Nella più complessa e articolata strategia con cui la destra neofascista tenta pervicacemente di riscrivere la Storia, una cosa ormai è chiara: il personaggio “Giorgio Almirante” è il Cavallo di Troia per l’equiparazione delle vittime del nazifascismo e dei loro carnefici. E far entrare il Cavallo di Troia entro le Mura della Città significa ritrovarsi, in men che non si dica, invasi. Sdoganare Giorgio Almirante, normalizzare la sua figura, tentando di renderla apprezzabile e rispettabile, significa sdoganare e normalizzare quello a cui ha dedicato la sua vita: il fascismo prima e il neofascismo dopo.

Giorgio Almirante (Archivio fotografico Anpi nazionale)

Una scelta sicuramente astuta. La figura di Giorgio Almirante ha le carte in regola per fare positivamente breccia in un’opinione pubblica spesso poco attenta alla Storia e ai rischi di una sua deformazione. Influente leader politico, parlamentare della Repubblica ininterrottamente dal 1948 al 1988 e parlamentare europeo per due legislature, nella memoria collettiva è un abile oratore e un uomo sempre vestito in modo elegante.

Nella sua esperienza politica in democrazia ha inaugurato il ruolo della vittima quando si è trovato impossibilitato a svolgere quello di carnefice. Sin dalle elezioni politiche del 1948 si è infatti presentato come un “esule in Patria” costretto a palcoscenici marginali e a spazi culturali periferici, una vittima perseguitata e oppressa dalla democrazia e dalla Repubblica.

(Archivio fotografico Anpi nazionale)

Si tenta oggi di rivalutare il suo personaggio, rappresentandolo come uomo delle istituzioni e addirittura un “padre della patria” e dimenticando — scientemente, non per ignoranza, ma per strategia — il suo impegno nel regime fascista, la sua responsabilità nella Repubblica di Salò e il suo disprezzo verso la Repubblica parlamentare democratica e antifascista.

Le sue responsabilità fasciste e repubblichine, storicamente accertate, come l’annuncio della fucilazione alla schiena ai partigiani che non si fossero consegnati ai nazifascisti, costituiscono un passato incancellabile che si tenta oggi passivamente di far dimenticare. Mentre si cerca invece attivamente di cancellare e riscrivere il suo disprezzo verso la Repubblica e le istituzioni democratiche.

(Archivio fotografico Anpi nazionale)

Deferito nel 1947 alla Commissione Provinciale della Questura di Roma per il confino quale elemento “pericoloso all’esercizio delle libertà democratiche”, Almirante in quello stesso anno viene condannato per collaborazionismo con i nazisti. Il 5 maggio 1958 al termine di un comizio a Trieste viene denunciato dalla Questura per «Vilipendio degli Organi Costituzionali dello Stato». Il 16 giugno 1971, il Procuratore della Repubblica di Spoleto, Vincenzo De Franco, chiede alla Camera dei deputati l’autorizzazione a procedere contro Giorgio Almirante per i reati di “Pubblica Istigazione ad Attentato contro la Costituzione” e “Insurrezione Armata contro i Poteri dello Stato”.

E poi le dichiarazioni esaltanti il regime dei colonnelli greci – “ha salvato la Grecia dai comunisti” – e parlando dell’Italia “qualora soluzioni anche di forza ci salvassero dal comunismo ben vengano le soluzioni di forza” – e disprezzanti la Repubblica italiana, che il 25 gennaio 1988 sul «Corriere della Sera» definì «bastarda».

Oggi possiamo e dobbiamo tirare le somme su questo personaggio e, più in generale, sull’esperienza politica di cui è stato tra i massimi esponenti. Il Movimento Sociale Italiano non è stato un “traghettare verso la democrazia” i fascisti, come spesso si sente bonariamente dire. È stato piuttosto un luogo entro cui nel dopoguerra i fascisti ebbero modo di continuare a sentirsi e a essere fascisti. Una casa politica. Il MSI ha conservato e tramandato l’identità fascista.

Per molti, in attesa di una vendetta anzitutto culturale, la delegittimazione della guerra partigiana, il sovvertimento storico delle ragioni e dei torti. E poi anche istituzionale, l’accusa al parlamento e al parlamentarismo e le proposte di sostanziale e massiccia revisione costituzionale. Per una fronda di appartenenti a quell’esperienza politica, persone e gruppi che, in diverse misure e in diversi modi, l’hanno o l’avevano frequentata, e che certamente non rappresentavano tutto il partito, in attesa di una revanche persino militare, eversiva, terroristica.

Junio Valelrio Birghese

Junio Valerio Borghese, a capo della famigerata Xª MAS che si macchiò di crimini di guerra, condannato anche lui per collaborazionismo, è stato presidente del Movimento Sociale Italiano dal 1951 al 1953. Nel 1970 promuove un tentativo di colpo di Stato.

