Un anno fa, il 19 dicembre, Marisa Ombra ci lasciava. Andarono portare l’ultimo saluto alla partigiana, vicepresidente nazionale Anpi e cara amica, Marisa Ferro e Carla Argenton, della Segreteria nazionale del sodalizio. Anche il cielo sembrava piangere quel giorno, pioveva a dirotto mentre il feretro si allontanava dalla casa di Roma. Lo seguiva Irene Rosso, la persona che più le era stata vicino in anni e anni di amicizia e comunanza di ideali. Di Asti entrambe, tutte e due figlie di partigiani avevano un legame di affetto profondissimo, quasi non ci fosse differenza di età, seppure Marisa aveva qualche lustro in più.
Nell’anniversario della scomparsa, l’Anpi nazionale ha voluto ricordare Marisa Ombra con un manifesto e una frase che rappresenta il dettato di tutta una vita: “Non potevo restare indifferente, starne fuori. Dovevo fare qualcosa”. Così è sempre stato, nella Resistenza, nell’impegno per le donne e per i giovani, nell’associazione dei partigiani.
Ad Asti, intanto, sono andati a farle visita. Nel cimitero dove le tombe testimoniano la generosità di una terra che moltissimo ha dato per la Liberazione del Paese, la Costituzione, la democrazia.
C’erano Irene Rosso, Stefania, la nipote di Marisa e altri compagni del Comitato provinciale Anpi della città piemontese.
Marisa aveva espressamente chiesto di dimorare vicino al padre e alla madre, il comandante partigiano Celestino, “Tino”, ed Ernesta Gabiati, donna all’altezza della scelta, che coinvolse l’intera famiglia, di combattere il nazifascismo.
Marisa Ombra non sarà mai sola, e il suo ricordo non potrà mai impallidire. Allo stesso modo non potrà esserci oblio per gli altri combattenti.
Perché per l’Anpi la memoria è questione di famiglia e lo scorso 19 dicembre a rendere omaggio a Marisa e agli avi partigiani c’era la bella e grande famiglia che oggi è l’Anpi.
Pubblicato mercoledì 23 Dicembre 2020
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