Si dice che le bugie abbiano le gambe corte, ma non sempre è vero: a volte se ne scoprono alcune con gambe piuttosto lunghe. Oggi le chiamiano fake news, si insinuano nel discorso pubblico e, se non opportunamente e tempestivamente contrastate, diventano senso comune. Basti pensare a quanto avvenuto negli ultimi anni con certe affermazioni, prive di attendibilità, tese a riabilitare il periodo del regno borbonico, secondo cui in quei bei tempi – per fortuna andati – il Sud era ricco, felice e senza problemi.

Ma i redivivi neoborbonici non si fermano all’esaltazione della sola dimensione economica e sociale e vanno oltre, scoprendo orrori e nefandezze di cui nessuno conosce le fonti (ma tant’è… l’importante è stupire il lettore).

Propaganda neoborbonica

In epoca di semplificazione dei ragionamenti esiste la possibilità di credere a qualche pagina di un fortunatissimo libro fantasy in salsa neoborbonica: “Io non sapevo che i piemontesi fecero al Sud quello che i nazisti fecero a Marzabotto. Ma tante volte, per tanti anni”, tra le frasi prive di fondamento storico più ripetute. Si va avanti ancora con questa storiografia prêt-à-porter: “Non volevo credere che i primi campi di concentramento e sterminio in Europa li crearono gli italiani del nord, per tormentare e farvi morire gli italiani del sud, a migliaia, forse decine di migliaia”. Non vi aspettate fonti d’archivio o note a piè di pagina: i forse sono già certezze, i si dice, solidi riferimenti bibliografici. I neoborbonici vanno creduti sulla parola. Prendere o lasciare.

Lo storico Pino Ippolito Armino ha detto basta. Non possiamo continuare a fare finta di nulla, oppure pensare sia tutta una boutade. Il suo libro Il fantastico regno delle Due Sicilie. Breve catalogo delle imposture neoborboniche, pubblicato per la collana Fact Checking di Laterza curata dallo storico Carlo Greppi (nella quale sono già stati pubblicati i lavori dello stesso Greppi, di Chiara Colombini, Eric Gobetti e Francesco Filippi), fa finalmente un po’ di chiarezza, proseguendo il lavoro già iniziato in passato con autorevoli interventi, uno su tutti, quello dello storico Alessandro Barbero.

Armino ha pubblicato un volume agile, ma con pagine dense che hanno il merito di decostruire, con il rigore dello storico, tutte quelle che lui chiama ripetutamente “le fole dei neoborbonici”. Prendiamo il caso, scrive Armino, dell’affermazione secondo cui all’epoca del Regno delle due Sicilie gli operai calabresi lavoravano la metà di quelli inglesi, avevano la mutua e le pensioni. Non si può che rimanere basiti perché è arcinoto che di sanità pubblica in Italia si parla dal 1888 e di pensioni dal 1889.

Francesco II di Borbone saluta la guarnigione di Gaeta il 13 febbraio 1861 (wikipedia)

E che dire del presunto campo di sterminio di Fenestrelle? Anche in questo caso l’autore smonta il racconto fantastico con fatti documentati, fonti di archivio, studi recenti, concludendo che nessun eccidio venne consumato e Fenestrelle non c’entra nulla con i campi di sterminio nazisti, come grottescamente si vorrebbe far credere.

Manifestazioni neoborboniche

Non manca Arminio di sottolineare anche i casi in cui, per darsi una alone di autorevolezza e citando qualche fonte, il neoborbonismo inventa i nomi, come nel caso di un tale Giulio Di Vita, presunto testimone dei presunti affari sporchi di Garibaldi. Purtroppo, scrive Armino, nessuno sa dire chi sia questo signore, non c’è traccia in nessun archivio: sostanzialmente non esiste.

Menzione particolare alle fole merita l’accostamento tra brigantaggio e partigiani. “Un azzardo davvero insopportabile”, scrive Armino: perché se proprio si vuole una corrispondenza, chi voleva mantenere la monarchia più reazionaria d’Europa fa il paio con gli uomini di Salò, che si battevano per conservare il fascismo.

Insomma in un periodo in cui la rete ha il potere – non necessariamente negativo – di diffondere tante informazioni, è bene dedicare del tempo per sottoporre la storia alla prova dei fatti, proprio come vuole questa collana di libri Laterza. Va dato merito a Pino Ippolito Armino di aver realizzato un lavoro prezioso, utilissimo a comprendere un periodo storico certamente complesso, come è stata la costruzione dell’Unità d’Italia, senza però accodarsi al cumulo di fole così ben descritte e demolite in questo libro. Il Sud ha certamente tanti problemi e la questione meridionale è ancora colpevolmente sottovalutata. Ma di certo non è addossando al Risorgimento le responsabilità dell’attuale situazione che ne verremo a capo.

Mario Vallone, presidente provinciale Anpi Catanzaro, coordinatore Anpi Calabria, componente del Comitato nazionale Anpi