Il partigiano Angelo Salomoni di Cingoli (MC) © Marco Biancucci

C’è tempo fino al 12 marzo per sostenere la campagna di crowdfunding, avviata lo scorso dicembre, che ha come obiettivo la pubblicazione del volume Riconoscersi partigiani/e. Costruzione di un’appartenenza. Il progetto nasce dall’incontro della ricerca storiografica con la fotografia, della prospettiva nazionale con quella regionale, delle storie di vita dei più conosciuti combattenti della Resistenza con quelle di altri meno noti ma altrettanto determinanti nelle varie forme della lotta di Liberazione dal nazifascismo.

Egidia Coccia di Castel di Lama (AP) © Marco Biancucci

Nel progetto si intrecciano due dimensioni: l’analisi storica e la testimonianza, da una parte, la valenza comunicativa della fotografia, dall’altra. A presentare ciascuna dimensione, ci sono rispettivamente Chiara Donati e Marco Biancucci, fotografo professionista e autore di reportage sociali, che insieme hanno realizzato un progetto ambizioso sul triplice fronte umano, storico e artistico.

Carpegna linea gotica (PU) © Marco Biancucci

La parte testuale, realizzata da Chiara Donati, analizza fonti e memorie dirette, alternando la documentazione presente negli archivi degli Istituti della Resistenza e della Fondazione Gramsci ai racconti dei protagonisti.

Il partigiano Amato Antonelli di Fermignano (PU) © Marco Biancucci

Attraverso un’analisi a tutto tondo del divenire e del riconoscersi partigiani, emerge come la Resistenza sia stata per i suoi protagonisti e protagoniste prima di tutto un’esperienza. O meglio, l’esperienza per eccellenza: molteplice, totalizzante e d’apprendimento. Essa ha attraversato il corpo, l’anima e la mente del singolo.

Arcevia (AN): i resti del casolare dove il 4 maggio ’44 furono uccise 63 persone tra partigiani e civili © Marco Biancucci

Uno spartiacque nei loro itinerari come nella storia del nostro Paese. In seguito a tale frattura, la loro esistenza appare irrevocabilmente cambiata di segno rispetto ai percorsi più prevedibili. Sono loro stessi a percepirsi come soggetti dinamici, “in costruzione”, non irrigiditi nel tempo ma costantemente sottoposti al cambiamento. Per questo le loro storie, trasmesse tra scrittura e oralità, diventano storie di passaggi e ridefinizioni di identità.

La partigiana Antonia Bianchi di Sassoferrato (AN) © Marco Biancucci

Marco Biancucci ha cominciato a ritrarre gli ultimi partigiani marchigiani in vita qualche anno fa, arrivando a percorrere circa 5.000 chilometri e a scattare più di 1.000 fotografie in pellicola. E l’incontro, attraverso l’Anpi provinciale di Fermo, con il lavoro di Chiara Donati ha fornito la chiave di lettura più calzante per questa esperienza artistica e memoriale.

Anche il racconto fotografico si muove su più livelli: i volti, i luoghi e gli oggetti della Resistenza tra passato e presente.

Montefortino, frazione Rovitolo (FM): uno dei luoghi di ritrovo dei partigiani © Marco Biancucci

Di Resistenza, l’autrice ha avuto modo di parlare e di scrivere in numerose occasioni e pubblicazioni. Accogliendo la sua propensione per le fonti della soggettività e la vena fortemente empatica, nel corso degli anni ha cominciato a porsi in merito a quella minoranza che della Resistenza è stata promotrice interrogativi di carattere storico e insieme psicologico ed emotivo.

La camicia di Armando Onichini, partigiano caduto © Marco Biancucci

Che cosa pensavano e da quali emozioni erano attraversati i partigiani e le partigiane nel corso della lotta? Si sentivano mai “interiormente rotti” da dubbi o da contraddizioni, che poi avrebbero reso alcuni percorsi meno lineari di altri? Nel corso delle settimane si percepirono cambiati dentro, nell’animo? Che rapporto avevano con il tempo e il territorio in cui si trovavano a combattere? Ancora. Come gestivano la paura e quale relazione instauravano con la violenza, agita e subita? Nonostante il pensiero della morte fosse costante, riuscivano a ricavarsi anche dei momenti di gioia e di spensieratezza? E infine, come coniugavano tutto ciò con la speranza e l’idea di un futuro migliore?

