Bill Viola, Renaissance (Bill Viola Studio)

Classe 1951, Bill Viola è il maestro indiscusso della videoarte. Dalla metà degli anni Settanta l’artista statunitense realizza immagini in movimento, videoinstallazioni, ambienti sonori e performance che offrono al pubblico la possibilità di vivere esperienze fortemente immersive.

Spazio, immagine e suono si fondono per esplorare l’essenza dell’umanità: l’uomo è chiamato a confrontarsi con la natura e con il ciclo della vita. Negli oltre quaranta anni di carriera, Viola sperimenta numerosi supporti digitali (la pellicola in bianco e nero, gli schermi al plasma e ai cristalli liquidi), indagando la dimensione umana tra vita, morte e passioni, e i quattro elementi della natura (acqua, terra, fuoco, aria).

“La mia arte – dichiara l’artista – non è realmente cinema, non è pittura. Non è realismo, sebbene si avverta spesso come qualcosa di realista, e non è una creazione, poiché tutte le immagini derivano dalla vita reale. Penso si tratti piuttosto di un’espansione dei livelli di realtà”.

Dalla mostra a Roma, a Palazzo Strozzi (fino al 26 giugno 2022)

In effetti, la videoarte rappresenta qualcosa di nuovo e radicale rispetto alla tradizione: come spiega lo storico dell’arte Salvatore Settis, “presuppone invenzioni e tecniche che si sono succedute in rapida sequenza nelle ultime generazioni: la fotografia, il cinema, la televisione. La videoarte ha elaborato ex nihilo regole e caratteristiche sue proprie e, rispetto alla millenaria tradizione del dipingere su supporto fisso o mobile ha istituito uno spazio interamente nuovo per il gesto creativo dell’artista e, simmetricamente, per le strategie percettive dell’osservatore”.

Bill VIola, Emergence, 2002, e Masolino da Panicale, Cristo in pietà, 1424, Empoli, Museo della Collegiata

Una rivoluzione artistica dunque che però guarda alla pittura (con un’attenzione particolare al Rinascimento italiano) come modello da seguire, elaborando nuove strategie di resa estetica.

Bill Viola sembra infatti dipingere con le tecniche video, declinando con un altro linguaggio l’eredità dei grandi maestri della nostra tradizione artistica. “L’attualità bruciante della sua opera – prosegue Settis – che si sostanzia di un medium e di una tecnologia che non solo è ‘del nostro tempo’, ma si evolve ogni giorno, ci costringe a guardarla con un’intensità tutta speciale, che i video-dipinti di Bill Viola ripagano con un’alta e vasta gamma di emozioni”.

Attraverso il mezzo elettronico Viola costruisce percorsi intimi e spirituali, nei quali ogni persona che vi si avvicina può scoprire una profonda connessione: alcuni si stupiranno, altri si commuoveranno o rimarranno perplessi.

Bill Viola, Visitazione & The Greating, 1995

In ogni caso, non c’è alcun dubbio che i suoi lavori rappresentino per lo spettatore uno stimolo per riflettere, attraverso la partecipazione a un’esperienza unica, vissuta fra suoni, colori e immagini.

Bill Viola, Tempesta (Bill Viola Studio)

L’arte diventa così il giusto mezzo per meditare ed esplorare il proprio sentire più intimo, in un incontro perfetto fra tradizione e nuove tecnologie. Ed è proprio grazie alla contemporaneità del video che l’artista realizza la magia, proiettandoci in un altro tempo, in una dimensione quasi ipnotica. “Tutta l’arte è contemporanea – sostiene –. È senza tempo, universale; l’arte è il risveglio dell’anima. Il mio impegno è coniugare l’arte antica e i mezzi di oggi. Le mie opere sono insieme contemporanee e storiche. Fra i miei maestri vanto numerosi maestri italiani: Pontormo e Masolino, Leonardo e Raffaello, Mantegna e Piero della Francesca, il Beato Angelico e Michelangelo”.

Maestri che Viola scopre in Italia, alla metà degli anni Settanta, quando si trasferisce a Firenze nel centro di produzione di videoarte “art/tapes/22”, in via Ricasoli 22. “Non ero mai stato a Firenze – ricorda – e quando il taxi dalla stazione mi portò intorno al duomo verso via Ricasoli, passando per l’Accademia con il David di Michelangelo, sentii subito di essere arrivato in un posto speciale. Il mio primo giorno di lavoro fu un presagio della mia vita futura: trascorremmo la mattina a esaminare tutta la tecnologia video disponibile nello studio e poi, nel pomeriggio, il mio nuovo collega Alberto Pirelli mi condusse alla chiesa di Santa Croce con gli affreschi di Giotto, i rilievi scolpiti in prospettiva di Donatello, le tombe di Michelangelo e di Galileo. Ero in uno dei più importanti monumenti sacri dell’arte e della scienza. Dopo una visita agli Uffizi sentivo fortemente che i musei erano stati creati per l’arte e non l’arte creata per i musei, come accadeva nella scena contemporanea che avevo lasciato a New York”.

