Non solo semplici volantinaggi o striscioni col classico font, ma azioni che in tanti hanno definito “squadriste” e ben organizzate. Come quella del 3 ottobre 2020 all’IIS Galileo Galilei di Soffiano, episodio sul quale si sono appena concluse le indagini della Digos e per cui la Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per dieci militanti di Blocco Studentesco, la formazione giovanile di CasaPound. Entrarono nei corridoi col volto travisato dalle mascherine e dai cappucci “in modo minaccioso, compatto a guisa di testuggine romana”, e “a mo’ di onda così da non poter essere bloccati dagli insegnanti e dal personale scolastico”.
Un’irruzione per volantinare propaganda contro la ministra Azzolina, le restrizioni Covid e la “dittatura sanitaria”, avvenuta interrompendo le lezioni e minacciando preside e corpo docente, scrive la Procura, per la quale i dieci sono da imputare per violenza e minaccia a un corpo amministrativo dello Stato, aggravata dal numero dei partecipanti all’azione. Secondo la ricostruzione, avrebbero “spintonato e strattonato” il preside dell’istituto, Alessandro Giorni, il primo intervenuto per cercare di impedire il loro ingresso nella scuola. Una volta dentro, sarebbe stato il turno di una professoressa spintonata “fino a farle perdere l’equilibrio e mandarla a sbattere contro la parete posta alle sue spalle”. Mentre una collega che cercava di prendere i volantini per consegnarli al preside sarebbe stata afferrata per un braccio intimandole di lasciarli, una terza docente avrebbe impedito l’ingresso nella sua classe barricandosi all’interno e bloccando la porta. Un mese dopo i fatti in tre finirono ai domiciliari, fermo confermato un mese dopo per due di loro dal Gip Angelo Antonio Pezzuti.
Tra loro c’era anche l’allora responsabile provinciale di Blocco Studentesco e vicepresidente della Consulta provinciale degli studenti. Fu lui a postare su Facebook le foto dell’irruzione, confermando la sua partecipazione all’azione e dando il via alle indagini per identificare tutti i responsabili. La rivendicazione ufficiale invece arrivò qualche giorno dopo con l’affissione di uno striscione nei pressi dell’istituto:“I giorni della repressione sono finiti: studente respira”. Dove “giorni” scritto in rosso alludeva al cognome del preside. Negli stessi giorni una protesta contro le misure del lockdown era stata organizzata anche al liceo artistico di Porta Romana (e in molte altre città italiane: 16 i denunciati per i casi di Firenze e Milano, aveva fatto sapere la stessa CasaPound).
Non solo. I tre fermi per l’episodio al Galilei avevano suscitato grande indignazione tra le destre e i movimenti identitari: dal capogruppo di Fdi in Consiglio Regionale, Francesco Torselli, tra i fondatori di Casaggì (l’ex circolo fiorentino di Azione Giovani, della vecchia Alleanza Nazionale, oggi legato ad Azione Giovani e Gioventù Nazionale) che parlava di “processo alle idee più che alle azioni”, al senatore della Lega William De Vecchis, che aveva annunciato di aver fatto appello in commissione Diritti Umani e che in tweet scriveva: “Non solo in Egitto arrestano gli studenti”. La rete lo attaccò per l’allusione del tutto fuori luogo a Patrick Zaki e Giulio Regeni. Una manifestazione per chiederne “la liberazione” era stata promossa dalla sigla “Firenze Identitaria” (dietro cui si nasconde CasaPound), rappresentata da Saverio di Giulio, già responsabile delle tartarughe frecciate a Firenze e candidato sindaco nel 2019, alla quale avevano preso parte esponenti politici di destra toscani e anche Casaggì e LealtàAzione.
Alla notizia della richiesta di rinvio a giudizio, Blocco Studentesco ha spiegato quelli che ritiene essere i “veri” motivi del processo: la propria lotta in solitaria le misure restrittive dovute al Covid e perché “un preside e un corpo docenti antifascista ha inventato violenze ed intimidazioni che non ci sono mai state”. E ancora, in un tweet: “Dovrete pisciare sangue per spegnere la rivolta”.
Era di Blocco Studentesco lo striscione “Non ci fermerà una circolare, studenti liberi di lottare” comparso all’indomani della lettera, divenuta virale, della preside del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, Annalisa Savino, dopo l’aggressione a calci e pugni del 18 febbraio scorso ai danni di due studenti del collettivo Sum del Liceo classico Michelangiolo per cui sono indagati sei militanti di Azione Studentesca (movimento giovanile vicino a Fratelli d’Italia e composto dagli stessi militanti di Casaggì).
