioni che si occupano di memoria e Resistenza, a partire dall’ANPI. La vicenda raffigurava anche una pagina molto negativa nella storia del nostro Parlamento. Il popolo italiano ha il diritto di sapere come sono andate le cose e come è nata la nostra Repubblica, capire perché centinaia di fascicoli con le testimonianze necessarie per individuare i colpevoli delle stragi e avviare i processi sono stati insabbiati. Anche la memoria delle responsabilità è importante.

Ritiene che la storia repubblicana sia poco indagata dagli studiosi?

Credo che il punto più grave su cui dovremmo riflettere come cittadini è il fatto che i governi repubblicani hanno impedito di avere giustizia. È un fatto, oltre le cause che hanno determinato quelle scelte, sia stato per un malcelato desiderio di pacificazione o forse su pressione della Nato, ma a tanti anni di distanza si può e si deve porre rimedio. Il modo con cui raccontiamo o non raccontiamo la storia dell’immediato dopoguerra e alcuni episodi della seconda guerra mondiale e della ritirata nazista ha a che fare con la percezione di noi stessi come Paese. Ancora molto spesso quei periodi non li insegniamo nelle scuole, i programmi che pur arrivano teoricamente a quegli anni non si studiano o non si dà loro adeguata attenzione. Sono nato nel 1977, da ragazzo diciassettenne credevo che le cose fosse andate in maniera lineare, c’era stata Norimberga e altri procedimenti penali. Fu uno shock nel 1994 scoprire che per ben 49 anni le testimonianze utili per giudicare i responsabili delle stragi, invece di essere consegnate agli organi preposti per giudicare, fossero state nascoste. Ti induce a ragionare. 

Kappler - foto segnaleticaLa mozione chiede l’esecuzione delle sentenze dei processi celebrati Italia…

I crimini di guerra, il reato di genocidio non vanno in prescrizione. Ma il fatto che la Germania non ci consegni i responsabili condannati in Italia è di una gravità inaudita. I governi italiani, tutti, finora non si sono mai attivati realmente per fare pressione e ottenere la consegna dei criminali di guerra condannanti dai nostri tribunali. Bisogna richiamare alla responsabilità chi deve rappresentarci di fronte alla Germania. Ovviamente sulle forme di detenzione si può discutere.

L’atto parlamentare approvato dall’Aula di Montecitorio si occupa delle stragi naziste e fasciste…

Con il passare del tempo maggiormente importante diviene stabilire le nostre responsabilità rispetto a quelle altrui. Sui nazisti la valutazione negativa appartiene a tutti, guardarci allo specchio è più complicato. Così spesso si dimentica e si rimuove. Ed è sempre preoccupante. Per l’oggi intendo.

Si riferisce al dilagare di sigle e movimenti dell’estrema destra?

La coltre di nebbia stesa sul passato, penso per esempio al revisionismo, favorisce non tanto i neofascismi, perché in quei casi l’adesione all’ideologia fascista è ben consapevole. Fascismi e neofascismi hanno accompagnato tutta la storia repubblicana. La novità in Europa è l’emergere di gruppi che non si definiscono neppure neofascisti, ma vanno a riprendere temi culturali e valori che hanno a che fare con quel mondo. E a livello collettivo non c’è alcuna consapevolezza. Stiamo assistendo a scivolamenti progressivi verso perdite di libertà.

Ci può far capire di più?

Prendiamo da noi al dibattito sui nuovi Cie, i Centri di identificazione ed espulsione per i migranti da costruire in ogni Regione. L’Art. 13 della Costituzione sancisce che la libertà personale è inviolabile, non ammette alcuna forma di detenzione o perquisizione senza la decisione motivata dell’autorità giudiziaria. Invece oggi, in Italia, si pensa tranquillamente alla possibilità di tenere alcune persone fuori dal dettato costituzionale, non per l’intervento di un giudice a seguito di un reato commesso, ma unicamente perché non sono cittadine italiane. Purtroppo non stiamo assistendo a una reazione corale, a livello di massa. Ed è questo il tema vero. Perché è già successo nella nostra storia che i governi si assumano la responsabilità di dire che le persone si possono mettere dentro una gabbia senza il provvedimento dell’autorità giudiziaria. In Italia l’abbiamo già vissuto. E per questa ragione i Costituenti hanno scritto nell’Art. 25 che nessuno può essere distolto dal suo giudice naturale. Per impedire le arbitrarietà di tribunali speciali. Questa è la vera eredità dell’antifascismo, un patrimonio democratico che si sta disperdendo. Che i Cie siano inutili e lesivi della dignità delle persone sembrava opinione condivisa almeno nelle forze democratiche, un cedimento troppo forte a sistemi giudiziari che nulla hanno a che fare con lo stato di diritto. Invece paradossalmente chi si dice contrario ai Cie vorrebbe misure ancora più estreme. Magari rimettere su un gommone donne e bambini in fuga dalle guerre e abbandonarli al mare.