In Italia al giorno d’oggi ci sono circa un centinaio di spazi pubblici intitolati a Giorgio Almirante. La stragrande maggioranza sono vie, ma ci sono anche piazze e piazzali, parchi, giardini pubblici e addirittura una “Circonvallazione Giorgio Almirante”.

La Prefettura di Avellino, con nota n. 89146 del 12 ottobre 2022, fornisce indicazioni sul procedimento di intitolazione di strade e piazze pubbliche e scrive: “Intitolare una strada, una piazza, un parco o un edificio pubblico è un argomento emotivo e delicato per una comunità poiché riguarda la sua identità, la sua storia e i suoi valori. All’inizio si attribuivano i nomi alle strade al solo scopo di potersi orientare e di dare punti di riferimento negli spostamenti sul territorio, poi la questione da geografica e toponomastica si è fatta più “culturale” e le strade hanno acquisito denominazione in base a valori storici, simbolici ecc. fondamentali per costruire l’identità e il senso di appartenenza alla comunità”.

Intitolando spazi pubblici al brigatista nero Giorgio Almirante si tenta surrettiziamente di fare entrare dalla finestra un personaggio, e una ideologia, che la Storia ha fatto uscire dalla porta principale. Opporci diventa allora indispensabile, ecco il perché di questa inchiesta giornalistica. Far da monito, scavare e vigilare. Seguire con attenzione questi fatti e raccontarli ai democratici e agli antifascisti. Quando l’informazione è corretta il “popolo della Costituzione” ha dimostrato di saper essere tenace e coeso.

Da una parte analizzare e raccontare chi è stato Giorgio Almirante, scavando nella sua esperienza politica e nei suoi scritti. Molte informazioni sono ampiamente note, come il suo lavoro di segretario di redazione della rivista “La difesa della razza”. Altre si conoscono poco o addirittura quasi per niente. Su questa linea l’articolo che vi abbiamo proposto in precedenza dove si ricostruisce storicamente la sua militanza in armi nelle brigate nere e altri che usciranno.

Dall’altra parte monitorare e dare notizia della strategia di revisionismo storico che usa strumentalmente la sua figura, con particolare attenzione al tentativo di renderla presentabile tramite l’intitolazione di spazi pubblici. Muovendo da alcune stranezze e particolarità già rilevate, l’inchiesta li vuole anzitutto «mappare e schedare». Nessuno sa infatti con precisione e completezza quanti effettivamente siano a oggi in Italia, dove si trovino, da quanto e per volontà, e con responsabilità politica, di chi (quale sindaco e giunta comunale) siano stati intitolati.

(Archivio fotografico Anpi nazionale)

La prima strada intitolata a Giorgio Almirante in Italia risale al lontano 1989 ed è stata opera di un sindaco socialista, già parlamentare, sottosegretario e Segretario particolare del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. Lanciamo allora oggi, assieme all’inchiesta, una mappa d’Italia* interattiva con tutti i luoghi di cui abbiamo notizia, anche grazie ai lettori di Patria, e che aggiorneremo via via.

E poi intervisteremo sindaci di Comuni che nella toponomastica hanno una strada o uno spazio pubblico intitolato a Giorgio Almirante, chiedendo loro di esprimere una posizione chiara circa la sua opportunità o meno. In altre parole chiedendo di rivendicare questo spazio oppure di discostarsene pubblicamente, motivando il proprio parere e la propria risposta. Ogni sindaco svolge la propria attività politica come meglio crede. Il compito di un giornale è fare domande e dar conto delle risposte.

Formuliamo però una proposta diffusa, rivolta a chiunque, in qualsiasi parte d’Italia e in qualsiasi maniera, voglia rilanciarla e raccoglierla: per ogni strada non intitolata a Giorgio Almirante oppure soppressa, dedicare una via a uomo o una donna delle Istituzioni democratiche e antifasciste. Partigiane e partigiani, antifasciste e antifascisti, persone che hanno fatto della dignità, della pace e della democrazia la bandiera della propria vita.

Archivio fotografico Anpi nazionale

Per ogni luogo pubblico che cesserà di portare il nome di Giorgio Almirante e prenderà quello di un(a) combattente per la libertà, la nostra democrazia sarà un pochino più forte.


* I simboli blu indicano una strada, quelli viola un viale, sono contrassegnati in arancio le piazze, i piazzali e ogni largo, in giallo se si tratta di circonvallazione. Cliccando sulle iconcine appare la località e la posizione precisa del luogo pubblico intitolato ad Almirante.

Chi volesse segnalare altri luoghi pubblici intitolati ad Almirante oppure informarci di iniziative per cambiare il nome può scrivere a redazione@patriaindipendente.it