Consiglio dei ministri a Cutro. La presidente Giorgia Meloni e il sindaco della località calabrese, Antonio Ceraso (Imagoeconomica)

Continuano in Calabria gli sbarchi della speranza, 671 i migranti salvati il 25 maggio dalla Diciotti, unità della Guardia costiera, tra loro donne e minori non accompagnati. Approderanno nel porto del capoluogo per poi essere ripartiti in altri luoghi, secondo il piano stabilito dal ministero degli Interni. Intanto il “Decreto Cutro”, che il Parlamento italiano ha convertito in legge lo scorso 5 maggio, almeno in alcune sue parti, è ritenuto illegittimo e provoca “profonda preoccupazione” all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.

L’Organismo internazionale, quando il provvedimento era ancora in discussione alle Camere, aveva inviato una nota tecnica di 9 pagine al governo italiano per sottolinearne alcune criticità, relativamente alla “normativa internazionale sui rifugiati e sui diritti umani”, “la fattibilità delle misure previste”, “l’impatto sul sistema d’asilo” e “lo spazio di protezione garantito a richiedenti asilo, rifugiati e persone apolidi”. Palazzo Chigi, però, nel suo furore ideologico dai toni iconoclasti contro i migranti ha preferito marciare dritto, senza prendere atto di queste osservazioni, e a distanza di alcune settimane le Nazioni Unite hanno deciso di rendere pubbliche le proprie richieste.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, in sigla Acnur, ritiene che i luoghi di trattenimento debbano avere “disponibilità di spazi aperti, possibilità di comunicare e ricevere visite e il diritto di essere informati delle norme vigenti e “misure per la individuazione dei bisogni dei richiedenti asilo, dei minori e delle altre persone con esigenze particolari” e ciò non avverrebbe nemmeno a Lampedusa nell’hotspot di Lampedusa, fra i maggiori in Europa.

È stato invece il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, in rappresentanza dell’intera popolazione cittadina a spendersi in favore dei naufraghi, ed è stato fra i premiati della cinquantunesima edizione del “Premio Simpatia”, conosciuto anche come “Oscar Capitolino”. Commentando il premio, il primo cittadino cutrese ammette: “ho sempre negli occhi e nella mente delle scene indelebili, che nessuno nella vita vorrebbe mai vedere. Il conforto è giunto da tutte le istituzioni, ma soprattutto dai miei concittadini che hanno vissuto questa tragedia come un lutto familiare. Fin da subito nel cimitero della mia città ho adibito una parte a cimitero islamico” e ha aggiunto: “qui a Cutro non c’è solo la ’ndrangheta ma tanta gente onesta, professionisti, artisti, poeti, scrittori musicisti e di questo popolo sono orgoglioso e onorato di essere il loro sindaco. Accetto volentieri il premio perché non si debbano mai spegnere i riflettori su questa grande tragedia umana”.

Il sindaco di Cutro, Antonio Ceraso, sulla spiaggia del naufragio del 26 febbraio 2023

A circa tre mesi dal naufragio, c’è attesa nella popolazione per le indagini aperte sia dalla procura di Crotone sia da quella di Roma. La procura di Crotone, guidata dal procuratore Giuseppe Capoccia, in collaborazione con il Comando provinciale dei carabinieri, guidato da Raffaele Giovinazzo, a qualche giorno dal naufragio ha aperto un fascicolo e già nelle prossime settimane le varie posizioni potrebbero cristallizzarsi, consentendo l’apertura di un processo per il momento contro ignoti. A Roma, l’apertura del fascicolo è conseguenza di un esposto presentato da alcuni parlamentari tra cui Angelo Bonelli, Ilaria Cucchi e Nicola Fratoianni. “Riteniamo – hanno scritto – che sia necessario approfondire se vi siano state disposizioni ministeriali che abbiano impedito l’uscita in mare della Guardia Costiera. Non si può escludere che esista anche una responsabilità superiore considerato che la Guardia Costiera dipende dal ministero dei Trasporti mentre il ministero degli Interni è diventato ‘supercoordinatore’ di sbarchi e soccorsi dei migranti”.

Orlando Amodeo, “il medico dei migranti”, medico calabrese già primo dirigente medico della Polizia di Stato

Sugli sviluppi della tragedia cutrese, avevamo sentito Orlando Amodeo, medico calabrese già primo dirigente medico della Polizia di Stato, chiamato “il medico dei migranti”. Ha, infatti, gestito varie crisi umanitarie sulle Coste calabresi, soccorrendo 200.000 naufraghi e curandone altri 250.000. Il suo impegno non si è fermato neppure durante la pandemia, quando ha continuato, gratuitamente, a prendersi cura delle fasce deboli.

Questo è stato Cutro

Fin dai primi momenti dopo il naufragio, Orlando Omodeo aveva osservato pubblicamente che alcuni aspetti della tragedia non erano chiari, provocando l’ennesima, piccata, reazione nei suoi confronti di Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo Meloni. Ancora oggi, Omodeo ci conferma il suo pensiero: “quei migranti potevano essere salvati. Non è vero che le condizioni del mare, come dicono Interni e Fiamme Gialle, rendevano impossibile avvicinare la barca dei migranti. Noi abbiamo imbarcazioni in grado di affrontare il mare anche a forza 6 o forza 7. Io sono salito a bordo di quelle imbarcazioni, qui in questi anni, e abbiamo compiuto salvataggi in condizioni simili. La vita è sacra per tutti. Basta con i porti chiusi, i porti aperti, il blocco navale, lo sblocco navale. Bisogna aiutare queste persone a venire qua con delle navi e con degli aerei. Gli scafisti – aggiunge – li inventiamo noi, se Italia ed Europa diventassero più umane non ci sarebbero più scafisti e queste tragedie non esisterebbero più”.

L’artista Alfonso Ruggieri

In ambito artistico, l’ultima reazione ai tragici fatti di Cutro è il dipinto “Una luce negli abissi” di Alfonso Ruggieri che sarà esposto all’Aquapetra Resort di Telese Terme. Originario di San Lorenzello in provincia di Benevento, Ruggeri ci racconta come per il naufragio di Cutro non sia riuscito a trattenere l’emozione. “In 40 anni – rivela – non ho mai pianto per un’opera. Questa volta invece sì, fin dal bozzetto iniziale. Nasce tutto dal dolore per questa immane tragedia, sono stato letteralmente trafitto dalla vicenda. L’intenzione è quella di rendere, dal punto di vista artistico, immortali persone morte ingiustamente. Oggi differenziarsi dal punto di vista tecnico – aggiunge – con l’avvento anche della tecnologia, è praticamente impossibile. Quello che ci rende unici sono i temi che trattiamo e questa, per me, è una vicenda che non può essere dimenticata”. Mentre la politica nazionale, continua a barricarsi dietro “crociate ideologiche”, come tante volte nella storia, tocca ancora una volta agli artisti leggere, interpretare e descrivere la quotidianità.

Francesco Rizza, giornalista, sezione Anpi di Petilia Policastro (KR)