Il 27 gennaio si celebra il ventesimo Giorno della Memoria. Venne scelta come data simbolo la liberazione del campo di sterminio di Auschwitz e venne introdotta nel nostro Paese con la legge n. 211 del luglio 2000. Cinque anni dopo fu adottata anche dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Un monito a onorare la giornata con rinnovato impegno arriva dal Presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo: «non sia solo una celebrazione, non si banalizzi una tragedia che ha segnato l’umanità». Il 27 gennaio impone riflessione e azione perché, prosegue Pagliarulo «la chiamiamo memoria attiva, perché il ricordo non ha senso se non si esercita la sua portata educativa nel presente. Ogni giorno, ogni incontro, ogni impegno, ogni battaglia. È un dovere, oltreché l’unico omaggio possibile, perché tangibile e duraturo, alle vittime della deportazione e ai combattenti per la libertà».
Pubblichiamo un contributo di Ottavio Terranova, dirigente nazionale e regionale dell’Anpi. Una poesia dedicata alle atrocità compiute nei lager dello sterminio, un pensiero sempre vivo e doloroso rivolto ai circa 3.000 bambini e adolescenti (secondo alcune stime) che, ad Auschwitz, furono vittime dei criminali esperimenti medici e delle spietate ricerche di Joseph Mengele. Parole plumbee, crude e necessarie che sottolineano, oggi più che mai, il valore e l’importanza della memoria.
I bimbi che non videro mai più la luce
In quel campo di concentramento
in Polonia, ho visto tantissimi resti umani
senza nome,
migliaia di scarpe abbandonate
fuori dai forni crematori
perché non inquinassero,
capelli umani intrecciati dai
nazisti, su tele senza
colore,
tavole di zinco a testimonianza
di quanti su di essi vennero seviziati
per esperimenti di folli scienziati,
lunghi elenchi dove non erano stati
riportati i nomi dei tanti vecchi
delle camere a gas e dei tantissimi
bimbi che non videro, mai più la luce.
Ottavio Terranova, coordinatore Anpi Sicilia, vicepresidente Anpi nazionale
Pubblicato lunedì 25 Gennaio 2021
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