A Gressan revocata la cittadinanza onoraria al capo del fascismo. Nedo Vinzio, coordinatore regionale Anpi: “grandissima soddisfazione”. E oggi e domani fa tappa nella Regione autonoma il ciclista della memoria
Gressan (AO) non ha più nel pantheon dei cittadini onorari Benito Mussolini. Lo ha stabilito la scorsa settimana il Consiglio comunale, approvando una delibera di revoca del riconoscimento, conferendolo al contempo al Milite ignoto. Una doppia decisione presa all’unanimità.
Il titolo attribuito ora al soldato ignoto “simbolo delle vittime di tutti i conflitti armati”, ha commentato il sindaco Michel Martinet, “vuol essere monito delle coscienze a non ripetere gli errori del passato, e “un omaggio a quanti hanno dato la vita” durante le guerre Novecento, “lottando per la libertà, la democrazia e per il valore della fratellanza che oggi più che mai”.
Panorama e Municipio di Gressan
E, ha aggiunto il primo cittadino, “deve essere rinnovato e promosso soprattutto tra le nuove generazioni, richiamando anche i valori della Costituzione della Repubblica Italiana”.
Il titolo era stato attribuito da Gressan al capo del fascismo nel 1924, come in gran parte delle località del Paese. In aprile, anche il Comune di Quart aveva revocato la cittadinanza a Mussolini, dopo una sollecitazione inviata dall’Anpi. Ora solo un paio dei 74 Comuni della Regione autonoma hanno il dittatore nel loro insigne parterre.
«Siamo molto soddisfatti, non era scontato – dice il coordinatore regionale Anpi, Nedo Vinzio –. L’Anpi, attraverso i suoi esponenti locali, aveva molto operato nei mesi scorsi e ora finalmente abbiamo la risposta nei fatti».L’associazione inoltre aveva inviato una lettera con la richiesta a tutte le amministrazioni della Valle. «Auspichiamo buone notizie anche dai Consigli comunali di Hône e di Torgnon – continua il coordinatore dei partigiani regionali Vinzio –. La Valle d’Aosta offrì un grande contributo alla lotta contro il nazifascismo ben prima dell’8 settembre, il sentimento democratico fa parte della nostra storia». In Valle d’Aosta operarono numerose brigate, accanto alle formazioni locali anche quelle di “Giustizia e Libertà” e le “Garibaldi”. A documentare il prezzo pagato alla lotta durante l’occupazione sono le stragi compiute: 177 vittime in 32 eccidi.
Non caso farà ben due tappe in Regione, a Saint Vincent e a Brusson, il 29 e il 30 giugno, il viaggio della memoria del ciclista Giovanni Bloisi, un’iniziativa patrocinata dall’Istituto Parri, dalla Fondazione Memoria della Deportazione, dal Centro studi ebraico, da Comuni, e le Anpi regionali di Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria . Il percorso a pedali attraverserà infatti il Col de Joux dove nei pressi della frazione di Amay c’è la Cappella dei Partigiani che conserva le spoglie di quanti morirono in combattimento o vennero uccisi durante i rastrellamenti e i saccheggi punitivi.
«Ad Amay il 13 dicembre 1943 – ricorda il coordinatore regionale Anpi Vinzio – vennero arrestati Primo Levi, Vanda Maestro e Luciana Nissim, poi deportati ad Auschwitz. Vanda non sarebbe tornata, morì nel lager il 31 ottobre 1944, aveva venticinque anni».
Vanda Maestro e Luciana Nissim
Così lo scrittore sopravvissuto allo sterminio raccontava Vanda in Se questo è un uomo: “Accanto a me, serrata contro di me fra corpo e corpo, era stata per tutto il viaggio una donna. Ci conoscevamo da molti anni, e la sventura ci aveva colto insieme, ma poco sapevamo l’uno dell’altra. Ci dicemmo allora, nell’ora della decisione, cose che non si dicono Fra i vivi. Ci salutammo, e fu breve; ciascuno salutò nell’altro la vita. Non avevamo più paura”.
«Riteniamo doveroso non dimenticare mai, soprattutto pensando ai giovani», conclude il coordinatore regionale Anpi, Nedo Vinzio.
Intanto in Valle d’Aosta si continua a seguire, cercando di capirne di più, una vicenda toponomastica piuttosto strana. Durante il regime l’insofferenza verso il fascismo prese alimento anche dalla italianizzazione imposta dei nomi delle località valdostane, dove la lingua storicamente è il patois francoprovenzale. Un’esperienza simile la ebbe anche il Piemonte, ma nel dopoguerra i nomi dei Comuni della Valle d’Aosta furono tutti ripristinati nella forma originaria. Quantomeno curioso dunque che in uno dei servizi telematici della pubblica amministrazione, Cbill, compaia accanto al toponimo originario anche quello italianizzato.
Pubblicato martedì 29 Giugno 2021
Stampato il 11/12/2023 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/valle-daosta-demussolinizzata-o-quasi/
Periodico dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
Il presidente regionale Anpi Nedo Vinzio: “Assieme a tutto il Comitato Anpi Valle d’Aosta esprimo grande soddisfazione. Oggi è più che mai importante prendere le distanze dalla decisione unilaterale di burocrati in camicia nera”. Con la delibera votata ieri nella Plaine la quasi coralità dei Comuni valdostani ha annullato il riconoscimento
Dal 25 luglio all’8 settembre 1943: le pagine drammatiche e dolorose della storia nazionale, da cui comunque nacque la Resistenza che portò, meno di due anni dopo, alla Liberazione
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Le manovre politiche nella Regione governata dalla destra per cambiare la destinazione d’uso delle antiche “palafitte per la pesca”. L’obiettivo, contestano comitati cittadini, associazioni ambientaliste e per la tutela del patrimonio storico-culturale, Anpi locali, è permettere la trasformazione in ristoranti, aggirando le direttive europee. Le tipiche “le macchine di legno” nei ricordi dei vecchi pescatori
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Calvino ha scritto: “l’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui”. Si chiama Gaza, credo. È il luogo del dolore
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