L’aver visto lungo già un anno fa aumenta la preoccupazione del Presidente ANPI di Bolzano, Orfeo Donatini. Nel maggio 2015 segnalò come l’ingresso di un esponente di CasaPound in consiglio comunale rappresentasse una novità allarmante per tutto il territorio nazionale. Ora, dopo il primo turno amministrativo, l’apprensione è corale tra i cittadini democratici del capoluogo altoatesino. Le tartarughe frecciate hanno sfiorato il 7 per cento dei consensi, triplicato la loro presenza in Assemblea e conquistato quattro eletti nelle circoscrizioni.
«Negli ultimi mesi, la crisi dei partiti tradizionali e la tensione nell’Unione Europea sul tema dei migranti – spiega Donatini – hanno spinto in molti all’interno della destra storica bolzanina verso formazioni estremistiche, premiando CasaPound e la Lega Nord e le loro posizioni razziste e xenofobe, perfettamente in linea con quelle dell’ultranazionalistico Fpö in Austria».
Anche per il ballottaggio l’estrema destra guarda al di là della frontiera, oltre quel Brennero di cui si teme la chiusura e dove si tornerà a votare, come a Bolzano, il 22 di maggio. Così il terremoto politico a Vienna con le dimissioni del Primo ministro e leader socialdemocratico Faymann, seguito al trionfo dei “liberalnazionalisti” di Hofer, non fa che alimentare le ambizioni di quanti si definiscono i fascisti del terzo millennio.
Disaffezione alla politica e radicalizzazione all’interno degli schieramenti sono andate di pari passo in una città tornata alle urne dopo soli 12 mesi, dei quali ben 6 di commissariamento. La maggioranza precedente Spd-centrosinistra si era lacerata su questioni urbanistiche locali, un nuovo mega centro commerciale e il futuro dell’aeroporto, tuttavia il risultato delle urne ha reso evidente la portata della delusione verso i partiti tradizionali.
L’astensionismo a Bolzano è svettato al 44 per cento tra gli 80.000 aventi diritto al voto e penalizzato soprattutto la destra storica, ma ha mostrato il rischio di una frammentazione capace di contagiare tutti i gruppi e le alleanze all’interno della comunità italiana. Il M5S ha incassato oltre l’11 per cento, la sinistra (Rifondazione, Sinistra europea e Verdi) si è attestata all’8. Insieme i due sfidanti per la carica di sindaco hanno raggiunto appena il 40 per cento. E non rassicura affatto il buon esito di Renzo Caramaschi, vincitore delle primarie democratiche, in vantaggio di 4 punti su Mario Tagnin, ex city manager dell’amministrazione comunale, sostenuto da Lega, Forza Italia e civiche.
Di fatto, il cuore italiano di Bolzano ha sempre battuto a destra. Fino a due decenni fa, l’MSI, poteva contare sul 20 per cento dei consensi, eroso in maniera crescente dagli scontenti di Fiuggi. A pochi metri da piazza della Vittoria, dove concludevano i loro comizi Almirante e Fini, ora c’è una delle sedi principali di CasaPound. Approdato in città nel 2008, il movimento delle tartarughe nere ha aperto un bar, una sala prove per band di ispirazione punk (intitolata la Rockaforte, spazio sociale non conforme) e via via ha implementato le basi in città, arrivando a contare oltre 400 militanti attivi. Tra loro anche Maurizio Puglisi Ghizzi, agente immobiliare, uno tre eletti in comune: allevato nel Fronte della Gioventù, passato ad AN e uscitone per non diventare PdL, dopo una breve pausa è entrato in CasaPound. Con i colleghi camerati Andrea Bonazza, già presente nell’aula consigliare, e Sandro Trigolo (l’altra new entry) ha sempre rivendicato la reazione violenta al “ventre molle” della politica tradizionale.
La Digos ha avuto il suo daffare in questi mesi e ha ben lavorato, tuttavia non basta. Il primo dei non eletti in comune, confermato però consigliere nel quartiere Don Bosco con duecento preferenze, Davide Brancaglion, è stato rinviato a giudizio per aver aggredito, lo scorso gennaio, un giovane di 17 anni. Rischiò di perdere un occhio perché il suo cellulare squillò mentre passava davanti a una delle sedi nere. La suoneria era “Bella Ciao”. Lo scorso anno rimase a terra, colpito con un tirapugni, un militante di Rifondazione.
«Per questo abbiamo più volte e fortemente richiamato le autorità competenti al rispetto pieno e totale della legge Mancino e oggi lo ribadiamo – insiste Donatini –. A Bolzano, la storia ha un grande peso malgrado, paradossalmente, in pochi la conoscano e ne comprendano la portata».
