Obiettivo primario delle Associazioni antifasciste e resistenziali è salvaguardare la memoria storica da rigurgiti nostalgici di stampo mussoliniano. Oggigiorno sembra svanire la memoria storica collettiva nazionale e tanti valori appaiono stemperati nella confusione e nell’incertezza. Emblematici i fatti e gli episodi di stampo fascista che si sono verificati in Italia negli ultimi tempi. Pertanto è necessario difendere la nostra democrazia da coloro che la oltraggiano, la dileggiano con azioni politiche in contrasto con la Costituzione repubblicana. Solo una profonda conoscenza della nostra storia nazionale contemporanea, può impedirci di ricadere negli errori del passato. A tale riguardo, meritano attenzione le figure di tanti antifascisti che hanno difeso la democrazia.
In quest’ottica è rilevante ricordare la figura di Cosimo Orrù nato a San Vero Milis (Oristano) il 25/09/1910.
Interessante è il contesto nel quale nacque e visse: San Vero Milis è un piccolo centro agricolo del Campidano della Sardegna che agli inizi del 1900 viveva un’economia legata all’agricoltura e all’artigianato. In questo ambiente e contesto storico viveva la sua famiglia appartenente alla media borghesia sarda composta da ben sei figli (Salvatore, Michele, Giuseppe, Carmine, Cosimo e Filomena). Il capo famiglia, Beniamino, segretario comunale in alcuni comuni dell’isola, agli inizi del ventennio fascista veniva ingiustamente accusato di concussione e licenziato dal lavoro, subiva un processo, dal quale veniva assolto, ma nonostante la sentenza favorevole non veniva reintegrato nell’impiego pubblico. Questa situazione familiare creò un periodo di instabilità economica che precipitò allorché Michele Orrù, il secondogenito della famiglia, fervente socialista, veniva indicato dai fascisti come uno dei sottoscrittori di una petizione contro Mussolini in merito al delitto di Giacomo Matteotti. L’esito immediato fu la cessazione del rapporto di lavoro con la conseguente perdita di reddito. Dopo questa fase familiare assai travagliata, le condizioni economiche della famiglia migliorarono, tanto che Cosimo poté tranquillamente continuare gli studi universitari nella facoltà di Giurisprudenza. Il Nostro professava ideali liberalsocialisti e antifascisti e fu quindi naturale la sua iscrizione nelle liste del Partito d’Azione.
Laureatosi in legge, vinse un concorso nazionale in magistratura e la sua prima destinazione fu il tribunale di Ittiri, con la qualifica di pretore onorario. Rimase in Sardegna fino all’estate del 1939, quando venne nominato vice segretario della IV Area territoriale del ministero dell’Aereonautica a Bari. Dopo una breve permanenza nella città pugliese, Cosimo rientrò nella sua Sardegna, nella circoscrizione di Sassari, con l’incarico di uditore giudiziario. Solo dopo due anni divenne sostituto procuratore del tribunale di Bergamo. In quel tempo l’Italia era allo stremo economico: la stragrande maggioranza della popolazione viveva una situazione di estremo disagio economico e finanziario, imperava la fame. A Bergamo, Orrù subì un’aggressione politica da parte del segretario federale cittadino Gino Gallarini, per essere riuscito a smascherare, con argomentazione giuridiche, un piano diabolico ordito dalle autorità fasciste nei confronti di un mugnaio che Cosimo difendeva. Le conseguenze dirette furono tremende: sospeso dal grado e dallo stipendio in una magistratura asservita al regime, che lo considerava una sorta di sorvegliato speciale, fu trasferito presso il tribunale di Pavia (Decreto 23/04/1942) e in seguito, come in un pellegrinaggio, venne nominato in un’altra circoscrizione, al tribunale di Busto Arsizio (Decreto del 18/03/1943). Qui poté intrecciare saldi e significativi contatti con le forze partigiane della zona e rapporti di collaborazione politica e di amicizia: i maggiori e più fidati interlocutori furono Camillo Tosi, che lo inserì nei ranghi del Comitato di Liberazione Nazionale di Busto Arsizio, Martino Crespi importante esponente politico del Partito d’Azione nell’Alto milanese, Pierino Solbiati stimato ed autorevole antifascista locale e Amelia Castiglioni, impiegata tessile, per la quale Cosimo Orrù aveva un sincero e profondo affetto. Nel frattempo con le dimissioni di Benito Mussolini la situazione politica e militare degenerava. Il Nostro prodigava la sua attività politica attraverso la distribuzione e la diffusione di alcuni giornali, quali “L’Italia libera” del Partito d’Azione, “Democrazia” giornale dei cattolici liberali; “Ribelle” organo stampa dei partigiani combattenti.