La spada del partigiano caduto Achille Barilatti © Marco Biancucci

Domande che fanno riferimento, in modo originale, al complesso e contraddittorio universo dei sentimenti che le diverse scansioni e le diverse esperienze della stagione partigiana hanno imposto ai resistenti. Lo studio ha il proposito di riannodare le esperienze di vita andando oltre l’ormai “classico” e fondamentale canovaccio delle “tre guerre” (di Liberazione, civile, di classe), e assumendo una prospettiva esistenziale. È stato quindi possibile individuare quattro aspetti che racchiudono tutta la dimensione di eccezionalità che contraddistingue la Resistenza e che avrebbero avuto delle conseguenze anche negli itinerari di vita del dopoguerra.

Mario De Benedittis, partigiano di Porto San Giorgio (FM) © Marco Biancucci

A emergere è come essa sia stata per i suoi protagonisti un’esperienza soggettiva, di verità, (stra)ordinaria e suggestiva. Li ha posti di fronte a se stessi e alla possibilità di agire in modo coerente con quanto sentito e desiderato.

Colle San Marco (AP): i luoghi degli scontri del 3 ottobre ’43 © Marco Biancucci

Ma li ha messi anche di fronte alla paura (di un territorio ostile, di una delazione, delle torture o dei rastrellamenti); alla violenza (fra la necessità di attaccare e quella di resistere); alla morte (come sacrificio o fantasma da fuggire oppure come decisione di condanna verso i traditori, le spie, i nemici); alla pura gioia (provata nelle pause quotidiane, fra le sofferenze di una quotidianità durissima e di una convivenza a volte difficile, e l’amore per la vita); e infine alla speranza (nella maturazione di idee e progetti sul futuro del mondo, sulla concezione della civiltà e dell’uomo).

Il bastone di Cristoforo Giorgiani, partigiano caduto © Marco Biancucci

La parte testuale e le immagini, pur nella loro autonomia, dialogano perfettamente tra loro, privilegiando una lettura che si muove sul filo della memoria e secondo i meccanismi del tempo. Cosa possono dirci oggi questi volti, ritratti in contesti semplici e umili, della scelta fatta quasi 80 anni fa? È un filo che si vuole ricollegare a quel momento di rottura con l’ordinario e, di conseguenza, a quella sospensione temporale in cui vennero meno alcune certezze, ma in cui allo stesso tempo ci fu una forte assunzione di responsabilità.

San Severino Marche, bosco Canfaito (MC): un luogo di rifugio dei partigiani © Marco Biancucci

E quegli spazi in cui si consumarono gli scontri armati, le violenze stragiste e accanto i momenti più vivi e intimi così come le occasioni di socialità partigiana? I luoghi che in quel tempo fuori dal tempo divennero spazi di entusiasmo, di paura, di dolore, di riflessione, di aspettativa hanno assunto nel presente significati e utilizzi a volte affini, a volte totalmente differenti.

Infine gli oggetti appartenuti a partigiani non più in vita sono la cartina di tornasole del processo in corso: il venire meno dei protagonisti porta con sé il rischio di una perdita di memoria. L’assenza e la presenza ci interrogano sul valore della testimonianza e sulle modalità possibili per veicolarla e riscoprirla anche in un futuro prossimo.

Lo scrittore Wu Ming 2 parteciperà con un contributo al volume, che sarà pubblicato con Odg edizioni, marchio editoriale dell’Osservatorio di genere, associazione culturale per gli studi di genere, la promozione delle pari opportunità e della cittadinanza attiva.

Il diario della partigiana caduta Leda Antinori © Marco Biancucci

Sulla piattaforma di produzioni dal basso – al link https://www.produzionidalbasso.com/project/riconoscersi-partigiani-costruzione-di-un-appartenenza/ – è possibile conoscere più dettagliatamente il progetto e sostenerlo con donazioni o preordini del volume, in abbinamento anche alla possibilità di effettuare delle escursioni guidate sui luoghi della Resistenza marchigiana.

Chiara Donati, fotografie © Marco Biancucci