Cos’è la libertà e cos’è la malattia mentale? I valori resistenti possono essere anche un punto di riferimento per la presa in carico e la cura dei pazienti psichiatrici, ora che troppo spesso il tema viene relegato in discussioni da specialisti, come se con la chiusura dei manicomi si fosse anche, di fatto, cancellato un disagio psichico che invece è sempre più assegnato alle famiglie, e con necessità di intervento pressanti dopo la pandemia.

Ma ci sono anche gli esempi positivi che legano la cura al rapporto con il territorio e possono costituire una nuova frontiera: tutto questo è “Matti per la Libertà”, la bella iniziativa dell’Anpi di Chiavari, in svolgimento sino al 4 giugno nella città del levante ligure, promossa insieme all’Associazione Quarto Pianeta, protagonista del recupero degli spazi dell’ex ospedale psichiatrico genovese di Quarto, con iniziative – in primo luogo artistiche – di grande richiamo e significato.

Franco Basaglia nel 1979 (wikipedia)

Non è un caso che al primo evento, l’assegnazione del premio “Don Luigi Bobbio” al grande fotografo Gianni Berengo Gardin, autore di celebri reportage sui manicomi, il 24 maggio scorso, sia intervenuto Bruno Orsini, psichiatra e poi parlamentare che fu uno dei “padri” della legge 180 che, recependo gli indirizzi di Franco Basaglia e della sua scuola, marcò il superamento della stagione nera dei manicomi.

Aktion T4 era il programma di eugenetica nazista per eliminare sotto responsabilità medica, persone affette da malattie mentali

Ma, come si diceva, è anche una storia che riguarda l’Anpi, questa, perché è noto come la libertà di espressione, il diritto alla cura, il benessere delle persone siano valori costituzionali fondanti, ma anche si riferiscono alle libertà negate a migliaia di persone per troppo tempo: quello dei manicomi, certo, ma anche – oggi – quello  del disagio, della malattia che allontana dalla socialità, dal vivere quotidiano, quando ancora troppo spesso ci sono carenze strutturali nell’assistenza e nel supporto alle famiglie dei malati psichiatrici. “Molti si sono chiesti perché l’Anpi abbia scelto di parlare di salute mentale – sottolinea Maria Grazia Daniele, presidente della sezione Anpi chiavarese intitolata a Paolo Castagno “Saetta” –. La risposta è che noi partiamo dalla memoria per poi tradurre i valori della Resistenza al giorno d’oggi: vogliamo ricordare chi è finito nelle camere a gas perché matto e quindi indesiderabile per evitare la contaminazione della razza e allo stesso tempo animare una discussione sulle cure psichiatriche e il trattamento di malati e famiglie nel presente. Il rilancio della sanità pubblica territoriale è la risposta ai problemi di oggi”.

Marco Cavallo

In questo scenario, l’esperienza dell’associazione Quarto Pianeta è un caso a sé: sono ormai dieci anni che è attiva, con la creazione – tra le altre cose – del Museo delle Forme Inconsapevoli, un luogo di espressione artistica che riguarda le persone ancora seguite dai servizi psichiatrici ospitati in un’ala del grande complesso, solo in parte utilizzato. Sarebbe una cittadella del benessere fisico e mentale, se così la si volesse utilizzare; e un riferimento artistico sarebbe quello del ritorno di Marco Cavallo, la storica scultura in legno e cartapesta, alta quattro metri e dipinta d’azzurro, realizzata nel 1973 nel manicomio di Trieste da un’idea di Dino e Vittorio Basaglia insieme a Giuseppe Dell’Acqua e all’artista recentemente scomparso Giuliano Scabia. Un simbolo di integrazione e di fantasia: non a caso anche questa realtà ha trovato il suo posto nel programma degli incontri.

Fino al 4 giugno sarà possibile visitare presso il Cinema Mignon una mostra con opere degli ex pazienti di Quarto, e degli artisti attivi con loro negli anni ’70 e 80, mentre altre opere provenienti dal Museo delle Forme Inconsapevoli, curato da Sandro Ricaldone, sono visitabili a Palazzo Rocca insieme ad alcune foto di Gianni Berengo Gardin da lui donate.

Nel corso della settimana si sono alternati reading poetici e teatrali, ma in programma ci sono anche anche incontri più specifici, come quelli sul disagio psichico e i disturbi alimentari, i rapporti tra comunicazione e psichiatria e, ancora, il conclusivo “l’arte della follia”, il 4 giugno alla Società Filarmonica; importante anche, il giorno precedente, quello sulla salute mentale e le reti territoriali.

Una maniera per dimostrare quanto Anpi, accanto alla memoria, preservi due filoni fondamentali: la salvaguardia dei diritti e il rapporto tra cittadini e territorio.