Un’immagine del fiume Sarno, in Campania, qualche tempo fa

Sono trascorsi 27 anni dalla dichiarazione di emergenza per il fiume Sarno, da allora nulla è cambiato. Chiedono di riaprire la vertenza l’Anpi, Legambiente e Libera che lunedì scorso, 14 marzo, si sono ritrovate a Scafati per non far spegnere i riflettori su un’emergenza ambientale senza precedenti. Oggi, il fiume Sarno è sinonimo di morte, malattie, inquinamento allo stato puro ma la politica è sorda dinanzi al grido disperato dei residenti.

Scafati (SA), dove si è tenuta l’iniziativa, ha un’importante storia resistenziale. Nel 1943, nell’allora piccolo centro contadino sulla strada che da Salerno portava a Napoli, gli occupanti tedeschi compirono violenze ripetute, saccheggi, furti e distruzioni tra cui quella della Manifattura tabacchi. La popolazione insorse e riuscì a liberarsi, con l’aiuto di avanguardie alleate, il 28 settembre. Scafati fu anche teatro di eccidi nazifascisti

“Il fiume Sarno è un canale di morte che arriva fino alla foce del mare ma sono stanco di stare vicino a persone che si ammalano per l’inquinamento – ha dichiarato don Peppino De Luca, sacerdote della parrocchia di San Francesco di Paola – È tremendo e io oggi voglio lanciare l’ennesimo grido, non è un problema solo nostro ma nazionale e non possiamo abituarci a tutto questo, il nostro grido deve risuonare ancora più forte”.

A Scafati (SA) in chiesa con la cittadinanza per non far spegnere i riflettori su un’emergenza ambientale senza precedenti

I dirigenti nazionali delle associazioni hanno sottoscritto il documento presentato da Gerardo Illustrazione di Libera Scafati: “L’aria è irrespirabile, il fiume è malato, le persone si ammalano di inquinamento. Queste tre premesse dicono in breve la ragione del nostro grido; un grido lungo cinquant’anni; il grido della gente della Valle del Sarno, che piange i propri cari e osserva la propria terra deperire giorno dopo giorno. Uno dei corsi d’acqua più brevi del mondo eppure tra quelli con i più alti tassi di inquinamento. Il nostro grido si leva perché non vogliamo più nascondere la polvere sotto il tappeto: troppi affari, troppi silenzi, troppe risorse sprecate per continuare a vedere sversare negli affluenti e nel fiume Sarno gli scarti delle lavorazioni industriali.

I nostri prodotti sono continuamente a rischio inquinamento; l’odore acre del fiume è intollerabile; le persone continuano ad ammalarsi – si legge nel documento – Crediamo sia il momento di riaprire un dibattito pubblico, una battaglia a viso aperto sul Sarno. A livello nazionale e non solo a livello locale. Nella Valle del Sarno il disastro ambientale è stato perpetrato per decenni senza mai risposte efficaci, a discapito di centinaia di migliaia di persone che abitano in questi territori. Le risorse del Pnrr sono ora un’occasione straordinaria per risanare il fiume, riconvertire il tessuto produttivo del territorio, censire i malati con un registro tumori, riaprire e potenziare gli ospedali, rafforzare le politiche di cura per i malati oncologici”.

Rifiuti nel fiume Sarno

Tante le testimonianze delle associazioni locali che, in questi anni, non si sono mai arrese come Controcorrente che ha puntato il dito contro la Regione Campania e l’ex governatore Stefano Caldoro. Forte la provocazione lanciata invece da “Acqua Sarnella”, il marketing etico per il disinquinamento del fiume Sarno.

Vincenzo Calò, Segreteria nazionale Anpi, durante l’iniziativa a Scafati per l’emergenza ambientale

“Questi sono luoghi dove la politica non sembra essere protagonista perché non può non farsi carico di queste problematiche, questa è la sconfitta della politica – ha dichiarato Vincenzo Calò, responsabile nazionale per il Sud dell’Anpi – Siamo qui oggi per sconfiggere il male oscuro dell’indifferenza, noi siamo quelli che non fuggono dinanzi alle responsabilità, siamo quelli che ci mettono la faccia perché siamo dalla parte giusta dei diritti e della Costituzione”.

