Il tintinnio delle stoviglie riecheggiava nella chiesa di Santa Maria di Costantinopoli quel lontano Natale del 1943. I soldati canadesi, presenti a Ortona in Abruzzo nel territorio chietino, avevano deciso di festeggiarlo quel Natale con un pranzo che, per molti di loro, sarebbe stato l’ultimo. Avevano preparato cibo per tutti e allestito un grande tavolo per accogliere chiunque fosse arrivato a mangiare. Per tutta la giornata distribuirono pasti. Fuori, nonostante la sacra ricorrenza, continuava la guerra.

La Battaglia di Ortona, 20-28 dicembre 1943, venne combattuta casa per casa

La Battaglia di Ortona stava per giungere a conclusione. Erano gli ultimi atti di uno scontro che, in una settimana, avrebbe decimato i contingenti e lasciato a terra oltre 1.300 civili.

A Ortona, il primo Percorso della Memoria promosso dalla sezione Anpi “Dario Serafini”

Il ricordo di quei giorni, attraverso le parole dei testimoni, sono stati i protagonisti del primo “Percorso della Memoria”, organizzato dalla sezione “Dario Serafini” dell’Anpi-Ortona con l’adesione di associazioni e società civile, per riportare l’attenzione sull’importanza della memoria collettiva legata ai fatti che, 80 anni fa, fecero di Ortona una città simbolo della campagna d’Italia a causa di una battaglia feroce combattuta casa per casa e strada per strada che le valse, suo malgrado, l’appellativo di “piccola Stalingrado”.

Il monumento di Cascella all’ingresso del cimitero che ospita il Sacrario delle vittime civili e che ricorda i momenti più drammatici della Battaglia di Ortona. Foto di Matteo Pavone

Il percorso dello scorso 27 dicembre 2022, per il 79°, ha toccato luoghi importanti per la storia di quel lontano e freddo inverno 1943. Partendo da Santa Maria di Costantinopoli, si è giunti a Porta Caldari, per poi spostarsi nei pressi del teatro Tosti e quindi del Museo della Battaglia.

Nel Sacrario di Ortona durante il Percorso della Memoria

Successivamente è stata raggiunta piazza San Francesco, poi piazza della Repubblica, San Tommaso, la zona del Castello Aragonese, piazza degli Eroi canadesi per concludere il percorso al Sacrario delle Vittime civili che, come ha sottolineato Natalia Marino, direttrice di Patria indipendente, nel messaggio di sostegno all’iniziativa, “è una presenza permanente in una comunità, spesso il simbolo di quella comunità, e a ognuno dei martiri va reso omaggio per confermare un inestinguibile debito di riconoscenza”.

La lapide voluta dall’associazione “Labirinto” e posizionata sull’ultima casa liberata della città nel quartiere di Terravecchi. Foto di Matteo Pavone

Durante la passeggiata che simbolicamente ha unito i fili della storia tra più generazioni, abbiamo sentito le voci dei militari canadesi che raccontavano del Pranzo di Natale 1943, dei civili che, nei loro diari, raccontavano i giorni precedenti alla Liberazione del 28 dicembre, la distruzione, il sangue, la fame, la miseria ma anche la speranza e la gioia di essere vivi e liberi.

Nella foto di Matteo Pavone, il racconto allo “stallone” dove i civili si erano rifugiati e, non sentendo più rumore di mortai, caricate le poche cose personali sulle spalle, decidono di uscire per strada il 28 dicembre del 1943

Siamo passati attraverso il racconto di un corrispondente di guerra canadese e di una ragazza che, sfollata, cercava di tornare a casa. Abbiamo ascoltato storie di donne e di uomini intrappolati nell’orribile esperienza della guerra anche dalla viva voce di chi, quella guerra, l’ha vissuta sulla propria pelle.

Donne e bambini tra le macerie di Ortona dopo la Battaglia

Abbiamo chiuso l’iniziativa ricordando l’immenso apporto delle donne al sostegno di un tessuto sociale scardinato dalla follia fascista ed espresso la nostra più grande vicinanza alle sorelle iraniane e afghane che oggi vivono, con immenso coraggio, i giorni della loro Resistenza.

Conoscere ci aiuta a non ripetere gli errori del passato, per questo è giusto continuare ad alimentare le voci di chi quei giorni li ha vissuti affinché nulla di ciò che è stato possa ripetersi nel presente e nel futuro.

La Memoria antifascista a Ortona avrà sempre un futuro

La sezione Anpi di Ortona ha voluto così chiudere il suo primo anno di attività con l’augurio a noi tutti di proseguire nella difesa della Costituzione e nella trasmissione della Memoria attraverso iniziative volte a contrastare ogni forma di fascismo e che abbiano, come faro, i fondamentali valori ispirati dalla Resistenza.

Sezione “Dario Serafini” – Anpi Ortona