Il leader curdo Abdullah Öcalan, riconosciuto da milioni di curdi nel mondo come riferimento della loro lotta di liberazione, venne rapito e incarcerato durante un’operazione di intelligence internazionale nel febbraio 1999. Da allora è in isolamento in prigione e da due anni neppure la sua famiglia ha avuto più sue notizie.

Il banchetto allestito per la conferenza stampa in via dei Fori Imperiali

“Libertà per Öcalan e soluzione politica per il popolo del Kurdistan”. È quello che sono tornate a chiedere oggi le associazioni (tra cui l’Anpi) che fanno parte di un comitato internazionale per la sua liberazione e per la creazione dei presupposti di una soluzione politica all’annosa questione curda. L’occasione è stata una conferenza stampa che si è svolta a Roma (in via dei Fori Imperiali) e in contemporanea in altre 16 città italiane.

L’intervento di Giovanni Russo Spena, comitato “ll tempo è arrivato”

“Perché una conferenza stampa proprio in questi giorni di grande tensione internazionale per il Medio Oriente? ­– si è chiesto Giovanni Russo Spena, portavoce del Comitato Il Tempo è arrivato, libertà per Ocalan –­ la risposta è semplice: perché la soluzione della questione curda e la liberazione del loro leader sono strettamente collegate con le tragedie mediorientali. Vogliamo solo ricordare che i curdi si sono schierati e hanno combattuto sul campo contro l’Isis”. “Per questo, per difendere i diritti umani, dobbiamo interrompere questi 24 anni di silenzio delle istituzioni nazionali e internazionali”, aggiunge Arturo Salerni, avvocato di Öcalan in Italia.

L’isolamento totale al quale è costretto da 3 anni il leader curdo è in palese violazione della legge turca e del diritto internazionale. L’ultimo incontro con i suoi avvocati è avvenuto nell’agosto del 2019 e l’ultimo contatto con il mondo esterno, una breve telefonata al fratello, risale al marzo del 2021. Da allora silenzio e buio totale.

Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio VIII di Roma. È intervenuto alla conferenza stampa

Abdullah Öcalan è stato isolato dalla Turchia di Erdogan e su di lui, oltre al silenzio informativo, è calata una cappa di accuse e denigrazioni. Viene descritto come un terrorista sanguinario e senza scrupoli, rovesciando le vicende della sua biografia personale e politica. “In realtà ­– ha detto oggi durante la conferenza stampa Amedeo Ciaccheri, presidente del Municipio VIII di Roma – Öcalan è un uomo di pace, ispiratore di una confederazione democratica molto avanzata”.

Roma 10 ottobre, Fori Imperiali, prima della conferenza stampa

“La battaglia dei curdi contro i terroristi dell’Isis è una prova della matrice di pace del pensiero e dell’azione del leader che ha fondato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan nel 1978”. Anche se negli anni Ottanta il suo partito fu costretto alla resistenza armata contro il regime militare che si era instaurato in Turchia, già all’inizio degli anni Novanta Öcalan si rese conto che la lotta armata non avrebbe potuto portare a una soluzione definitiva della questione curda e cominciò a lavorare per una soluzione politica. Ma ormai la sua personalità era diventata troppo scomoda e troppo seguita dai curdi sparsi per il mondo. Da lì la soluzione: l’arresto, la detenzione e l’isolamento totale.

Fabrizio De Sanctis, segreteria nazionale Anpi, intervistato prima della conferenza stampa

Ora le associazioni della società civile e i pochi politici che hanno a cuore questa causa si battono per la liberazione e per il rispetto dei diritti umani, anche alla luce dell’articolo 10 della Costituzione Italiana (“Lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge..”).

Fabrizio De Sanctis, componente della segreteria nazionale Anpi, durante l’intervento in conferenza stampa

“Dobbiamo chiedere prima di tutto il rispetto dei diritti umani fondamentali e in particolare, per Öcalan, il diritto alla difesa, e il rispetto del diritto di asilo riconosciutogli dal tribunale di Roma”, ha detto Fabrizio De Sanctis, membro della segreteria nazionale dell’Anpi. Siamo in debito morale verso i curdi e Öcalan. De Sanctis ha anche raccontato una recente missione in Kurdistan e in Turchia dove non sono garantiti i diritti di base, a cominciare dalla libertà di stampa e dal diritto alla difesa degli imputati. La situazione di Öcalan è scandalosa ed è la rappresentazione della violazione di tutti i diritti umani.

La conferenza stampa di oggi è stata dunque l’occasione per rilanciare la campagna internazionale. Una campagna che ha l’ambizione di sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche mandare un messaggio preciso alle istituzioni.

L’intervento del senatore Tino Magni

Lo ha spiegato il senatore Tino Magni (Alleanza Verdi-Sinistra), che, intervenendo alla conferenza stampa, ha annunciato una lettera alle massime istituzioni dello Stato per chiedere la liberazione del leader curdo e l’attivazione della diplomazia per risolvere la questione del Kurdistan e dei curdi nel mondo. Al microfono di strada di oggi, oltre alle persone già citate si sono alternati Michela Arricale (Centro Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia), Vito Scalisi, presidente dell’Arci Roma e membro della presidenza nazionale, Antonio Amoroso, rappresentante della Confederazione unitaria di base, Nicola Lobardozzi (giornalista Rete NoBavaglio ed ex redattore di Repubblica), Osvaldo Giuliano, dei Cobas.

Ora si attende la risposta istituzionale dell’Italia, sia da parte del governo, sia da parte del Parlamento dove è stata presentata un’interrogazione parlamentare. La lettera per la richiesta di scarcerazione è già stata recapitata. Intanto ci si chiede: ma Öcalan è ancora vivo?

La prigione di massima sicurezza dove è detenuto Öcalan in isolamento completo. L’edificio sorge su una piccola isola della Turchia nel sud del Mar di Marmara

Il leader curdo è stato condannato a morte, ma la pena è stata commutata in ergastolo nel 2002, allorché la Turchia ha abolito la pena di morte. Da allora è nell’isola-prigione di İmralı. Dal carcere ha pubblicato diversi libri, il più recente nel 2015. Ma dal 2021 nessuno sa più niente di lui.