Il volume illustrato Amore zoppo. Memoria di una Resistenza residuale si configura come un’opera di rilievo nel panorama degli studi sulla Resistenza italiana. Redatto dal sociologo Enrico Papa, il testo è un tributo alla figura della nonna dell’autore, Rina Bencivenni, staffetta partigiana originaria di San Giovanni in Persiceto. L’analisi della sua vicenda personale consente di elaborare una prospettiva innovativa, volta a decostruire l’immaginario eroico tradizionale del partigiano, favorendo l’emergere di una rappresentazione della Resistenza più autentica e universalmente accessibile, sganciata dai canoni classici dell’eroismo di stampo ellenico.

L’opera, sostenuta da istituzioni quali Spi Cgil Bologna, Anpi provinciale Bologna e Fondazione Duemila, e arricchita dalla prefazione di Albertina Soliani (Presidente dell’Istituto Alcide Cervi), è stata pubblicata da Edizioni Minerva in occasione dell’80° anniversario della Liberazione. La sua struttura si articola in prosa e poesia, con l’integrazione di illustrazioni realizzate da Kiki Skipi (alias Chiara Pulselli), che si distinguono per leggerezza e delicatezza. Tale scelta stilistica non è meramente estetica, bensì funzionale all’intento di “decolonizzare l’immaginario resistenziale”, liberandolo dalla concezione nietzschiana del “partigiano superuomo in armi”. Il volume propone, pertanto, una raffigurazione profondamente antiretorica della Resistenza, ove la forza non risiede esclusivamente nel coraggio militare, ma trova espressione preminente nella tenacia e nella determinazione individuale di fronte all’oppressione.
Il nucleo narrativo di Amore zoppo è incarnato dalla figura di Rina Bencivenni. Colpita da poliomielite a soli nove mesi, la sua condizione di disabilità le precludeva attività come la corsa o l’uso della bicicletta. Tuttavia, tale impedimento fisico non compromise la sua facoltà di scegliere un posizionamento etico e politico in favore della libertà e della democrazia. Rina aderì alla 63ª Brigata Garibaldi “Bolero”, operando attivamente tra l’autunno del 1943 e la primavera del 1945.

La sua biografia costituisce una testimonianza eloquente del fatto che la Resistenza non fu un movimento elitario, ma piuttosto un’azione collettiva di popolo, in cui ogni individuo, a prescindere dalle proprie condizioni fisiche o sociali, aveva la possibilità e il dovere di contribuire. La sua zoppia, lungi dall’essere un ostacolo, si erge a simbolo di una Resistenza inclusiva e resiliente, capace di accogliere e valorizzare la diversità.

Sebbene l’estetica del volume richiami quella dei libri illustrati per l’infanzia, Amore zoppo si rivolge a un pubblico maturo. Il linguaggio e lo stile adottati mirano a comunicare alle nuove generazioni che la Resistenza fu essenzialmente un atto d’amore del popolo e per il popolo. Il libro veicola un messaggio universale e atemporale: la capacità di lottare, resistere e contribuire, per quanto modesta possa apparire l’azione individuale (paragonabile a una “goccia che fa parte di un oceano”), prescinde dalle circostanze personali.

L’opera rende doveroso omaggio a figure come Rina, le quali, in un contesto storico caratterizzato da una cultura maschilista, bellicista e abilista, non ricevettero il riconoscimento dovuto. La Resistenza di Rina, per la sua intrinseca “invisibilità” o per essere stata “lasciata indietro” nella memoria collettiva della Guerra di Liberazione, viene definita dall’autore come “residuale”. Questa accezione etimologica (“rimasta indietro”) enfatizza l’importanza di riscoprire e valorizzare tutte quelle narrazioni che, sebbene non siano state integrate nelle rappresentazioni ufficiali, risultano fondamentali per la comprensione del processo di Liberazione.
Manuele Franzoso
Pubblicato venerdì 5 Settembre 2025
Stampato il 05/09/2025 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/librarsi/la-resistenza-diversa-di-una-staffetta-partigiana-senza-bicicletta/