Bill Viola, Martirio

L’allora ventitreenne “tecnico americano” comincia così a creare video lentissimi, in slow motion, in ripresa diretta, dilatando il tempo e amplificando le emozioni. Le sue immagini in movimento sono reali, la sua dimensione però supera il quotidiano per arrivare allo spirituale. L’artista vede nella tecnologia video un luogo di riflessione per la contemporaneità, spaziando nella cultura buddista e cristiana, indagando gli elementi della natura e sperimentando un nuovo modo di fare arte. Le tecnologie sono dispositivi per esprimere lo spazio più intimo dei sentimenti: “Considero – confida l’artista – quello che faccio come un viaggio, che ha origine dentro di me, in un luogo del quale non ho il controllo. È un dono che si fonda sull’onestà, onestà nei confronti di me stesso e degli altri, nella forma e nell’essenza del lavoro”.

Bill Viola, Diluvio (Bill Viola Studio)

Anche chi si avvicina all’opera di Viola per la prima volta, nota subito la presenza dell’acqua nei suoi lavori: “L’acqua – prosegue – è metafora di tante cose. Entità solida, fisica e metafisica, interna ed esterna, creativa e distruttiva, realtà e illusione. L’aspetto che amo di più dell’acqua è la sua fluidità, il suo costante essere in movimento: gli antichi monaci taoisti cinesi conoscevano le proprietà uniche dell’acqua e ne descrivevano l’origine come la struttura dell’Essere che è sottesa all’universo”. Da The Crossing (La traversata) a The Reflecting Pool (Vasca riflettente), da Acceptance (Accettazione) a Self Portrait (Autoritratto) – fra l’altro, primo autoritratto di un videoartista entrato nella celebre collezione degli Uffizi di Firenze l’acqua è centrale: “(…) mi aiuta a dire – afferma l’artista – ‘vai oltre la superficie delle cose, punta alla loro anima”.

Dalla mostra a Roma allestita a Palazzo Strozzi

L’opera che però maggiormente traduce il rapporto con i capolavori dei grandi maestri del passato è The Greeting del 1995 legata alla Visitazione di Pontormo (1528): simili per composizione, tematica, formato e anche sviluppo narrativo. Nel 2011 questo video di Viola è stato proiettato a pochi metri dalla tela di Pontormo, nella chiesa dei santi Michele e Francesco a Carmignano, in provincia di Prato.

Tuttavia, l’operazione creativa del videoartist è molto più complessa di una semplice riproposizione dell’incontro fra la Vergine Maria e Santa Elisabetta, con Gesù e San Giovanni Battista nel grembo delle donne, protagonisti nascosti del quadro. È uno studio del movimento e della sua rappresentazione, dove il riferimento religioso è soltanto il mezzo per esplorare il vero centro delle opere: una meditazione sulla condizione dell’uomo e sulle forme di espressione umane. In effetti, per l’artista l’arte per essere vera deve far parte del quotidiano, deve indagare le emozioni e, con l’utilizzo della telecamera, guardare la realtà il più vicino possibile.

E anche i capolavori del Rinascimento diventano per Viola dei modelli per il loro contenuto emotivo e per la loro lezione di umanità. In Emergence (Emersione), ad esempio, è chiaro il riferimento al Cristo in pietà di Masolino da Panicale ma non per il suo significato religioso, bensì per i sentimenti di dolore e per il lutto che porta con sé.

Bill Viola

Per chi ama l’arte, conoscere Bill Viola è importante non soltanto perché ha contribuito a creare e a rendere grande un nuovo linguaggio espressivo e artistico, ma anche perché i suoi lavori vogliono “trasformare la nostra percezione, per guardare non davanti ma dentro di noi”, nella convinzione che l’arte possa risvegliare l’animo umano.

Numerose sono le esposizioni che hanno consacrato questo artista, da quella al Whitney Museum of America di New York a quella a Firenze a Palazzo Strozzi, Rinascimento elettronico, fino alla rassegna capitolina che chiuderà il 26 giugno Bill Viola. Icons of Light, a Palazzo Bonaparte.

Francesca Gentili, critica d’arte