Mario Vallone nel corso dell’evento “L’umanità al potere” (ottobre 2018)

Fare luce sulla questione dei migranti in Calabria. Letteralmente. L’Anpi di Catanzaro ha, fino a oggi, donato ai migranti 200 dispositivi luminosi a led da installare sulle biciclette. Lo scopo? Rendere più agevole e, soprattutto, più sicuro lo spostamento di chi, dai centri di prima accoglienza e dagli alloggi sparsi sul territorio della Presila catanzarese, va a lavorare nei campi, costretto a spostarsi di mattina molto presto o a rientrare dopo il tramonto, percorrendo tragitti pericolosi, scarsamente o per nulla illuminati. Come spiega Mario Vallone, presidente dell’Anpi provinciale Catanzaro, coordinatore Calabria e componente del Comitato nazionale Anpi, l’iniziativa mira a essere continuativa e a proporsi come un sollievo per centinaia di persone che vivono in  condizioni di deprivazione materiale: «Non si tratta di attività circoscritte nel tempo, ma di gesti che, compatibilmente con le risorse economiche a nostra disposizione, prevederanno continuità».

Catanzaro. Una foto per le tante iniziative promosse. Nello scatto a sinistra, Mario vallone, coordinatore Regionale Anpi. Calabria (settembre 2020)

Non ci si ferma al qui e ora, ma si guarda oltre, per palesare la volontà di coinvolgere e sensibilizzare il tessuto sociale, i singoli, ma soprattutto le istituzioni, per seguire un esempio virtuoso ed efficace di solidarietà. Infatti, se è la pietas a muovere le idee e le azioni dell’Anpi, non può essere la pietà, quella forma di empatia in svendita, a sottendere il sostegno ai migranti. Curare il “sintomo” di un disagio sociale è umanità, ma dotare di strumenti che consentano di emanciparsi è l’obiettivo.

San Ferdinando (RC): Tende arrangiate e lamiera sono “le case” dei braccianti immigrati (Avvenire)

Perché, come sottolinea Vallone: «Si tratta di persone e di vicende sulle quali, periodicamente, si accendono i riflettori per episodi drammatici: caporalato, omicidi, tensioni sociali molto forti. Non si deve tuttavia pensare che, quando non se ne parla, tutto vada bene per i migranti. Non bisogna scambiare il silenzio per normalità». Situazioni ai margini e quasi sempre taciute in cui, oltre ai minimi requisiti di una vita dignitosa, nella quasi totalità dei casi non vengono neppure garantiti i diritti di base. È per questo che gli eredi dei partigiani in Calabria affiancano alle loro iniziative anche la diffusione della Costituzione italiana per consentire ai migranti di vedere al di là di doveri e soprusi a cui sono quotidianamente piegati. «Quando incontriamo i migranti – racconta Vallone – lasciamo loro delle copie dei primi 12 articoli della Costituzione che abbiamo provveduto a tradurre in inglese e, grazie a immigrati amici che sono qui da più tempo, anche in altre lingue conosciute dalla maggior parte degli stranieri presenti nella zona.

Da https://www.ancicampania.it/wp-content/uploads/2018/12/costituzione.jpg

Questo significa condividere la conoscenza dei diritti: sostenere le persone vuol dire non solo provvedere alle risorse strettamente materiali, ma anche contribuire all’acquisizione di consapevolezza su questi temi». I percorsi di vita dei migranti, naturalmente, non sono omogenei: c’è chi decide di fermarsi in Calabria per un periodo relativamente lungo, chi si sposta (o meglio: si spostava, fino a prima della pandemia) dopo pochi mesi in altre zone d’Italia e d’Europa; infatti specifica Vallone «si interagisce con realtà e vissuti sempre diversi e alti livelli di problematicità. Proprio per questo, l’attività della diffusione della Costituzione non prevede una fine, ma accompagna di pari passo le nostre iniziative. Facciamo circolare queste idee sia per non far sentire i migranti un peso, ma anche per far comprendere come l’aiuto che diamo dipende, sì, dalla sensibilità e dalla coscienza dei singoli, ma soprattutto dall’impianto della nostra Carta costituzionale».

La tendopoli di San Ferdinando (www.cn24tv.it)

Entrare in contatto con queste realtà significa troppo spesso toccare con mano miseria, sfruttamento e soprusi continui: ecco perché i principi fondamentali della Repubblica possono dare a questi individui «una nuova chiave di lettura della loro collocazione nella realtà circostante – prosegue il presidente del provinciale Anpi di Catanzaro –. Le pagine vengono stampate e tradotte in modo molto semplice ed essenziale per rispondere all’urgenza di mettere i migranti in contatto con un mondo che non riserva (o almeno, non dovrebbe riservare) solo brutalità, ma anche diritti. Far penetrare queste informazioni e una nuova sensibilità, naturalmente, non è semplicissimo: tra i migranti ci sono sia persone fortemente acculturate che analfabeti. Però, le occasioni di incontro ci sono state e si sta progressivamente aprendo una breccia nella comprensione e nell’assimilazione dei diritti».

Quello delle migrazioni è un tema spesso al centro del dibattito culturale delle Anpi calabresi perché, aggiunge Vallone: «Quando parliamo di attualizzare memorie, è importante capire che le nuove resistenze, oggi, sono queste. Se non si riesce a dare dignità a queste vicende, utilizzandole come leva per costruire attorno a esse il vero significato dei diritti universali, allora è inconsistente la differenza tra diritti e privilegi. Se io posso fare quello che voglio e il mio vicino immigrato no, allora non sto esercitando un diritto, ma mi sto limitando a godere di un privilegio».

E il rapporto tra migranti e diritti sarà anche al centro delle attività culturali e divulgative che le Anpi calabresi stanno organizzando per il 25 aprile, come il dialogo con Marilena Umuhoza Delli, regista e fotografa di origini italo-rwandesi e autrice di Negretta – Baci razzisti. Ma la Festa della Liberazione sarà uno spunto anche per pensare alla Resistenza (o meglio, alle Resistenze) nelle altre parti del mondo, grazie all’incontro online che coinvolgerà le Anpi di Catanzaro, Colonia, Brandeburgo, Berlino, Londra, Parigi e Madrid. Attività alle quali il territorio già risponde in modo positivo, confermando la propria adesione all’Anpi o avvicinandosi all’associazione per la prima volta. La risposta alla campagna di tesseramento, infatti, rivela un grande bisogno di socialità e non è difficile intuire come la condivisione di valori e principi antifascisti possa rappresentare un’ancora di salvezza alla solitudine coercitiva e imperante, anche in territori molto problematici.