
Ogni strumento, si sa, è spesso buono o cattivo a seconda dell’uso che se ne fa: i tanto vituperati “social”, per esempio, sono invece stati per me l’occasione di venire a conoscenza di quel che è stato realizzato a Castelnuovo Bocca d’Adda, un piccolo paese di poco più di millecinquecento abitanti in provincia di Lodi.
Qui dal 24 al 28 aprile si è svolta, presso l’ex Chiesa di Santo Stefano, una bellissima mostra “immersiva” dal titolo Un Po di resistenza. Guerra e Liberazione sul Po, ideata e curata da Ivo Salvini, figlio di un partigiano castelnovese, e da Natalia Gaboardi, docente di storia e filosofia, entrambi iscritti alla locale sezione ANPI “Grande fiume”, che raccoglie i Comuni di Castelnuovo Bocca d’Adda, Caselle Landi, Corno Vecchio, Guardamiglio e Santo Stefano lodigiano.
L’occasione dell’80° anniversario della Liberazione ha dato spunto per progettare e realizzare un’iniziativa con lo scopo di promuovere e consentire una riflessione approfondita sulla Storia di quegli anni, sui luoghi in cui è avvenuta e sui loro protagonisti. Si tratta, a dire il vero, della prosecuzione e dello sviluppo di una mostra fotografica e documentaria allestita nell’aprile 2015, intitolata 70, perché il passato non passi. Questo nuovo anniversario, tondo e importante, desidera far ripercorrere agli spettatori le vicende della seconda guerra mondiale e della lotta di Resistenza partigiana a Castelnuovo Bocca d’Adda a partire dal materiale recuperato presso le famiglie castelnovesi e presso l’Archivio comunale. Un perfetto e prezioso esempio di memoria collettiva e “Public History”.
Se, dopo tanto tempo – come ammettono i curatori della mostra – “è difficile ricostruire ciò che è successo e risulta impossibile, senza il contraddittorio dei protagonisti, descrivere gli episodi tragici alla ricerca della ‘verità’, tuttavia, tramite l’immediatezza delle immagini è possibile percepire il clima di un’epoca la cui lontananza è in realtà relativa: le sofferenze, i sacrifici, gli ideali, l’eroismo, i visi dei nostri genitori, nonni, bisnonni e compaesani sono il riflesso a noi più prossimo di una tragedia collettiva, la seconda guerra mondiale, sulle cui origini e sul cui esito è necessario riflettere oggi come e più di ieri. La Resistenza è una storia collettiva in cui i tormenti, le sofferenze, i dilemmi morali, la sete di giustizia ma anche di rivalsa di ciascuno rappresentano gli infiniti ed egualmente significativi riflessi di una complessa vicenda, indescrivibile qualora la si voglia ridurre a stereotipo a partire dall’infeconda dicotomia bianco o nero, buoni o cattivi”.
Gaboardi e Salvini non hanno potuto, né dieci anni fa né ora, interpellare nessuno dei protagonisti di quella lotta, eppure li ha soccorsi uno straordinario ritrovamento presso l’Archivio comunale di Castelnuovo Bocca d’Adda. Va però precisato che le fonti parlano solo se qualcuno le interroga e ci mette il naso e in questo caso è stato così proprio grazie alla curiosità di Natalia Gaboardi che, durante il mandato di consigliera comunale a Castelnuovo, ha voluto vedere di persona com’era l’archivio locale e scartabellando di qua e di là si è imbattuta in un faldone (categoria 8 – Leva – anni 1944-1945), donato probabilmente da un privato e contenente una mole incredibile di documenti relativi ai concitati avvenimenti della 1^ Divisione Garibaldina ‘Wladimiro Bersani’ e le relazioni delle due Brigate in cui militarono i partigiani castelnovesi, la 1^ Brigata di Manovra Oltrepo Val d’Arda, guidata dal comandante Carlo Gaboardi, e la 8^ Brigata del Popolo, 3^ Divisione, guidata dal comandante Pino Mizzi. Vi si narrano le morti dei partigiani Francesco Bricchi, Gino Lodola, Silvano Campagnoli, Gianni Masarati e Bruno Butrichi, oltre a molteplici operazioni compiute sul territorio piacentino e la Liberazione dei paesi di quella zona.
I curatori della mostra sostengono “di avere molto da imparare dai partigiani protagonisti di quei giorni di lotta, dalla loro capacità di ‘far rete’. E da qui l’idea di immergerci in questo fiume di avvenimenti, di essere avvolti dalle immagini, di sentirsi parte della storia del nostro territorio: le nuove tecnologie ci permettono di fare tutto questo. Perché non farlo? Perché non mettere al centro la storia delle rive del Po in un periodo tragico e fondante del nostro presente, libero e repubblicano?”.
