La repressione, l’orrore e l’efferatezza del fascismo non sono riusciti a uccidere il pensiero degli oppositori del regime, che furono confinati sulle isole di Ventotene, Ustica, Tremiti, Ponza e Lipari. Questo è il tema trattato in Senato, dove è stata presentata la “Rete delle isole di confino”, un coordinamento tra i rappresentanti dei centri studi di queste isole con l’obiettivo di raccontare attraverso documenti e testimonianze l’esilio forzato degli antifascisti.

Ventotene, il Memoriale dell’antifascismo

Grazie a questo progetto guidato dall’Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti (Anppia), si potrà ricostruire la vita di uomini e donne che, con la loro resistenza, hanno riscritto una delle pagine più buie della storia del Paese.

Da destra nella foto: la senatrice Anna Rossomando; il vicepresidente Anppia, Marco Miccoli; il presidente dell’Anppia, Spataco Geppetti; lo storico Claudio Natoli, alla presentazione del progetto “Isole di confino”

L’iniziativa è partita dall’isola di Ventotene, durante l’inaugurazione del primo Memoriale del Confino, una parete lunga 14 metri e alta 2, dove sono incisi i nomi degli oltre 2.300 oppositori antifascisti confinati sull’isola. Tra loro ci sono figure emblematiche come Sandro Pertini, Umberto Terracini, Camilla Ravera e Adele Bei, insieme agli autori del Manifesto di Ventotene, documento fondante della futura Unione Europea: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni.

Ad aprire l’evento è stato il presidente di Anppia, Spartaco Geppetti.

«Abbiamo iniziato questo percorso tre anni fa con il viaggio della memoria a Ventotene, e da allora abbiamo deciso di creare qualcosa in ricordo di quelle persone. Vogliamo offrire una lettura oggettiva della storia, poiché possediamo i documenti e siamo in grado di mostrarli».

L’ iniziativa, di notevole rilevanza storica e culturale, è promossa dall’Anppia e sostenuta dalla vicepresidente del Senato, la senatrice Anna Rossomando. Fondata nel 1946, l’Anppia ha sempre avuto come missione la valorizzazione della memoria e della lotta antifascista.

«Lanciamo un progetto – continua Geppetti – che rappresenta un passo fondamentale: la creazione di una rete di centri studi sulle isole di confino, che unirà Ventotene, Ustica, Tremiti, Ponza e Lipari, luoghi simbolo della lotta e del sacrificio di quanti furono confinati per le loro idee durante il periodo fascista. Il nostro obiettivo è duplice: da un lato, promuovere la public history, rendendo accessibile a tutti il ricordo di questi eventi e delle figure storiche; dall’altro, incentivare la ricerca scientifica per un’analisi più approfondita e sistematica di questo cruciale periodo della nostra storia».

Durante la presentazione, è stato proiettato il documentario di Umberto Migliaccio intitolato “Voci dal Confino”, con cui si è cercato di spiegare perché “ti mandavano al confino”: «Se eri nemico del fascismo o anche poco amico, o se qualcuno raccontava una barzelletta sul duce, ti mandavano al confino. Anche se avevi chiesto in biblioteca un libro scritto da un noto bolscevico o da Caio e Tizio, o solo se avevi deposto dei fiori sulla tomba di un’antifascista che magari era un tuo parente…».

A sinistra nella foto lo storico Claudio Natoli durante l’intervento alla presentazione del progetto

Ha preso la parola anche il professor Claudio Natoli, evidenziando numeri significativi: dal 1927 al 1946 ci sono stati 12mila oppositori e 137 deceduti.

«Il fascismo riuscì a fiaccare l’opposizione, ma non a neutralizzarla. Per questo, è assolutamente necessaria una didattica alla libertà per scongiurare il pericolo di nuovi totalitarismi e per trasmettere consapevolezze», sottolinea Natoli.

Intervenendo, la senatrice Anna Rossomando, promotrice dell’iniziativa, ha anch’essa sottolineato l’importanza del progetto, illuminando un momento storico cruciale della messa al confino degli oppositori da parte del regime fascista: «La rete di questi luoghi ci restituisce quanti individui furono confinati e cosa ciò significò per loro – dichiara la senatrice –. Con il confino, si cercava di annientare il pensiero, ma fu invece un’importante palestra di pensiero. La nascita del Coordinamento della ‘Rete delle isole di confino’ rappresenta l’occasione “per ricordarci delle libertà che abbiamo conquistato, visto che all’epoca si poteva essere messi al confino in assenza di una sentenza di condanna, per un solo sospetto».

Linda Di Benedetto