La memoria è una straordinaria fonte di Storia, nel senso di racconti e testimonianze, di particolari percorsi autobiografici, che permettono di ricostruire fedelmente avvenimenti, accadimenti e contesti storici. Partendo da questi presupposti è doveroso citare la bella figura di Nino Garau, che deve essere ricordato come esempio di generosità, di spirito democratico e antifascista, che tutti dovremo conoscere e apprezzare. Infatti molti sardi, come Nino Garau, sono ricordati per il profondo spirito di abnegazione e sacrificio, con cui parteciparono alla guerra di Liberazione tra le file della Resistenza, ma purtroppo molti di loro sono rimasti in ombra per scarsità di documentazione o per riserbo assoluto. Infatti Nino Garau, (nome di battaglia Geppe) dopo 67 anni di silenzio, ha qualche tempo fa deciso di raccontare una parte della sua vita, che risulta essere un pezzo di storia italiana, di cui è stato un importante protagonista. Scrive Sergio Naitza, giornalista dell’Unione Sarda: “(…) Certo, nella ristretta cerchia degli storici si sapeva del passato di Garau, il suo nome è citato in vari saggi. Ma tante storie, particolari e dettagli inediti erano chiusi a doppia mandata nel forziere della sua memoria (…)”.
Facciamo un passo indietro. Nino Garau è oggi un anziano signore di novantatré anni, cagliaritano verace, figlio di una agiata famiglia della borghesia. Allievo ufficiale dell’Accademia aeronautica di Caserta, dopo il fatidico 8 settembre del 1943 entra nelle file della Resistenza italiana, partecipando e dirigendo gruppi e squadre di azione patriottica nel Modenese, diventando, in seguito, comandante della 13° Brigata partigiana “Aldo Casagrandi”. Furono tante le azioni che Geppe condusse contro i tedeschi, e le azioni contro i distaccamenti di repubblichini nella zone verso l’Appennino. Fino alla liberazione di Spilamberto il 23 aprile, prima dell’arrivo degli Alleati. Scrive Giorgio Pisano nell’Unione Sarda: “(…) Memoria lucidissima, protagonista appassionato e non pentito, alla fine si è lasciato convincere a vuotare il sacco davanti ad una videocamera. Senza censure, tutto: orrori, torture, violenze. Per sé ha tenuto soltanto il privatissimo gelo dell’anima nel vedere gli occhi di un uomo che muore: “Era gente come me, magari padri di famiglia: Ma non c’era scampo: o io o loro (…)”. Fortunatamente Geppe, ha voluto lasciare, attraverso un film a lui dedicato “Geppe e gli altri – Storia di vita di un comandante partigiano sardo”, diretto da un ristretto gruppo di persone, facenti capo all’Istituto sardo per la Resistenza e l’Università di Cagliari, la sua vita da partigiano. Geppe è stato aiutato da una memoria lucidissima e straordinaria. Questo film-documentario, realizzato dopo un anno di riprese, vuole essere un modo straordinario di raccontare le vicende personali di un partigiano, attraverso una profonda riflessione del valore etico di una comunità. Il Comune di Spilamberto non ha dimenticato Nino Garau, tanto da conferirgli la cittadinanza onoraria del Comune. Anche la pubblicistica emiliana, ricorda attraverso il libro “Ci siamo liberati”, le tante storie e vicissitudini di partigiani, (tra questi spicca Geppe) e uomini comuni, che hanno portato la liberazione di tutta la cittadinanza dall’assedio nazi-fascista. Nino Garau è stato membro del Consiglio Superiore della Pubblica Amministrazione ed è stato insignito della Stella d’argento al Merito Sportivo.
Il profilo di Nino Garau, la sua testimonianza di vita, merita attenzione tra l’opinione pubblica, spesso travagliata da un imbarbarimento dell’etica e della morale. I giovani devono conoscerlo, apprezzarlo e scoprirlo. Nino Garau, in uno dei suoi tanti interventi ha affermato: “Rispetto per chi ha perso la vita; essendo sopravissuto, io posso soltanto dire di aver agito modestamente. Oggi, voi che avete idee e valori di equità, democrazia e giustizia, prendetevi cura delle nuove generazioni perché sono l’unica speranza per risollevare le sorti di un’Italia che ha trascorso gli ultimi anni a grattare il fondo del barile”. Ancora una volta, le associazioni antifasciste e resistenziali, devono unire le forze affinché, il patrimonio culturale, ideale e politico espresso dagli uomini della Liberazione non cada nell’oblio. Sarebbe la fine delle libertà e della democrazia.
Maurizio Orrù – giornalista, Segretario regionale ANPPIA-Sardegna
Pubblicato mercoledì 6 Aprile 2016
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