La passione e l’impegno di Gaboardi e Salvini, alimentati dai ritrovamenti d’archivio, hanno portato perciò alla realizzazione di un progetto molto ambizioso, patrocinato e supportato coralmente da molti attori del territorio: dal Comune di Castelnuovo Bocca d’Adda e Caselle di Landi alle Anpi provinciali di Lodi e di Piacenza, dalla Provincia di Lodi alla locale Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, dalla Pro loco Castelnuovo Bocca d’Adda A.P.S. (in particolare nella persona del suo presidente Luigi Toninelli, ricercatore dell’ISPI), a diverse aziende locali che hanno contribuito materialmente a trasformare le idee in realtà. Vi hanno collaborato attivamente anche gli alunni dell’I.C. Aldo Moro che, dopo aver assistito a una lezione introduttiva della prof.ssa Gaboardi sui partigiani castelnovesi, hanno lavorato in piccoli gruppi sulle fonti, coordinati dalle loro insegnanti. Il risultato lo si può ascoltare inquadrando alcuni dei qr code alla mostra: un’audioguida con le loro voci.
Un Po di Resistenza, oltre che offrirsi ai visitatori, è stata anche occasione di incontri. Nel pomeriggio del 26 aprile, infatti, si è tenuta una tavola rotonda fra le sezioni ANPI circonvicine (Sezioni ANPI Grande Fiume, Codogno, Maleo, Monticelli, Caorso), aperta da un intervento del prof. Gianni D’Amo, sul tema “La memoria oltre i testimoni”. E La memoria oltre i testimoni è anche l’introduzione, a firma di Gaboardi, dell’agile catalogo della mostra (disponibile gratuitamente), in cui l’autrice afferma che “quell’‘oltre’ è certamente una constatazione della perdita umana, dolorosa e incolmabile, dei protagonisti di quei giorni. Tuttavia è un ‘oltre’ che impone un cambio di prospettiva: noi, ‘non-testimoni’, dobbiamo farci carico del peso della memoria e diventare il tramite per le generazioni future dell’eredità di quei giorni di lotta e di Liberazione”. Insomma, occorre trasformare la memoria individuale in memoria collettiva, continua Gaboardi: “abbiamo ritenuto fosse necessario proporre un’iniziativa corale con al centro le vite minute dei protagonisti di quella stagione tragica e esaltante insieme, e ricostruire con brandelli di passato quella vicina distanza rappresentata dalla Liberazione”.
Così, accanto alle voci degli studenti nell’audio guida, ci prende per mano e ci conduce nella mostra Francesco Bricchi, nome di battaglia “Perla”: la sua vita resta in gran parte ignota, ma lo sappiamo nato nel 1918, bersagliere in guerra e partigiano combattente. Muore annegato nel grande fiume il 17 gennaio 1945. Proprio tali vuoti sono la sfida a raccontare la “plausibile storia della sua esistenza di qua e di là del Po”. E infine, appunto, il Grande Fiume: “la sua acqua amica e nemica per eccellenza, placida e infida, vita e nutrimento ma anche causa di morte con i suoi gorghi e con le sue piene. Protagonista indiscusso della storia del nostro territorio in ogni tempo, il Po diventa per i resistenti una fluida via di comunicazione, un punto di contatto, una speranza e un sentiero di libertà. Un Po di Resistenza è anche un modo di ricostruire il territorio come tessuto di relazioni. Si tratta di una geografia umana che mostra la complementarietà tra le scelte degli uomini e le caratteristiche dei luoghi in cui vivono: le peculiari forme che la Resistenza assume in queste terre rispecchiano la fluidità del paesaggio”.
Promossa con una particolare attenzione e felicità nella scelta delle foto e della grafica sui social (Instagram e Facebook) così da tentare di coinvolgere un pubblico più vasto anche prima dell’inaugurazione, la mostra è stata molto partecipata: dai castelnovesi, dai cittadini dei comuni limitrofi ma anche da quelli di un territorio più ampio. “La nostra epoca – spiega la curatrice – vive immersa nelle immagini e nelle parole. Scegliere le modalità più opportune per rendere significative le parole e coinvolgenti le immagini potrebbe essere la chiave per rendere accessibile ed emozionante per le nuove generazioni questo tragico e decisivo frammento del nostro passato prossimo”.
Pubblicato mercoledì 30 Aprile 2025
Stampato il 30/04/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/forme/un-po-di-resistenza-storia-cittadinanza-e-impegno-lungo-le-rive-del-grande-fiume/