Di nuovo in piazza l’Anpi con i lavoratori della Gkn. Che oggi, 11 agosto, giorno in cui Firenze festeggia il 77° della Liberazione dal nazifascismo, conteranno 33 giorni di lotta e di presidio.

L’associazione regionale dei partigiani sarà con loro in Piazza della Signoria questa sera e da stamattina al cimitero monumentale di Trespiano ci sono l’Anpi provinciale e la Rete democratica fiorentina (prevista una diretta Facebook dalla pagina di Anpi Firenze.) Scrive sui social network il Collettivo di Fabbrica-Lavoratori Gkn: “al fianco e insieme all’Anpi, parte integrante e orgoglio di questa nostra vecchia e nuova lotta partigiana”.

Sono in lotta dallo scorso 9 luglio, i lavoratori della Gkn Driviline di Campi Bisenzio, a un passo dalla città del giglio, gioiello per sofisticati comparti automobilistici, costruito dalla Fiat e controllato dal 2018 dal fondo finanziario britannico Melrose.

Sono in presidio da quando sono stati licenziati in tronco, con una e-mail: 422 operai, a cui si aggiungono circa 80 figure professionali delle ditte in appalto. Appresa la notizia, gli operai si sono ritrovati davanti ai cancelli della fabbrica, così è cominciata la mobilitazione. E poi la scelta dello slogan: “Insorgiamo”, il motto della Resistenza fiorentina. Da trentatrè giorni difendono i macchinari per evitare che vengano smontati e sottratti, delocalizzati con la produzione in altri Paesi. A difesa dei lavoratori e dell’impianto industriale è intervenuto anche il sindaco di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi, con un’ordinanza di effetto immediato, che vieta ai mezzi pesanti di avvicinarsi al perimetro dello stabilimento.

Perché tempestiva e forte è stata la solidarietà di istituzioni del territorio e nazionali, realtà della società civile, sindacati, lavoratori di tutta Italia. Testimoniata dalle migliaia di persone alle mobilitazioni in piazza Santa Croce, ribadita in più iniziative, tra cui ricordiamo la Pastasciutta Antifascista promossa dall’Anpi provinciale, celebrata emblematicamente proprio nello stabilimento situato (casi della storia…) in via Fratelli Cervi.

Una vicenda che non riguarda solo Firenze: “Senza un cambiamento dei rapporti di forza generali nel Paese – scrivono ancora gli operai metalmeccanici – la lotta Gkn non vince. E, se vince, crea un precedente prezioso per tutti”.

Matteo Moretti, è in Gkn da 24 anni e da 14 Rsu Fiom: «Se un fondo finanziario o una multinazionale si permette di chiudere un’azienda da un giorno ad un altro – ragiona Moretti –vuol dire che si sono votate delle leggi nel corso di tutto l’arco parlamentare che lo consentono. Quello che noi chiediamo al governo attualmente in carica è di cambiare queste leggi. Melrose ha fatto un’azione meramente speculativa a livello borsistico perché il nostro è uno stabilimento in forma da un punto di vista produttivo e comunque efficiente».

Il gruppo di Campi Bisenzio è una roccaforte d’avanguardia operaia, uno dei più sindacalizzati sul territorio nazionale, che nel tempo ha dato vita al Collettivo di Fabbrica-Lavoratori Gkn Firenze. «Non ha un compito decisionale ma organizzativo, educativo, esecutivo – racconta l’Rsu Fiom Matteo Moretti – ed è un gruppo di lavoratori che ha deciso di militare all’interno dell’organizzazione che non per forza si ascrive alle classiche sigle sindacali. È una nostra organizzazione interna – continua – e tutti possono partecipare e portare il loro contributo e che mette in pratica ciò che l’assemblea decide e l’Rsu propone. Negli anni – spiega Moretti – ci siamo dedicati alle altre aziende in lotta, iniziative politico-sindacali, culturali, cene per la cassa di resistenza. È un gruppo che approfondisce le tematiche politico-sindacali sia in fabbrica sia fuori  e che piano piano insieme all’Rsu cresce, legge, impara, fa formazione per se stessa e per gli altri».

Un gruppo che prende come riferimento i Consigli di Fabbrica degli anni Settanta con un alto livello di partecipazione di tutti i lavoratori grazie alle figure dei delegati di raccordo presenti in tutti i reparti.

Vale la pena raccontarne la storia. «Nasciamo nel 2007, quando all’interno dello stabilimento ci fu uno scontro dialettico, politico e sindacale su un cambiamento di orario – dice Moretti – Da qui è sorto un attrito con le organizzazioni sindacali che portò a una discussione tra lavoratori appartenenti alle varie sigle, come avviene in tutte le aziende. Da quella discussione – aggiunge – abbiamo capito che farsi dividere dalle sigle sindacali è una debolezza perché spesso le divisioni– arrivano dall’alto a discapito dei lavoratori».

Così sono nati i primi gruppi eterogenei appartenenti a sigle sindacali diverse o anche di base o comunque lavoratori senza tessera che iniziavano a confrontarsi al di fuori dello stabilimento e dentro le assemblee. «Da lì – conclude Moretti – si è formata la nostra organizzazione che è costituita dall’assemblea generale dei lavoratori che comanda e decide su qualsiasi aspetto all’interno dello stabilimento, da una Rsu che nasce dalle elezioni sindacali che in questo caso è a maggioranza Fiom e infine l’ultima genitura, il Collettivo».

Mentre si attende il responso da parte dell’azienda sulla proposta del ministero dello Sviluppo economico del 4 agosto, ovvero 13 settimane di cassa integrazione al termine delle quali si vedrà come procedere, la lotta dei lavoratori Gkn dimostra quanto la classe operaia sia in grado di porsi al centro del dibattito pubblico per rivendicare i propri diritti e una visione etica del lavoro, chiedendo a gran voce che venga modificata l’intelaiatura che sottende operazioni speculative che stanno vivendo sulla loro pelle. Altrimenti, terminata in un modo o nell’altro questa vertenza, potranno aprirsene ancora.

Durante la Pastasciutta Antifascista ci sono stati collegamenti dell’Anpi nazionale insieme a Casa Cervi, e poi una lettera: “Che la Repubblica difenda le fabbriche” hanno scritto ai lavoratori il presidente Anpi nazionale, Gianfranco Pagliarulo, e la presidente dell’Istituto Alcide Cervi e vicepresidente nazionale Anpi, Albertina Soliani, facendo appello all’articolo 41 della Costituzione dove si sancisce che la libertà economica privata “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana”. E aggiungono: “Nei mesi della Resistenza i partigiani difesero le fabbriche che i tedeschi volevano smantellare. Oggi, in ben altro contesto storico, ci pare giusto e ragionevole che la Repubblica, nelle forme e nei modi previsti dalla Costituzione, difenda le fabbriche che le multinazionali vogliono delocalizzare. (…) In tanti – e noi fra questi – hanno detto che dopo la pandemia nulla sarà come prima. È giunto il momento di dar prova di tale reale volontà di cambiamento”.