Luca Telese, giornalista e commentatore politico, è riuscito con il libro “La scorta di Enrico. Berlinguer e i suoi uomini: una storia di popolo”. (Ed. Solferino, 2022), a far rivivere in modo avvincente ed entusiasmante le biografie degli uomini della sicurezza (Menichelli, Righi, Franceschini, Alessandrelli, “Otto” Grassi, Marani e Bertuzzi) di Enrico Berlinguer, vicesegretario e poi segretario del Pci per un lungo periodo nella storia dell’Italia repubblicana. Un libro emozionante e coinvolgente che ha il pregio di offrire al lettore con un linguaggio semplice e chiaro profondi spunti di riflessione su alcuni frangenti della storia italiana.

Roma. Il palazzo di via delle Botteghe Oscure, che fu la sede storica del Pci (Imagoeconomica, Carlo Carino)

La composizione degli uomini  della scorta era alquanta variegata. Si trattava di un gruppo di militanti, provenienti da tre diversi nuclei regionali del Pci (emiliano, romano e toscano), che hanno sacrificato ogni cosa per rendere sicura la vita del leader comunista. I protagonisti di questa storia sono stati uomini di saldi ideali comunisti, che venivano dalla Resistenza al fascismo, che hanno subito violenze e soprusi. La loro storia personale è intimamente intrecciata a quella del loro leader politico e carismatico. La scorta di Berlinguer era composta di uomini con caratteri diversi “Franceschini il gigante buono, estroso e loquace. Lauro il taciturno con il cuore d’oro. Bertuzzi il ribelle orfano, che diventa il figlio adottivo del Partito. Alessandrelli un militante umanissimo, capace di intuizioni sorprendenti. Marani e Grassi, i due giovani operai che arrivano dal far west comunista modenese”.

Enrico Berlinguer (Imagoeconomica, Carlo Carino)

Con questo saggio storico, uscito lo scorso anno, in cui ricorreva il centenario della nascita di Enrico Berlinguer (maggio 1922), l’autore, grazie a un lavoro meticoloso da buon ricercatore storico, è riuscito a scavare nelle storie personali di coloro che per anni (dal 1969 al 1984) hanno  accompagnato il leader comunista, spesso mettendo a rischio la loro incolumità personale. Gli uomini della scorta, che Enrico Berlinguer “utilizzava” nelle sue fatiche quotidiana tra un comizio e l’altro, venivano considerati alla stessa stregua di figli, tanto erano intimamente e profondamente inseriti nella vita quotidiana e familiare del leader sardo. Una storia di popolo nella quale le storie personali della scorta si inseriscono nella carriera politica del segretario comunista.

Il giornalista e scrittore Lica Telese (Imagoeconomica, Andrea Calandra)

Inoltre Telese si sofferma sulle biografie degli “angeli custodi” di Berlinguer, i quali provenivano dal proletariato operaio e sindacale. Persone che avevano e poggiavano su salde certezze granitiche fatte di passioni e fede politica comunista. Oggigiorno virtù lontane, anzi vetuste. Scrive Telese: “Ma il ruolo di questi uomini, e l’epoca in cui si svolse la loro esperienza, tre lustri fulminei a cavallo tra gli anni di piombo e la grande avanzata del Pci, li resero tutti ugualmente interpreti (e a volte protagonisti) di passaggi cruciali della storia italiana ed internazionale: le lotte operaie, il Vietnam, l’eurocomunismo, il golpe in Cile, gli euromissili, l’attentato contro Berlinguer in Bulgaria, lo strappo in due tempi del segretario con Mosca”. Continua Telese: “Non c’è apologia, e nemmeno agiografia in questo racconto: solo un’asciutta e preziosa esattezza, in cui la normalità di quella classe dirigente, rispetto alla irresponsabile follia di quella presente, sembra davvero un  bene rifugio”.

Ma il libro è anche la narrazione di vicende pubbliche in casa comunista: la vita quotidiana a Botteghe Oscure, le tombolate comuniste alle Frattocchie, gli scherzi tra i componenti della scorta. Una interessante foto di gruppo che Telese è riuscito a descrivere in modo mirabile e coinvolgente.

Giancarlo Pajetta ed Enrico Berlinguer. È il 1969, Berlinguer viene eletto vicesegretario del Pci

Ed è anche un racconto della vita politica di Enrico Berlinguer, che nasce a Sassari il 25 maggio 1922. Nel 1943 aderiva al Partito Comunista Italiano diventandone segretario della sezione giovanile. Alla fine del ’44 veniva chiamato a Roma nella segreteria nazionale del movimento giovanile comunista: dal 1945 è stato membro del Comitato Centrale e, dal 1948 membro della Direzione; lasciato il movimento giovanile avrebbe ricoperto prestigiosi e differenti incarichi di partito. Nel 1969, il XII congresso del Pci lo elesse vicesegretario e, nel 1972 al XIII congresso, diventava segretario, riconfermato nel 1979 e nel 1982. Una prestigiosa carriera politica, che Giancarlo Pajetta, storico dirigente del Pci aveva, giocosamente, così sintetizzato: “Si iscrisse fin da giovanissimo alla Direzione del Pci”.

Ai funerali di Berlinguer. (Imagoeconomica, Carlo Carino)

Il denso volume di Telese si sofferma sulla improvvisa morte di Enrico Berlinguer, a soli 62 anni, a causa di un ictus durante un comizio a Padova per le elezioni politiche europee del giugno 1984. Ricorda Telese: “Le ultime parole di Enrico, le pronuncia a braccio, raccogliendo le ultime forze con una fatica che è visibile e drammatica per tutti ormai”. Le ultime parole di Enrico Berlinguer sono: “Per quello che siamo stati, e siamo, è possibile conquistare nuovi e più vasti consensi alle nostre liste, alla nostra causa, che è la causa della pace, della libertà, del lavoro, del progresso della nostra società”. Enrico Berlinguer moriva il 11 giugno 1984. Maestoso e coinvolgente il funerale. Secondo le stime della prefettura di Roma erano presenti più di un milione di persone. Tantissimi striscioni, bandiere, insegne (tutte rigorosamente rosse). Tantissimi esponenti del mondo politico e sindacale. Tantissimi “grandi della Terra”  a dare un ultimo saluto al più grande leader politico comunista, rispettato anche dagli avversari politici.

Berlinguer al XIII Congresso del Pci che lo elesse segretario nazionale

In conclusione, è utile la lettura di questo libro di Luca Telese, che merita attenzione per la precisione dei contenuti e per lo stile divulgativo con cui sono esposti. Il libro è prezioso. È una riflessione sul passato, sui valori e sui principi. Insomma un libro vivo, capace di destare interesse e far riflettere sulla nostra storia nazionale. Da leggere e meditare.

Maurizio Orrù, esecutivo nazionale Anppia