L’emergenza sanitaria si è intrecciata a quella socio-economica e ha posto il Paese di fronte a una crisi organica: calo del pil, crescita della disoccupazione, impoverimento generalizzato delle famiglie, inasprimento delle disuguaglianze sociali, sfiducia nelle istituzioni. Problematiche a cui l’Anpi ha risposto con la Grande alleanza “Uniamoci per salvare l’Italia”: una rete da declinare anche nei territori che apre “una nuova fase della lotta antifascista” sui valori e i principi fondamentali della Resistenza, in “un percorso condiviso capace di sviluppare cittadinanza attiva – ha spiegato Ada Filosa, presidente del comitato provinciale Anpi di Latina e componente del comitato nazionale dei partigiani – e sollecitare rinnovata partecipazione e impegno all’insegna dell’etica che metta al centro la persona con i suoi bisogni di lavoro, giustizia sociale, libertà, uguaglianza”.
L’alleanza è stata sottoscritta dal mondo del terzo settore, dell’associazionismo, da esponenti della cultura e della scienza, da giovani generazioni, dalla società civile e da movimenti politici e sindacali, indice di quanto sia presente nel Paese una coscienza collettiva che ha sempre più urgenza di apportare cambiamenti a una uguaglianza sociale diventata ormai un lusso e a cui si è costretti a rinunciare da troppo tempo. Da oltre un decennio, per esempio, lo sconvolgimento dell’ordine economico ha visto i figli diventare più poveri dei propri genitori, destinati, come dimostrano vari studi su scala mondiale, a rimanere nella stessa condizione. E la pandemia ha acuito l’incidenza di povertà tra i minori di 18 anni che, secondo l’Istat, è pari al 13,6%, per un totale di 1 milione e 346mila bambini e ragazzi: il valore più alto dal 2005.
Questo, in termini sociali, si è sempre tradotto in disuguaglianze. Di fronte, infatti, a diritti (e doveri) uguali per tutti su cui si basa la democrazia, la provenienza da un ceto sociale abbiente ne ostacola il godimento, come già consideravano i membri dell’Assemblea Costituente che avevano previsto un impegno pratico da parte dello Stato, sancito dall’articolo 3 della Costituzione, di fatto poco applicato. Ed è a questo orizzonte che guarda la Grande alleanza, ma non solo.
“Uniti potremmo promuovere il dovuto ascolto da parte delle amministrazioni anche per il risanamento della nostra provincia – ha detto la presidente Filosa durante il recente incontro con le realtà che operano nel territorio pontino – che si distingue nel settore agricolo e nella pesca, per beni paesaggistici e biodiversità, per la ricchezza archeologica e artistica di città, borghi e isole. Ma – ha aggiunto – è abbandonata nelle situazioni di dissesto idro-geologico, nell’alto tasso di inoccupazione e disoccupazione che ampliano la presenza di infiltrazioni mafiose, di caporalato e di corruzione”.
L’Agro Pontino è una delle zone d’Italia dove i braccianti, gran parte provenienti dalla regione indiana del Punjab, sono vittime del caporalato, una delle forme di sfruttamento del lavoro più diffuse e radicate nel Paese che per buona parte si regge sulla manodopera straniera irregolare. E la pandemia ne ha radicalizzato le forme di sfruttamento perché, soprattutto nei periodi di lockdown, non ci sono stati controlli. Secondo i dati pubblicati nell’ultimo rapporto Agromafie e caporalato dell’osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil sono oltre 180mila i lavoratori e le lavoratrici che, in Italia, vengono sfruttati nel settore dell’agricoltura per 10-14 ore al giorno per 4 euro l’ora (nel migliore dei casi) e sono spesso vittime di violenze e percosse da parte dei loro datori di lavoro.
Lo dimostrano anche i numerosi processi che vedono tra gli imputati imprenditori leader del settore agricolo della provincia di Latina. Un tema che è tornato nuovamente a imporsi tra i mezzi di informazione nelle ultime settimane grazie all’arresto da parte dei Nas di Latina di un medico che aveva prescritto illecitamente a più di 200 pazienti indiani, per lo più braccianti, un farmaco stupefacente per alleviare la fatica e sopportare i ritmi massacranti di lavoro.
L’Anpi provinciale con la presidente Filosa supporta da lungo tempo la lotta di questa comunità che chiede diritti e legalità e chi ne denuncia le condizioni inaccettabili di lavoro, come avvenuto per il giornalista e sociologo Marco Omizzolo, già sotto scorta per aver realizzato inchieste sullo sfruttamento dei lavoratori agricoli migranti, divenuto bersaglio di intimidazioni e hate speech (incitamento all’odio).
“La Grande alleanza – ha spiegato l’esponente del comitato nazionale Filosa – continuando il percorso iniziato e includendo altri sindacati e associazioni, personalità della società civile che si occupano dei molteplici problemi legati al fenomeno del caporalato nell’Agro Pontino, potrà rafforzare azioni già coordinate, creare sinergia e collaborazione nella condivisione di pratiche e obiettivi per contrastare il caporalato, l’illegalità e lo sfruttamento disumano dei braccianti sikh. Allo stesso tempo – ha riferito – potrà contribuire ad affrontare il problema dell’integrazione cominciata in parte grazie alla scolarizzazione delle seconde generazioni. Con le forze unite, l’alleanza potrà operare nella società civile attraverso corsi di formazione, per arginare sempre di più i fenomeni di discriminazione. Nell’ambito educativo, poi, si potranno proporre nelle scuole pratiche inclusive e di cittadinanza attiva per far confrontare ragazzi e ragazze e valorizzarne la diversità”.
Come i giovani e gli stranieri, le donne sono tra le categorie più penalizzate dall’emergenza sanitaria, già caratterizzate da situazioni di grande svantaggio soprattutto in ambito occupazionale. La percentuale delle lavoratrici che ha perso il lavoro nel 2020 è stata infatti doppia rispetto a quella dei lavoratori di sesso maschile, allargando ulteriormente la disparità di genere. “Già quando abbiamo svolto la riunione primaria della Grande alleanza tutti i partecipanti hanno incluso nei propri interventi una giusta attenzione alla figura della donna” ha affermato Ada Filosa. “Nelle conclusioni è emersa in tutti la volontà di ideare percorsi da sviluppare insieme, di creare sinergia e collaborazione per abbattere le barriere ideologiche e socio-economiche che troppo spesso rendono difficile o insostenibile la condizione delle donne nella famiglia, nel lavoro, nella società. In particolare – ha esposto la componente del comitato nazionale Anpi – prevediamo azioni congiunte con un’importante risorsa in provincia di Latina, l’associazione Centro donna Lilith che opera sul territorio da oltre 35 anni, per sostenere la lotta di tutte le donne che vogliono dire basta alla violenza di genere e domestica, realizzare attività di sensibilizzazione e formazione rivolte alle istituzioni, alle associazioni, alla popolazione, al personale e all’utenza scolastica, promuovere e sostenere l’autonomia delle donne, contrastando le discriminazioni di genere e ogni forma di emarginazione e sfruttamento”.
Andare nei territori, nelle scuole, nei posti di lavoro, nei luoghi dove si assumono le scelte politiche che cambiano la direzione di un Paese e la vita quotidiana delle persone per superare l’attuale impostazione categoriale in favore di tutele sociali universali commisurate ai bisogni delle persone. Questo vuol dire Grande alleanza.
Mariangela Di Marco
Pubblicato mercoledì 23 Giugno 2021
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