“Todi città del libro” ossia il festival targato CasaPound – seppure travestito da altro – continua a produrre fatti da denunciare a gran voce antifascista.

L’ultimo è recentissimo. Alla notizia della manifestazione del 17 giugno prossimo intitolata “Todi città dell’antifascismo” e promossa da Udi, associazioni studentesche, organizzazioni sindacali, Anpi, Libera e tante altre, l’ufficio stampa del festival (guarda caso, capeggiato proprio da un giornalista di Primato nazionale e Radio Bandiera nera) è uscito allo scoperto con queste affermazioni: «Auspichiamo che la improvvida provocazione della “Todi antifascista” non punti a creare problemi di ordine pubblico»; «Sì, lo sappiamo: già tante volte abbiamo letto di questa fantomatica “Costituzione fondata sull’antifascismo”, che esiste soltanto nelle menti degli antifascisti».

Un uno, due pesantissimo che dovrebbe far tremare gli interi palazzi di quelle Istituzioni che sì improvvidamente hanno patrocinato questa “kermesse”: l’equazione riprovevole tra antifascismo e disordine pubblico e la palese umiliazione della Costituzione della Repubblica nata dalla lotta e dal sangue delle donne e degli uomini della Resistenza.

Ecco la natura di “Todi città del libro”, già denunciata più volte dalla locale sezione Anpi, ecco l’anima organizzatrice sempre più adamantina – almeno agli occhi e alle coscienze dotati di limpidezza. La baracca di CasaPound, che ancora porta vive le ferite della sacrosanta esclusione dal Salone del libro di Torino di due anni fa della sua casa editrice Altaforte, ci riprova ad accreditarsi come forza civile e culturalmente edificata.

E no, non si può davvero tacere.