Bolzano nel 1922 fece da apripista. Il 2 ottobre vi ebbe luogo una sorta di prologo della marcia su Roma di Mussolini. La cacciata del sindaco democraticamente eletto fu salutata dal più importante gerarca locale, Ettore Tolomei, nominato senatore del Regno d’Italia, «come l’alba radiosa di una nuova epoca». Presentandosi come “il padre del confine al Brennero”, elaborò il nefasto piano di assimilazione, italianizzazione e “rieducazione culturale” degli abitanti di lingua tedesca. Le sorti della guerra fascista e nazista e le vicende della liberazione sul confine orientale hanno continuato a segnare i destini politici della città. Richiamandosi esplicitamente al ventennio, oggi CasaPound può vantare una presenza capillare nei quartieri popolari, riscuote i favori tra i ragazzi che frequentano la curva Nene Michi dell’Hockey Club e contende i voti a Lega Nord e al bacino tradizionale della destra. Nel capoluogo altoatesino i neofascisti hanno occupato case, sgomberandole dai migranti al motto «ripuliamo le periferie dal degrado», mostrano una vocazione ambientalista e soffiano sui timori economici della popolazione, in particolare degli operai dell’edilizia, il settore più a rischio per la congiuntura negativa. Finora però, la crisi non ha compromesso il benessere della popolazione e i servizi sociali funzionano. Se la suggestione per una futura invasione straniera, effetto del muro al Brennero, si è intiepidita dopo le recenti dichiarazioni del Ministro degli Esteri austriaco di uno stop alla barriera, al contrario hanno pesato gli scontri tra il movimento “No borders” degli anarchici e la polizia. Nell’elettorato italiano moderato, in particolare. La Suedtiroler Volks Partei, da sempre vicina al centrosinistra, è invece divenuta il primo partito con il 17 per cento e, scegliendo di correre da sola con lo slogan “Block Frei”, farà da vero ago della bilancia al ballottaggio. Il boom di Casapound, certo, ha scosso i sudtirolesi e il Presidente della Provincia autonoma, Arno Kompatscher, ha fatto appello alla società civile per difendere i valori fondanti della democrazia, ma il partito non ha ancora dato indicazioni per il secondo turno. «Nonostante adesso la convivenza tra la popolazione di lingua italiana e la minoranza tedesca sia eccellente, lo scontro etnico è il vero convitato di pietra», ammonisce il Presidente dell’ANPI Bolzano.
Pur cancellate, le tracce del passato aleggiano come fantasmi. L’ANPI locale sta lavorando a due progetti. Pochi giorni fa, ha siglato una convenzione con i tre assessorati alla cultura italiana, tedesca e ladina, della Provincia autonoma per far la difesa dei valori della Resistenza e della Costituzione nelle scuole (come ha fatto l’ANPI Nazionale con il MIUR). L’altro impegno, avviato con l’Università e altri enti di ricerca nazionali ed europei, proporrà una piattaforma web dedicata al lager di Bolzano, dove transitarono oltre 10.000 prigionieri, molti dei quali furono deportati e trovarono la morte nei campi di sterminio nazisti in Germania.
Intanto nella sede madre di CasaPound, a Roma, si festeggia. «Il risultato altoatesino è storico, rivoluzionario e dirompente. L’unico voto utile», ha detto il leader nazionale Gianluca Iannone, guardando al resto del Paese. A MiIano i “frecciati” correranno con una lista civica attraverso il braccio politico Sovranità. A Roma si tenta l’operazione Bolzano. D’altronde, i candidati capitolini hanno dato lezione sulle maniere forti. Tre di loro vennero arrestati per aver impedito, armati di spranghe e coperti in volto, il trasferimento in un centro di accoglienza di alcuni richiedenti asilo. Una tacca d’onore per il capolista Davide Di Stefano, fratello del candidato sindaco, che già aveva rivelato le sue tendenze: nel 2008, fu tra i protagonisti di un raid contro alcuni studenti a Piazza Navona, cui seguì un corteo verso gli studi RAI per dissuadere i giornalisti dall’uso delle riprese televisive con la documentazione delle violenze. Una famiglia nera di tutto rispetto, i Di Stefano. Simone, aspirante primo cittadino, è stato condannato per l’irruzione nella sede dell’Unione Europea cercando di sostituirne la bandiera con il tricolore.
Azioni simboliche, da esportare come stemma in ogni angolo italiano. A Bolzano il blitz ha portato la firma di Bonazza, il consigliere comunale riconfermato. L’aver issato sul monumento della Vittoria la bandiera italiana, e la condanna condivisa con altri nove camerati, forse è la ragione delle 861 preferenze ottenute nell’ultima tornata elettorale.
In attesa del ballottaggio, l’ANPI locale terrà alta la guardia, operando quotidianamente con le altre associazioni democratiche affinché nessuna minaccia e violenza passi inosservata o impunita.
«Quello che è successo nella piccola Bolzano potrebbe proporsi anche in altre realtà urbane – avverte il Presidente Orfeo Donatini –. Le condizioni per far maturare scelte analoghe ci sono tutte. Mi auguro non nelle stesse proporzioni: se CasaPound e l’estrema destra populista ottenessero lo stesso risultato percentuale nelle grandi città dove si terranno le elezioni amministrative, saremmo di fronte a un’emergenza democratica».
Pubblicato mercoledì 11 Maggio 2016
Stampato il 04/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/vola-casapound-a-bolzano-segnale-dallarme-per-litalia/