Al revisionismo non c’è mai fine, sembrerebbe. Non solo se c’è chi vorrebbe riscrivere la storia, piegandola a suo favore, ora c’è anche chi si è spinto oltre “espropriando” un monumento ai caduti della Resistenza. Ė accaduto il 10 febbraio ad Arcore –Brianza, Lombardia – dove il sindaco Maurizio Bono, primo cittadino da pochi mesi, nonostante sostenga di non avere alcuna tessera di partito non nasconde di aver ricevuto l’imprimatur da Fratelli d’Italia nelle persone di Federico Romani e Daniela Santanchè.
Uomo di legge, è avvocato, Bono ha deciso di celebrare la Giornata del Ricordo davanti a una delle opere più belle e prestigiose della cittadina lombarda: la grande scultura eretta dall’amministrazione di Arcore per il 30° della Liberazione che, realizzata da Carlo Bestetti campeggia in Largo Vela angolo via Roma, rendendo omaggio a chi nel territorio perse la vita per combattere il nazifascismo e conquistare la democrazia e la Costituzione.
Come fare però? Semplice, cambiandogli nome in “Monumento ai martiri della Libertà”.
Ė indignato Fulvio Franchini presidente del comitato provinciale dei partigiani di Monza Brianza: «Quel monumento rappresenta la lotta che restituì dignità all’Italia, la nuova intitolazione è un’offesa alla memoria dei caduti partigiani, utile solo a strumentalizzare la celebrazione della Giornata del Ricordo».
Nemmeno fosse l’unica architettura commemorativa di Arcore, dove a poche centinaia di metri, in via Gorizia, dal 1957 c’è un monumento a tutti i caduti per la patria. Spiega Franchini: «Quando la presidente dell’Anpi di Arcore, Emanuela Rastelli, con la quale abbiamo seguito tutta la vicenda, ha chiesto al sindaco il perché di quel luogo, Bono non ha saputo o voluto rispondere e infatti per come è andata è stata funzionale solo a strumentalizzare la celebrazione della Giornata del Ricordo». Perché se i simboli hanno un valore morale e storico la scelta di ritrovarsi davanti a un monumento antifascista avrebbe potuto far sperare in una presa di distanza dal revanchismo della formazione politica che ha portato Bono in Municipio. E invece no, tant’è che alla cerimonia con corona di alloro deposta alle vittime delle foibe hanno assistito militi di CasaPound. «Il sindaco durante la commemorazione ha affermato di rispettare la storia di quell’esperienza, ma è sembrata piuttosto una derisione di chi morì per opporsi alla barbarie nazifascista, pagandone un prezzo altissimo».
Non solo. Aggiunge il presidente Franchini: «Il sindaco ha parlato di “pacificazione nazionale” in nome dell’italianità, e non ha speso una parola sulla discriminazione fascista ai danni delle popolazioni slave, sulle stragi di civili e sui crimini commessi dall’esercito italiano e nazista dopo l’invasione nel 1941 di quella regione dell’Europa». Insomma, mentre nel Paese crescevano le polemiche sulla circolare del ministero dell’Istruzione seguite dalla immediata correzione del titolare del dicastero, ad Arcore andava in scena la più retriva e falsificata versione dei drammatici fatti accaduti sul confine orientale. A suon di omissioni e con qualche allungamento in zone dove la reazione post conflitto della Jugoslavia fu ancora più dura.
Cita Concetto Marchesi, il presidente provinciale Anpi Monza Brianza: «La storia non è fatta della stessa pasta del salame, non si può prendere la parte più buona e basta». Invece gli oratori, uno storico e un rappresentante dell’Anvgd (associazione degli esuli giuliano-dalmati) hanno tirato fuori solo una visione distorta, scorretta e falsa di quanto accaduto, hanno parlato della Risiera di San Sabba a Trieste, di “pulizia etica”, delle “foibe blu”, cioè di quanti vennero gettati nell’Adriatico, di profughi respinti dai connazionali mentre l’Italia apre le porte agli immigrati, della strage di Pola del 1946, del Parlamento che non votò la legge istituita della Giornata all’unanimità.
«Noi dell’Anpi – prosegue Franchini – vogliamo celebrare, e ogni anno, la Giornata del Ricordo ma pretendiamo di farlo come stabilisce la legge istitutiva però, cioè senza dimenticare quanto accaduto prima, e unicamente la parte che fa più comodo a qualche formazione politica, così come è stata piegata a fini politici la rinomina del Monumento alla Resistenza, avremmo auspicato un’emancipazione della destra, invece abbiamo assistito a un grave passo indietro nella storia»
Sabato 12 febbraio i partigiani hanno promosso un presidio sotto il Monumento alla Resistenza, con i sindacati confederali e le altre associazioni democratiche, cittadini di Arcore e della Brianza, si ritroveranno insieme per ricordare i partigiani e quanti hanno lottato e sacrificato la vita per conquistare la democrazia, che permette oggi alle destre di votare ed eleggere loro rappresentanti. «Per rammentare – conclude il presidente dell’Anpi provinciale, Fulvio Franchini – quanto ripeteva Arrigo Boldrini, il comandante Bulow: “abbiamo combattuto per chi c’era, per chi non c’era e anche per chi era contro”. Perché ci vuole rispetto, sempre, e soprattutto rispetto della storia».
Pubblicato venerdì 11 Febbraio 2022
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