Il magistrato sardo venne arrestato la mattina del 20 giugno 1944 da un drappello di SS accompagnate da un milite delle brigate nere, con l’accusa di detenzione di materiale politico antifascista inneggiante la lotta partigiana. Fu trasferito nel raggio V del carcere milanese di San Vittore e da questo momento è difficile descrivere i suoi spostamenti: infatti il comando delle SS di Milano dettò rigide regole riguardo ai rapporti che, “traditori e prigionieri politici” dovessero intrattenere con i familiari. Infatti solo in circostanze fortuite si seppe che Cosimo era stato deportato in Germania, esattamente nel terribile campo di sterminio di Flossenbürg.
Qualche dettagliata e specifica informazione sul magistrato sardo l’abbiamo attraverso la testimonianza del prelato padre Agosti, sopravvissuto di Flossenbürg . “Con noi, da Milano, era venuto un certo Orrù, nativo sardo, giudice al Tribunale di Busto Arsizio. Era giovane, ma già maturo e di sicuro avvenire per la sua intelligenza e prudenza. Quando il capo-baracca lo scoprì gli giurò una persecuzione spietata e certamente la causa principale della sua morte furono i maltrattamenti inflittigli nella baracca n. 23. Qualche volta sembrava che il pazzoide gustasse a tormentare come il gatto fa con i topi” (da Nei lager vinse la bontà, Milano, 1968).
Scrive inoltre lo storico Ernesto Speroni: “Le vicende di coloro che hanno perso la propria vita all’interno dei campi di sterminio non sono sempre complete e sono testimoniate da coloro che sono riusciti miracolosamente ad uscire vivi da quella immane strage. Quello che siamo riusciti a sapere della detenzione di Cosimo è davvero poco, anche perché la particolare situazione in cui si è trovato, la persecuzione del kapò che odiava i giudici, non gli ha lasciato davvero molto tempo per sopravvivere. È come se Cosimo sia stato inghiottito per sempre in un baratro senza fondo. I suoi aguzzini hanno pensato in questo modo di cancellarne il pensiero, il sentimento, l’azione” (da Un magistrato nella lotta di liberazione, ANPI Busto Arsizio Sezione “Giovanni Castiglioni” – 2015). Incerta è quindi la data della sua morte (1944 o 1945).
Fortunatamente il ricordo e la memoria di Cosimo Orrù è sempre vivo grazie agli eventi commemorativi che puntualmente le amministrazioni comunali di Busto Arsizio e San Vero Milis organizzano in occasione della Giorno della memoria.
A tale riguardo San Vero Milis ha costituito un Centro di documentazione della memoria Cosimo Orrù, che attraverso manifestazioni ed eventi propone riflessioni sulla deportazione. Quest’anno in occasione delle celebrazioni per il Giorno della memoria dedicate al giudice sardo, San Vero Milis ha organizzato e curato un evento con la partecipazione degli alunni della scuola media statale, i quali hanno ricevuto una copia della Costituzione italiana e dello Statuto sardo. In questa occasione il sindaco Luigi Tedeschi, ha affermato: «Cosimo Orrù venne confinato in un campo di concentramento come prigioniero politico. È un esempio non solo per i suoi concittadini, per l’onestà intellettuale nella sua professione e la difesa della verità anche a costo della propria libertà e vita. San Vero Milis vive il giorno della memoria con sentimenti di commozione civica e affettiva».
Anche Busto Arsizio attraverso l’Ordine degli avvocati in occasione del 70° anniversario della Repubblica (17 giugno 2016) ha preparato un dettagliato volantino nel quale afferma “Faremo conoscere e ricordare quegli avvocati e quei magistrati che in ogni parte del nostro Paese, con coraggio e spirito di abnegazione si rifiutarono di asservire il proprio ministero alla dittatura fascista, che aderirono alla Resistenza, che svolsero attività clandestina, che si immolarono per la libertà”.
Molti combattenti sardi, testimoni della lotta per la libertà, sono stati insigniti di medaglie al valore militare (8 d’oro, 34 d’argento e 34 di bronzo). Cosimo Orrù ha ricevuto una medaglia d’oro in quanto impegnato attivamente nella lotta al nazifascismo.
La lezione politica e umana di Cosimo Orrù deve essere ricordata e conosciuta, tra i giovani e non, affinché tutto il suo particolare e utile insegnamento, in chiave democratica e antifascista entri prepotentemente nella memoria storica collettiva nazionale.
Maurizio Orrù, giornalista, Segretario regionale ANPPIA Sardegna
Pubblicato martedì 3 Ottobre 2017
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