La lunga marcia per la realizzazione della Costituzione a Reggio di Calabria ha finalmente raggiunto un risultato di rilievo, che deve essere considerato come una tappa importante di un percorso verso altri traguardi da raggiungere.
Negli anni Cinquanta, sull’onda della nuova atmosfera fatta di entusiasmo per la fine della guerra e della dittatura fascista, le istituzioni decisero di collocare uno dei simboli della nuova Italia repubblicana e antifascista all’interno della Villa Comunale, che sorge lungo l’arteria principale della città, corso Giuseppe Garibaldi: la Stele del Partigiano.
Con il trascorrere degli anni e dei decenni, sia l’antifascismo sia la Stele del Partigiano cominciarono ad essere “dimenticati”, così come accadde alla Festa della Liberazione, affidata sempre più alle iniziative burocratico-istituzionali dei vari prefetti che si alternarono in città, al punto che talvolta era difficile distinguere le ricorrenze del 25 aprile da quelle del 2 giugno e del 4 novembre.
Poi accadde di peggio: i successi della destra di Almirante furono tali da determinare con continuità rappresentanze parlamentari della “fiamma missina”, successi che nei primi anni Settanta aumentarono in maniera esponenziale: la “rivolta di Reggio Calabria” divenne, infatti, una sorta di laboratorio sperimentale per le trame neofasciste.
Dovettero passare circa vent’anni per una svolta decisiva: l’elezione a sindaco del comunista Italo Falcomatà, grazie ad una maggioranza che vide insieme cattolici progressisti e sinistra reggina.
Divenuto primo cittadino nel 1993, Italo mi chiamò per condividere il progetto di reintrodurre a Reggio Calabria la Festa della Liberazione, progetto che includeva anche il luogo dove far rinascere il 25 aprile: lo spazio della Villa Comunale dove era stata collocata la Stele del Partigiano. La lunga marcia era cominciata.
Dopo la scomparsa prematura di Italo Falcomatà nel 2001 e soprattutto in seguito al precipitare del Comune nelle mani del centrodestra, guidato da Giuseppe Scopelliti di Alleanza Nazionale (ex Msi), il 25 aprile piombò nuovamente nel dimenticatoio, fino a quando cominciarono i primi incontri di coloro che decisero insieme a me, nel giugno del 2010, di fondare a Reggio di Calabria l’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia.
Ripartì così la lunga marcia per far rivivere a Reggio la Festa della Liberazione grazie all’attività ed agli stimoli dell’Anpi.
Dal 2011 al 2017 il 25 aprile a Reggio Calabria è stato voluto e coordinato dall’Anpi, ricevendo l’adesione e il sostegno di tutte le Istituzioni, dalla Prefettura agli Enti Locali.
Dal 2015, terminata la fase della gestione Commissariale (il Comune era stato sciolto per contiguità con la mafia), abbiamo finalmente ritrovato una Amministrazione che condivide le ragioni dell’antifascismo ed i valori della Costituzione.
Quella dell’aprile 2018 sarà dunque la prima festa della Liberazione promossa dall’Anpi in sinergia con il Comune di Reggio Calabria, finalmente “defascistizzato”.
Per il Comune di Reggio Calabria e per i cittadini reggini si tratta di un avvenimento di natura epocale, essendo stata questa città tra le più segnate e macchiate di trame e presenze fasciste.
L’Anpi sottolinea il contributo della maggioranza che governa il Comune, in particolare dell’attuale sindaco Giuseppe Falcomatà, figlio di Italo, del Presidente del Consiglio comunale Demetrio Delfino, e del consigliere Demetrio Martino, Presidente della Commissione Statuto e Regolamenti, per l’approvazione, lo scorso gennaio, della delibera che non consente l’uso di spazi e locali pubblici a chiunque non ripudi esplicitamente il fascismo ed invece esprima adesione ai valori Costituzionali.
L’Anpi di Reggio Calabria prosegue nell’intento di “defascistizzazione” del territorio e ha indirizzato una lettera aperta a tutti i sindaci della Città Metropolitana di Reggio Calabria affinché adottino delibere sul modello di quella reggina.
Sandro Vitale, presidente Comitato provinciale Anpi di Reggio Calabria
Pubblicato giovedì 22 Marzo 2018
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