In una foto diffusa sui social, lo striscione faceva da sfondo alla suddetta circolare data alle fiamme. Il tweet per rivendicare l’azione chiudeva con la frase: “Ecco cosa ci facciamo con la vostra carta da culo intestata e le vostre circolari bigotte”. Un gesto per confermare la propria presenza attiva e per condividere quella “rivoluzione” paventata dalla stessa Azione, tutti accomunati da battaglie politiche come il no all’alternanza scuola-lavoro, al globalismo e al “pensiero unico”, ad esempio. E da un sistema ideologico che si rifa ad un rivendicato fascismo e nazismo storico, in cui la militanza è fatta di prove di forza, la retorica della disciplina e dell’estetica del “guerriero” in un mondo post-moderno corrotto nei costumi e oblioso della propria antica identità. E non ultimo, l’uso della violenza come auto-affermazione politica.
L’aggressione al Michelangiolo, nata dalla contestazione da parte di alcuni studenti a chi quella mattina distribuiva volantini e per la quale sono ancora in corso le indagini, ha suscitato forti reazioni politiche, culminate in una partecipata manifestazione antifascista il 21 febbraio promossa dagli studenti fiorentini e in due interrogazioni parlamentari: una di Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, e l’altra del presidente della commissione Cultura della Camera, ed esponente di FdI, Federico Mollicone, per il quale però il fatto documentato dai video, “era evidentemente una rissa”.
“Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti”, aveva scritto la preside Savino nella sua circolare, definita “impropria” dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, parlando di “iniziative strumentali che esprimono una politicizzazione che auspico che non abbia più posto nelle scuole”.
Prima del Michelangiolo, un’azione simile attribuita ad Azione Studentesca era avvenuta anche al Liceo Giovanni Pascoli, il 16 febbraio: in questo caso, il volantinaggio degli studenti sarebbe finito in un tentativo di aggressione quando, durante il battibecco, sarebbe comparso un gruppo di persone con i cappucci calati sul volto e cinghie alla mano, tanto da costringere gli studenti a rifugiarsi all’ingresso della scuola, difesi da un’insegnate. Digos e Carabinieri sono stati chiamati a indagare sulla dinamica, sulle persone non identificate e sulle scritte comparse il giorno seguente, inneggianti al fascismo. E probabilmente anche a verificare collegamenti tra i fatti degli ultimi mesi.
Mentre Blocco Studentesco sostanzialmente si muove a Firenze come in molte altre città italiane, nella realtà fiorentina Casaggì resta la realtà di maggiore interesse considerati i legami con Fdi, con cui non condivide solo la sede di via Frusa, ma candidati eletti, iscritti, militanze e la presenza nelle scuole.
È di pochi giorni fa un evento sportivo a cui hanno preso parte tutte le organizzazioni: As, Casaggì Destra Identitaria e Gioventù Nazionale (la formazione giovanile ufficiale di FdI). E se il presidente nazionale di Azione Studentesca, scioltasi con la dissoluzione di An e rinata nel 2016 per volontà di alcuni circoli tra cui proprio quello fiorentino, è stato fino al 18 dicembre 2022 il dirigente Anthony La Mantia, le edizioni “Passaggio al bosco”, casa editrice identitaria fondata nel 2017 da uno dei fondatori di Casaggì, Marco Scatarzi, insieme ad altri editori di area, detta la linea culturale e formativa a tutti gli studenti “non conformi” a livello nazionale. Si va da battaglie come quella al fianco del think tank francese di estrema destra “Istitut Iliade” contro la “Grande sostituzione”, a quella contro Netflix, perché “il controllo del divertimento è uno dei numerosi aspetti attraverso i quali si manifesta il capitalismo della sorveglianza”.
Non è un caso il recente blitz con manifesti e attacchi a Zerocalcare e alla sua nuova serie sulla piattaforma statunitense da parte di Blocco Studentesco, accusando l’antifascismo di “affarismo”: “La politica si fa su strada (..) Invitiamo tutti i giovani e gli studenti a riflettere sul valore delle azioni e a smascherare questi prodotti del sistema che si spacciano per ribelli”.
Sara Lucaroni
Pubblicato mercoledì 5 Luglio 2023
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