Un Paese che ha subito più di vent’anni di dittatura dovrebbe essere profondamente antifascista. E tale è l’indirizzo complessivo della nostra Carta Costituzionale. Ma purtroppo non è così.

Milano e la Lombardia sono state da tempo scelte dalle organizzazioni neofasciste e neonaziste come luoghi di incontro, di convegni e manifestazioni anche a livello europeo. Il fenomeno sta sempre più assumendo dimensioni che destano profonda preoccupazione in tutti noi che crediamo nella democrazia e nei principi sanciti dalla Costituzione repubblicana.

Il Varesotto, Monza, Cantù; ma è soprattutto a Milano che si concentrano raduni, manifestazioni e convegni delle formazioni neofasciste e neonaziste.

Il 4 novembre 2016 i neofascisti di Lealtà e Azione hanno organizzato un presidio alla stazione di Rogoredo (Milano) “contro droga, degrado e immigrazione”, cercando di cavalcare l’indiscutibile disagio sociale di quel quartiere. Il 19 novembre 2016 si è svolto a Milano, in un capannone privato, un raduno internazionale neonazista promosso da Hammerskin e da Blood and Honour, organizzazione messa fuori legge in diversi Paesi europei. Il 14 gennaio 2017 ha avuto luogo all’Arco della Pace un presidio di Forza Nuova, proprio a ridosso del Giorno della Memoria.

L’ANPI Provinciale di Milano si è subito rivolta alle istituzioni e alle pubbliche autorità per chiedere il divieto della manifestazione neofascista. Due importanti risultati si sono ottenuti: l’intervento del Sindaco di Milano Giuseppe Sala che ha chiesto che il raduno venisse impedito e l’autorizzazione da parte del Questore del solo presidio e non del corteo per le vie cittadine.

Il Comitato Permanente Antifascista, sorto nel maggio del 1969, all’indomani delle bombe neofasciste alla Fiera Campionaria e alla Stazione Centrale, ha promosso un riuscitissimo contropresidio unitario in piazza Fontana, di oltre mille persone, con la partecipazione delle associazioni della Resistenza, delle forze politiche, dei sindacati, dei centri sociali, di numerosi parlamentari e del vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo. Al presidio unitario è giunta la significativa adesione della FIR (Federazione Internazionale della Resistenza), dell’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane), della Comunità Ebraica di Milano.

Ogni volta che le organizzazioni neofasciste preannunciano manifestazioni pubbliche ci si trova di fronte ad un ostacolo difficilmente superabile. Il nodo è rappresentato dal fatto che le formazioni neofasciste, pur contrapponendosi per la loro ideologia – Forza Nuova è stata definita nazista da due sentenze della Corte di Cassazione – ai principi sanciti dalla Costituzione repubblicana e alle leggi Scelba e Mancino, vengono regolarmente ammesse alle elezioni. Diventa quindi, da parte delle pubbliche autorità, tecnicamente problematico vietarne i raduni.

Esiste poi un atteggiamento ondivago da parte della magistratura riguardante il reato di apologia del fascismo. A Milano, la mattina del 25 aprile 2016 si è svolta all’interno del Cimitero Maggiore, al Campo 10, dove sono sepolti gerarchi fascisti e repubblichini di Salò, una provocatoria manifestazione di Lealtà e Azione di aperta apologia del fascismo. Nonostante la denuncia della Digos alla Procura di Milano, la magistratura ha archiviato il caso.

Nel giugno 2015 il giudice per le udienze preliminari Donatella Banci Buonamici ha prosciolto dieci militanti di estrema destra accusati di apologia di fascismo per i saluti romani durante la commemorazione per Sergio Ramelli svoltasi il 29 aprile 2014, ritenendo che le modalità della manifestazione non abbiano creato concreti pericoli di ricostituzione del partito fascista. Il 19 novembre 2015, invece, la V Sezione del Tribunale di Milano ha condannato per gli stessi fatti dell’anno precedente (29 aprile 2013), sempre a ricordo di Ramelli, 16 neofascisti a un mese di reclusione, richiamando l’articolo 5 della legge Scelba, per avere compiuto manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e ha riconosciuto un indennizzo all’ANPI Nazionale che si era costituita parte civile.

La sentenza della V Sezione del Tribunale di Milano è di grande significato e ci dimostra che oggi c’è bisogno di ciò che è il vero incompiuto della democrazia italiana: “lo Stato antifascista”, la certezza cioè che lo Stato, le sue istituzioni a partire dagli apparati educativi e da quelli repressivi siano orientati rigorosamente ad una attività permanente ed ordinaria che trasmetta il significato e i valori fondanti della nostra storia contemporanea, nata con la svolta della Liberazione dal fascismo.

Il 13 febbraio 2017 il Municipio 4, governato da una maggioranza di centrodestra, voleva promuovere, per il giorno del Ricordo, in un luogo simbolico per Milano, la Palazzina Liberty, un’iniziativa alla quale avrebbe dovuto partecipare Federico Goglio, il cui nome compare tra i 16 neofascisti condannati dalla V Sezione del Tribunale di Milano a un mese di reclusione per i fatti del 29 aprile 2013. L’ANPI ha subito reagito, facendo soprattutto riferimento alla citata sentenza del Tribunale di Milano.

Determinante, anche in questo caso, è stato l’intervento del Sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha negato l’autorizzazione a usare la palazzina Liberty per la presenza di una persona processata per avere inneggiato al fascismo.

Un’altra grave provocazione è avvenuta a Milano, il 20 gennaio 2017, cioè il giorno immediatamente successivo all’inaugurazione delle prime sei pietre di inciampo collocate in vari punti della nostra città: l’imbrattamento della pietra posta di fronte all’abitazione di Dante Coen, deportato perché ebreo, nei lager nazisti, dai quali non fece più ritorno.

La risposta che Milano ha saputo dare è stata straordinaria. Sabato 28 gennaio 2017 si è avuta la più grande mobilitazione antifascista degli ultimi anni. Una catena umana di oltre cinquemila persone si è snodata da piazzale Lima sino al Memoriale della Shoah. Il dato di maggior rilievo è stata la presenza non soltanto di militanti delle forze democratiche, ma di intere famiglie di milanesi che hanno voluto dimostrare con la loro partecipazione che la Memoria di chi ha sofferto e combattuto per la libertà di tutti noi non deve essere oltraggiata.

I milanesi hanno dimostrato di non essere indifferenti e di saper reagire con decisione quando si vogliono colpire i valori fondanti della nostra democrazia.

E questo è un elemento di grande rilievo. Infatti accanto all’impegno per rinnovare profondamente lo Stato, è essenziale combattere e vincere l’indifferenza che troppe volte si registra di fronte allo svilupparsi e al rifiorire di movimenti neofascisti e razzisti. Compito dell’ANPI è quello di continuare a sviluppare una intensa controffensiva di carattere ideale, culturale e storico soprattutto nei confronti dei giovani, per ricordare le tragedie provocate dal nazifascismo nel corso del Novecento.

Roberto Cenati, Presidente dell’ANPI provinciale di Milano