Una delle stragi avvenne in località Tre ponti. Quattro morti civili tra cui Bernardo Casciello, un noto antifascista, oltre a due giovani. Contestualmente tre partigiani caddero in combattimento

Calò ha ribadito più volte che in questa vertenza “c’è in ballo la democrazia e noi dobbiamo ridurre il gap tra cittadinanza e politica”. In più occasioni, il dirigente Anpi ha ricordato la Carta fondamentale della Repubblica chiedendone l’assoluto rispetto: “C’è Libera, Anpi, Legambiente, ci sono le persone che non si rassegnano perché fanno propria la Resistenza, l’idea di lotta per conquistare i diritti. Oggi noi qui ci assumiamo una responsabilità verso voi tutti, verso le nuove generazioni, i giovani ai quali non sappiamo dire quale mondo stiamo lasciando loro e abbiamo il dovere di fare qualcosa per loro – ha detto Calò – Ognuno di noi può fare qualcosa ma anche le istituzioni devono fare qualcosa. Mi sento di rinnovare l’appello lanciato con tanti compagni per ricostruire il Paese e promuovere la democrazia più ampia, forte per cui urge l’impegno delle forze migliori della società per promuovere una nuova visione dell’Europa, del mondo ma per farlo bisogna cambiare, rinascere, ricomporre ciò che è disperso, unire ciò che è diviso, donare vicinanza dove c’è solitudine, vincere la paura costruendo la fiducia, altra grande assente tra i giovani”.

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente nazionale

Stefano Ciafani, presidente di Legambiente nazionale ha ricordato l’iniziativa che si inserisce nel percorso di avvicinamento alla XXII Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, che si svolgerà il prossimo 21 marzo a Napoli. “Questo è un Paese che sembra dimenticare troppi territori, è il caso di Gela, di Taranto e di Sarno: si sceglie l’inquinamento per salvaguardare posti di lavoro”. Legambiente Campania ogni anno monitora lo stato di inquinamento del fiume Sarno da ben 11 anni e, ha ricordato il presidente nazionale, “lo facciamo per ricordarci cosa succede lungo l’asse del fiume”.

Parco regionale Bacino Idrografico del fiume Sarno

Ciafani ha contestato, nella gestione dei fondi per il Pnrr l’assenza di fondi destinati ai temi ambientali, come la bonifica della Terra dei Fuochi invitando i cittadini alla “pressione sociale” per costringere la Regione ad investire sul personale Arpac affinché si possa procedere spediti con i controlli. All’origine del fiume Sarno ci sono infatti batteri fecali, provenienti da civili abitazioni e in quest’ottica si rende necessaria la realizzazione di depuratori, anche per le acque reflue industriali. Le associazioni chiedono dunque un nuovo intervento da parte del governo nazionale affinché nomini un commissario per l’emergenza.

Anche Don Ciotti a Scafati per riscattare il territorio del Sarno dall’emergenza ambientale

“Siate orgogliosi di questa regione e di questo territorio nonostante le sue ferite”, ha dichiarato don Luigi Ciotti, intervenuto qualche ora prima anche a Salerno città. “Ci sono i diritti della natura, quelli dell’ambiente, i diritti sociali che sono fondamentali per l’alta giustizia che è quella dei tribunali. C’è quella giustizia, quella ambientale e quella sociale. Non facciamo della legalità un idolo, però. C’è confusione tra legalismo e legalità. La legalità è importante e fondamentale per la crescita umana e lo sviluppo sociale. Però la legalità è il mezzo, lo strumento non il fine per raggiungere un altro obiettivo che si chiama giustizia. La giustizia, cominciando da quella sociale, è il nostro obiettivo”.

Don Ciotti non ha risparmiato accuse velate: “sono troppi quelli che quando c’è da impegnarsi non sono in grado di farlo, i diritti sono la spina dorsale della nostra umanità – ha aggiunto il presidente nazionale di Libera – Questo inquinamento ha spezzato tante vite, è giusto denunciare e alzare la voce quando molti preferirebbero silenzi. Siamo qui per unire la nostra forza, per rispettare il diritto alla vita, alla salute”. Don Luigi Ciotti non ha nascosto le sue perplessità: “Ci sono dei responsabili, è un’inerzia omicida quella che ha visto troppi impegni di facciata, non rispettando le promesse fatte decenni fa. Ci sono dei responsabili, dovranno dar conto alla loro coscienza”.

Erika Noschese