Per quasi cinque mesi su quel fiume passò il fronte, lungo una riva gli Alleati dell’8ª armata britannica, sull’altra sponda la linea Gotica del feldmaresciallo Albert Kesselring. Per 145 giorni fu quell’argine del Senio l’unico testimone della violenza nazifascista in un inverno lungo e freddo che non voleva dare tregua. Poi arrivò aprile e una battaglia rimasta nella leggenda. Il dieci di quel mese, il Gruppo di Combattimento “Cremona” del nuovo esercito italiano liberò Alfonsine, Cotignola, Fusignano e Lugo.
Erano divenuti macerie perché nazisti e saloini avevano minato e distrutto, rastrellato, torturato e ucciso.
Il Senio restituì alcuni corpi, gli altri furono pianti davanti ai tanti cippi che sorsero l’uno dopo l’altro lungo le due rive tracciando un sentiero di 18 km che da Alfonsine arriva a Cotignola, percorre ponti e attraversa il corso d’acqua per toccare Bagnacavallo, sulla riva destra, tornando a unire le genti di quei paesi della Bassa Romagna. Quasi un plastico simbolico dell’Italia intera dopo l’insurrezione nazionale e il 25 aprile.
Ma anche i bombardamenti aerei avevano fatto la loro parte. E per quei Comuni la Liberazione significò subito Ricostruzione.
Per tornare a pensare al futuro, senza rendere vano il sacrificio supremo di chi aveva resistito, di chi aveva combattuto per permettere un domani diverso, immaginato e conquistato in ogni montagna e pianura, nelle città e nelle campagne. In quella terra dove il vino è buono e crescono rigogliosi gli alberi tutte le famiglie hanno avuto un partigiano o una staffetta. Nessuna generazione ha mai dimenticato. È uno di quei luoghi grandiosi del nostro Paese dove la memoria non è mai impallidita, sempre ha saputo dare risposte al tempo presente.
Così dal 2004 quei diciotto chilometri sono divenuti di teatro, musica, danza, racconto. «Cominciò quasi in sordina – racconta Mario Baldini, tra i fondatori e presidente dell’associazione culturale Primola –. Organizzammo una camminata per il 25 aprile dove l’arte potesse intrecciarsi alla storia della comunità e fare comunità».
Per la prima volta de “Nel Senio della memoria” si trovarono in una cinquantina, l’anno successivo Mario chiese al partigiano Pompeo Graziani, presidente della sezione Anpi di Lugo, di promuoverla insieme e poi si aggiunse l’Istituto storico della Resistenza di Ravenna, e le amministrazioni dei cinque Comuni. Ciascuna sostiene con un contributo l’iniziativa.
A dare un apporto generoso sono i volontari di tutte le sezioni Anpi della zona e il comitato provinciale.
La scorsa edizione ha contato oltre un migliaio di partecipanti. È divenuta una tradizione a cui il territorio tiene moltissimo. In questi anni il fiume ha visto mostre fotografiche, concerti, proiezioni video e narrazioni teatrali e merende e pranzi e allegria, e anno dopo anno rievocare quella storia imponente di Resistenza.
Al 75° della Liberazione si era pensato per tempo e in grande stile, coinvolgendo 12 artisti, e con un lavoro di tre anni è nato il disco “Canzoni sul Senio”.
Ogni cantautore ha raccontato un paese e la sua storia in quei mesi terribili. Per esempio, il ravennate Giacomo Scudellari (“il mio eroe resistente è sempre stato Bulow” – Arrigo Boldrini, Md’OVM e storico presidente dell’Anpi nazionale, ndr) è rimasto colpito dalla vicenda di Bagnacavallo, salvato dai bombardamenti grazie ai partigiani, e le ha dedicato il brano “La città di carta”. Con “I caduti di Alfonsine” Giacomo Tomi ha voluto rendere omaggio alla piccola città insignita con il massimo riconoscimento al valor militare, intrecciando le sorti delle sue donne e dei suoi uomini con l’epica battaglia del Gruppo Cremona (in cui combatté anche il presidente emerito dell’Anpi, Carlo Smuraglia). Sulle note di “Sull’argine” Enrico Farnedi onora Cotignola, paese dei Giusti. E via cantando.
L’idea era di presentare il cd il 25 aprile chiamando a una grande partecipazione, magari con un concerto, per allargare il più possibile la condivisione in musica di emozioni e passioni civili. Impossibile purtroppo con l’emergenza Covid-19. Tutto rimandato, non cancellato sia chiaro. Intanto a Patria i promotori della camminata hanno voluto riservare un’anticipazione. In “Il ponte Bailey” Vittorio Bonetti racconta il “passaggio” alla libertà, rappresentato dalla struttura mobile molto utilizzata dai militari. Anche per guadare il Senio.
Vittorio Bonetti – il ponte bailey3 from ANPI on Vimeo.
Il lockdown ovviamente non ha fermato la passeggiata resistente. Nel giorno in cui si celebra la vittoria sul nazifascismo, come le centinaia di iniziative in altrettanti luoghi, dal nord al sud Italia, la camminata sul Senio del 25 aprile si terrà sul web. Comincerà all’ora abituale, le 9, e andrà avanti fino a sera come sempre è stato. Alle 15 tutti dai balconi a cantare Bella ciao partecipando all’iniziativa nazionale dell’Anpi.
Le tappe del percorso sull’argine verranno scandite da poesie, video, letture, parteciperanno musicisti e attori e si terranno anche dibattiti, rigorosamente online, sulla pagina facebook @nelseniodellamemoria. Non mancherà neppure il pranzo solidale: una porzione di pasta sarà consegnata a domicilio nelle case, da consumarsi insieme, a distanza, unica dimensione “virtuale”, non reale, perché si può stare vicini anche senza lasciare i propri cortili. «Faremo come i padri e le madri costituenti quando scrissero che la Repubblica deve rimuovere ostacoli delle disuguaglianze – precisa Mario Baldini dell’associazione Primola –. Si tratta semplicemente di concretissima immaginazione».
E offrendoci anche un video a metà tra album dei ricordi e impegno per il domani, ci saluta dallo schermo dello smartphone: «L’aprile 1945 fu eccezionalmente caldo riferiscono gli storici, anomalo, capita spesso che in Bassa Romagna la primavera arrivi tardi. Quest’anno per la camminata non dovremo chiederci che tempo farà. Ti pare poco?».
Pubblicato giovedì 23 Aprile 2020
Stampato il 16/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/itinerari-della-resistenza/nel-senio-della-memoria/