Un graphic novel, si sa, non è solo intrattenimento, ma anche apprendimento. E L’eroe partigiano – La lotta di Liberazione di Lanciotto Ballerini, pregevole opera uscita per i tipi della Nte e realizzata dal Comune di Campi Bisenzio (FI) con il contributo della Regione Toscana e la collaborazione, tra gli altri, della locale Anpi intitolata proprio al partigiano Ballerini, ne è la conferma.
Pubblicato nel 2011, in occasione del centenario della nascita del resistente, è un lavoro completo e complesso e, come si addice alle pubblicazioni di spessore, può essere fruito tanto dai più giovani quanto dai lettori adulti. La sua funzione educativa è indubbia, ma non si tratta di una lezione scolastica: la sapiente struttura narrativa riesce a raccontare uno spaccato storico procedendo dal macro al micro. Gli autori, Jacopo Nesti e Francesco Della Santa, con perizia tecnica e quasi cinematografica, riescono ad avvicinarsi alle vicende dei libri di storia per poi scendere in dettagli e racconti sconosciuti ai più, proprio come se si trattasse dello zoom di una cinepresa.
Il fumetto racconta di Lanciotto Ballerini, l’eroe partigiano protagonista della lotta di Liberazione toscana insignito della Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Comandante dal settembre 1943 la prima formazione garibaldina toscana, la guidò valorosamente per quattro mesi nelle sue molteplici azioni di guerra. Con soli 17 uomini affrontava preponderanti forze nemiche, dopo aver inflitto fortissime perdite, sì da costringerle a ritirarsi su posizioni retrostanti, assaliva arditamente da solo, a lancio di bombe a mano, l’ultima posizione che ancora minacciava la sorte dei suoi uomini. Cadeva, nel generoso slancio, colpito in fronte da fuoco nemico”.
Pagina dopo pagina, ci si immerge nelle lunghe notti invernali dei partigiani, scosse da brividi di freddo e di paura per le rappresaglie nazifasciste: questo fumetto è una parabola sul valore, il coraggio e gli ideali, parole che, in ogni tempo di guerra, rischiano di subire una continua negoziazione del loro significato. Quello, però, di Ballerini è un racconto unico di coerenza e coraggio, quasi un exemplum medievale che sottolinea la caratura morale di un eroe che non dimentica mai di essere uomo.
Buono ma fermo, Lanciotto gode del rispetto dei suoi compagni, così come dei suoi avversari: “La sete di vendetta non ci deve accecare – dice ai suoi, accorsi sotto casa di un fascista del paese dopo la caduta del regime – perché allora diventeremmo bestie come loro. Noi invece dobbiamo rimanere uomini e, al momento giusto, da uomini li giudicheremo”.
La sua figura e la sua tempra sembrano frutto della fantasia di uno scrittore: fisico statuario, notevoli doti atletiche (era stato pugile) e quel nome in grado di rievocare l’audacia dei cavalieri e unirla alla leggiadria della danza, coniugando delicatezza e forza. Un uomo dal “coraggio senza ombre”, dotato di una eccezionale “forza leonina” e capace di non abdicare mai alla sua umanità, nemmeno nei più aspri momenti di battaglia. Nato in una famiglia di macellai, impara presto quelle tecniche ruvide che gli permetterebbero di ammazzare un uomo con facilità, eppure la sua indole è mite, come sottolineano i suoi occhi.
L’umiltà e le solide radici antifasciste, poi, contribuiscono a rendere Lanciotto non un inconsapevole simbolo, ma un portatore di precisi valori: “i Ballerini – si legge – in un tempo nel quale aver la tessera del partito fascista era un requisito minimo per riuscire a sopravvivere sotto il regime, nessuno di loro si era piegato a chiederla”. Allo stesso modo, emblematico è il fatto che Lanciotto, tornato dall’Etiopia con numerosi onori grazie alle imprese valorose che avevano salvato la vita dei commilitoni, viene accolto dal regime come un eroe, ma rifiuta categoricamente la tessera offertagli dai fascisti.
E i suoi ideali emergono in modo netto all’indomani dell’armistizio, quando organizza il primo nucleo resistente della zona sul monte Morello, scrivendo una delle pagine di storia della Resistenza più partecipate e sentite del territorio, complice anche la sua figura quasi leggendaria.
Dopo mesi di aspri combattimenti, rapporti che si consolidano e brillanti strategie belliche, le drammatiche sequenze della mattina del 3 gennaio 1944 vengono raccontate con un ritmo concitato e disegni dettagliati, che racchiudono tutta la tensione degli eventi. Nel tentativo di coprire i suoi uomini, circondati dal nemico in netta superiorità numerica, Ballerini si espone sul campo di battaglia per lanciare delle bombe a mano e neutralizzare personalmente le mitragliatrici nazifasciste.
Al grido di “I rischi sono il pane del capo. Sennò a cosa serve?”, Lanciotto attraversa il campo e riesce ad abbattere due delle tre postazioni nemiche, prima che il colpo fatale lo raggiunga, lasciandolo riverso nella neve sotto gli occhi sgomenti e afflitti dei compagni.
L’appendice-epilogo del fumetto racconta dei funerali di Ballerini, definiti come un momento di grande “mobilitazione politica oltre che emotiva”. La folla, radunatasi nella centrale piazza Scarlino, forma un corteo che arriva al cimitero per dare degna sepoltura a un eroe capace di incutere timore nei fascisti anche da morto. Infatti, passano cinque giorni dall’uccisione del partigiano prima che alla famiglia venga permesso di recuperare il corpo e i fascisti, che temono una sommossa, intimano al prete di non celebrare i funerali.
Questo graphic novel anche oggi, a dieci anni dalla sua uscita, non perde affatto di efficacia, anzi: diventa patrimonio sempre più prezioso anche per le nuove generazioni, man mano che ci si allontana da quegli eventi e scompaiono i testimoni diretti. Un lavoro che ha suggellato le celebrazioni del centenario di Ballerini, caduto nella battaglia della Calvana, che ancora oggi rappresenta per la comunità del luogo l’emblema del sacrificio e dell’eroismo. Una pubblicazione accurata sul piano storico, oltre che mirabile nella sua intenzione di adattare il tema a un medium alla portata di tutti, senza mai prediligere il romanzato, ma seguendo fedelmente i fatti.
Ogni tavola sottolinea come la Resistenza sia stata fatta di scelte, anche sofferte, ma prese e portate avanti fino alla fine: le imprese eroiche si alternano ai piccoli errori umani, la paura al coraggio. Quella de L’eroe partigiano è una dimensione in cui documento e sensibilità artistica si incontrano, i riferimenti storiografici si alternano alle fonti dirette, come i testimoni oculari e la famiglia di Ballerini, intrecciando il rigore della ricostruzione storica alla commossa dimensione della memoria familiare e di una comunità.
Pubblicato domenica 14 Novembre 2021
Stampato il 07/10/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/terza-pagina/un-grande-comandante-la-resistente-campi-bisenzio-e-un-comics/