Una ricostruzione del comunismo italiano, nel centesimo anniversario della nascita del Pci, attraverso il racconto di vite e vicende delle persone che hanno contribuito a costruire non solo quella storia politica ma, ognuna con il proprio ruolo e nel proprio contesto, l’intera storia democratica del Paese.
Nel gennaio del 1921 al teatro San Marco di Livorno, con la fondazione del Partito comunista d’Italia, iniziava nella penisola un percorso che nei decenni ha coinvolto centinaia di migliaia di donne e uomini, sia dentro che fuori il partito. E il libro del giornalista di Repubblica Matteo Pucciarelli scritto insieme a Sara Fabrizi, “Comunisti d’Italia. 100 patrioti rossi che hanno costruito la democrazia”, pubblicato nel dicembre 2020 per Typimedia, inserisce nel filo rosso della storia d’Italia figure che hanno militato sia all’interno che all’esterno di quella che fu la più grande organizzazione comunista dell’occidente. “Gente perbene con il senso dello Stato” e “padri della Patria”: così si legge nella prefazione del testo a cura di Luigi Carletti.
Tra i 103 ritratti del volume troviamo, infatti, alcuni tra i costituenti (come Palmiro Togliatti, Pietro Secchia, Umberto Terracini) e le costituenti, come Nilde Iotti e Teresa Noce.
Questo cammino di 216 pagine che scorre come un lungometraggio composto dai volti e dalle storie politiche e personali dei protagonisti, incontra sulla strada il mondo dell’arte, della cultura, della letteratura, del cinema. Si intreccia con le lotte sociali e con le battaglie per i diritti civili, con le istanze in difesa dell’ambiente e con l’impegno contro il razzismo e contro le mafie, con le esperienze di impegno politico nazionale ed internazionale.
In questa ricostruzione emergono, poi, anche i retroterra culturali che hanno caratterizzato il movimento comunista, a volte così distanti tra loro, ma sostanzialmente figli di una madre comune: la lotta in favore degli ultimi, la scelta di stare dalla parte dei più deboli. Rivoluzionari e riformisti, fedeli alla linea e tenaci critici, atei e cattolici, innovatori e conservatori: il progetto comunista in Italia, negli anni, ha visto le più differenti attitudini incontrarsi e scontrarsi su quel terreno sul quale ha camminato (e continua a camminare) l’ideologia nata dal pensiero di Marx ed Engels nel XIX secolo.
Scorrendo le brevi note biografiche dei “patrioti rossi” e guardando le foto, in gran parte provenienti dall’archivio fotografico dell’Anpi nazionale, ci si imbatte in interventi e citazioni di ogni genere che, ognuna nella sua specificità, raccontano la storia politica, sociale e culturale della democrazia italiana. Allo stesso tempo ci raccontano, attraverso le parole di Gino Donè Paro, Vitaliano Ravagli, Ilio Barontini e Angelo Frammartino – solo per citarne alcuni – le lotte e l’impegno in prima persona dei comunisti italiani per la democrazia e la liberazione degli altri popoli del mondo, propria di quel principio internazionalista che ha sempre guidato l’azione di chi ha militato sotto la bandiera rossa.
Nel testo viene, inoltre, valorizzato il ruolo che hanno avuto i cattolici nella cultura comunista, siano essi laici, come Adriano Ossicini, o religiosi, come Don Andrea Gallo o Eugenio Melandri il quale, ripresa la funzione sacerdotale lasciata anni prima per diventare deputato europeo di Democrazia Proletaria, nel raccontare la sua storia politica a Papa Francesco ha incassato dal Pontefice un «Hai fatto bene». E poi registi, come Mario Monicelli e Pier Paolo Pasolini, accademici come Bruno Pontecorvo e Margherita Hack, artisti come Renato Guttuso e scrittori come Italo Calvino, Cesare Pavese e Andrea Camilleri.
Donne e uomini che, spesso, hanno pagato a caro prezzo la loro militanza comunista negli anni della Resistenza, da Irma Bandiera a Nicola Stame, da Romualdo Chiesa a Massimo Gizzio, o negli stessi anni della Repubblica come Peppino Impastato e Pio La Torre, entrambi uccisi dalla mafia, o come Guido Rossa, assassinato dalle Brigate Rosse. Ai partigiani è dedicato, poi, uno spazio speciale, una sorta di tributo a chi ha tenuto in piedi la storia comunista e la sua dedizione allo sviluppo democratico del Paese, anche nei momenti più difficili, anche negli anni in cui avere quelle idee e portare in tasca quella tessera era un reato. Il coraggio di Carla Capponi, l’audacia di Giovanni Pesce, la tenacia di Germano Nicolini sono solo alcune delle storie presenti del libro.
Un ricordo che è stato preservato, tutelato e valorizzato dall’impegno di molti altri presenti tra le pagine, che hanno fatto della propria attività politica e culturale uno strumento per impegnarsi in prima persona a tenere viva la memoria storica. Tra i “patrioti rossi”, infatti, troviamo anche Carla Nespolo, la presidente dell’Anpi che, dopo aver ricoperto per molti anni incarichi politici ed istituzionali, si è dedicata a dirigere un prezioso lavoro di custodia e promozione dei valori e dei principi che animarono la lotta di Liberazione. Nella citazione presente nel testo vi sono forse le parole più rappresentative del filo conduttore che collega le lotte dei comunisti di tutto il mondo: «Si è fatto credere che le persone ancor più povere e più indigenti fossero i nuovi nemici da rifiutare e da respingere. Invece non è così, il vero nemico è colui che sfrutta la vita umana e non la rispetta».
Centotre storie fatte di impegno nel partito e nel sindacato, nelle comunità di recupero e nei centri sociali, nelle redazioni dei quotidiani e delle riviste, ma anche nei combattimenti di montagne e città, nelle carceri, così come nelle piazze e nelle strade, sia prima che dopo la nascita della Repubblica. “Comunisti d’Italia” parla di tutto questo e lo fa con piccole biografie, essenziali ma ricche di contenuto. Un testo originale che stimola alla lettura, con una considerevole quantità di aneddoti e piccoli episodi che compongono un mosaico articolato da una miriade di volti e accadimenti. Pucciarelli ha realizzato un lavoro veramente utile per chiunque voglia conoscere, in poche righe, quelle storie che hanno costruito e consolidato la democrazia nel nostro Paese.
Valerio Bruni, vicepresidente Comitato provinciale Anpi Roma
Pubblicato giovedì 21 Gennaio 2021
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