Da http://www.ilmessaggero.it/photos/PANORAMA/ 10/91/2571091_1110_parco_falcone_borsellino.jpg

A Latina, Fratelli d’Italia, Noi Con Salvini, Forza Nuova e CasaPound, hanno provato a rovinare, senza riuscirci, la festa civile per l’intitolazione del parco comunale a Falcone e Borsellino, giudici simbolo della lotta alla mafia. Per il 25° anniversario della strage di via D’Amelio, la città pontina ha ospitato un convegno con la Presidente della Commissione antimafia, Rosy Bindi, e una cerimonia alla presenza della Presidente della Camera, Laura Boldrini. Nel frattempo la commissione Toponomastica ha votato all’unanimità di tutti gli 11 componenti la proposta di intitolare un luogo a Sandro Pertini, Presidente della Repubblica e partigiano. Un’iniziativa avviata col forte sostegno della cittadinanza e delle associazioni del territorio, la sezione Anpi di città in prima fila, come già avvenuto per il cambio di nome dei giardini pubblici. Questi ultimi, secondo i contestatori, erano dedicati ad Arnaldo Mussolini, fratello minore di Benito, e nulla sarebbe dovuto cambiare. Ne abbiamo parlato a poche ore dal cambio di intitolazione col sindaco di Latina, Damiano Coletta.

Sindaco, come è arrivato alla decisione di intitolare il parco cittadino a Falcone e Borsellino, revocando la dedica ad Arnaldo Mussolini, fratello minore del duce?

La vicenda dell’intitolazione è stata bassamente strumentalizzata, dando una chiave di lettura inappropriata dalla quale prendo le distanze e, aggiungo, nemmeno merita il mio rispetto perché è in malafede. Intitolare il parco a Falcone e Borsellino è frutto di una scelta di legalità della mia città, il sigillo al patto sancito tra la comunità delle persone perbene, gli inquirenti e le forze di polizia che operano sul territorio. Latina ha rialzato la testa, scendendo anche in piazza contro la criminalità organizzata e un sistema politico corrotto che aveva paralizzato e condizionato l’intera attività amministrativa. La città si è liberata, non uso a caso questo termine, da collusioni tra clan, malapolitica e cattiva amministrazione. Ovviamente questo non va giù e si sta facendo di tutto per tornare a fare affari sulla testa dei cittadini. Ma finché ci sarò io alla guida del Comune, non lo permetterò.

Sono state le forze politiche di destra e formazioni che si richiamano al fascismo come CasaPound a contestarla…

La storia va rispettata ma nella giusta misura, senza alcuna rievocazione nostalgica. Si è voluto far intendere che volessimo abbattere monumenti del fascismo. Non abbiamo certo furie iconoclaste. Latina è nata nel periodo fascista, e dunque ha una sua architettura e un suo stile. Abbiamo realizzato una mostra dedicata all’urbanista Oriolo Rizzotti, autore del progetto dell’allora Littoria, ho siglato un accordo con l’Archivio centrale dello Stato per conservare i bozzetti originali: erano relegati in uno scantinato mangiati dalla povere e dai topi. Sto mettendo anche insieme una commissione di esperti per un’analisi storica oggettiva di ogni epoca della nostra città. La mia intenzione era proprio di aprire un dibattito pubblico sull’intitolazione a Falcone e Borsellino, consapevole inoltre che tanti cittadini non si riconoscevano in un personaggio fascista che non c’entra nulla con Latina. Se il parco fosse stato dedicato a Benito Mussolini, ma per fortuna la legge non lo consente, avremmo dovuto fare un ragionamento diverso per sensibilizzare la cittadinanza e averne l’appoggio. Per di più quel parco non era affatto intitolato ad Arnaldo Mussolini, io stesso l’ho scoperto in seguito. L’ho anche detto apertamente in Consiglio comunale.

Eppure a Latina lo credevano tutti…

Abbiamo appurato che il nome di quel luogo era Parco comunale, mentre una targa apposta vent’anni fa all’ingresso fa lo dedicava al fratello minore del duce, morto nel 1931. Ma le carte parlano chiaro: nel luglio ’43, alla caduta del regime, il podestà Scalfati cancellò con una delibera tutta la toponomastica fascista. Nel 1996, l’ex sindaco Ajmone Finestra, ex repubblichino e poi parlamentare del Msi, ritirò fuori il nome senza però varare alcun atto pubblico. Quel giardino si chiamava dunque, per legge, “Parco comunale”. Volevo comunque uscire da ogni ambiguità.

Damiano Coletta, sindaco di Latina

Il sindaco di Latina, Damiano Coletta, è preoccupato per il proliferare di organizzazioni politiche che si richiamo espressamente al fascismo?

Sono un convinto fautore e sostenitore della Costituzione e con altri colleghi abbiamo avviato un percorso della sua attuazione anche nella pubblica amministrazione. Sono moderatamente preoccupato per le derive estremistiche, credo che la maggioranza delle persone abbia a cuore la democrazia. La politica però deve assumersi le sue responsabilità. Non dare risposte certe, per esempio, sull’accoglienza di migranti e rifugiati offre l’occasione a frange pseudo nazionaliste di fare demagogia e alzare la voce. In questo momento storico manca i centristi e una destra moderata, che in passato ha saputo contribuire alla democrazia. Così prendono la scena organizzazioni che esprimono pura violenza nei contenuti e nei modi. Lo dimostra l’utilizzo politico dei social da parte dell’estrema destra. La libertà di espressione è altra cosa, questa è una libertà “drogata”.

Adottare dei protocolli antifascisti da parte delle istituzioni locali può essere uno strumento utile nel contrasto alla destra nera?

Latina ha fatto grandi passi avanti negli ultimi tempi, ma aveva una storia molto “nostalgica” fino a pochissimo tempo fa. Sono stato eletto nel giugno 2016. Condivido nella sostanza le scelte adottate da alcune amministrazioni, ma le istituzioni locali devono essere messe nella condizione di farlo e ogni percorso deve essere frutto di un’acquisizione culturale da parte dei cittadini. Nel mio caso, la maggioranza della comunità mi ha sostenuto. Moltissimo l’Anpi, tra le associazioni. Mi aspettavo più supporto e meno “timidezza” da parte di alcune forze politiche democratiche. Così non è stato.

Come rispondere a livello nazionale al crescere della destra estrema e alla deriva democratica?

Servirebbe appunto una risposta unitaria della politica democratica, ma paradossalmente chi prova a offrire soluzioni concrete spesso rischia di ritrovarsi fuori dal coro. Invece su alcuni temi soprattutto sarebbe indispensabile, pur mantenendo la propria tradizione politica, recuperare la coralità.