
L’esperienza del Cremona fu durissima (tra i combattenti c’era anche Carlo Smuraglia, presidente emerito dell’Anpi nazionale), rammentava Fontanelli: “Sparavamo la notte; i combattimenti avvenivano quasi sempre di notte e di notte si usciva di pattuglia. Insomma, quando veniva il buio cominciava il casino. Bisognava stare attenti. In 32 giorni di prima linea sono riuscito a dormire di fila solo due ore. Di giorno ci si riposava, ma con brevi sonnellini; non era un vero e proprio sonno. In prima linea era così. Si dormiva davvero solo quando ci davano il cambio e ci trasferivano nelle retrovie”.

Eppure l’esperienza non mancava a Dante, l’8 settembre era in Corsica: “Ci vediamo venire contro cinque o sei panzer tedeschi: una cosa mai vista, enormi rispetto ai nostri, che al confronto sembravano delle carrette, bastava una sassata per buttarli giù… Li abbiamo affrontati con semplici mortai e con cannoncini anticarro, che però nemmeno scalfivano la loro corazza. Abbiamo resistito un po’, ma non ce l’abbiamo fatta a reggere. Parecchi di noi sono morti. una settantina siamo riuscite a sfuggire alla cattura”.

Difendere i diritti dei lavoratori, per lui rimasto presto orfano, con due sorelle da mantenere, è stata la costante della vita post bellica di Dante, tanto da entrare in Cgil e ricoprire anche l’incarico di segretario della Camera del Lavoro. Una dedizione, portata avanti pur facendo il cuoco (come sua madre) all’ospedale di Perugia e poi al Centro di igiene mentale e in seguito aprendo una rosticceria.
“A Dante vanno i nostri ringraziamenti e gli auguri di tutta la comunità Anpi, hanno scritto dirigenti e iscritti all’associazione della sua città, vogliamo rendere onore a una persona che, con la sua scelta, ha ridato la libertà a tutti noi”.
Pubblicato lunedì 6 Settembre 2021
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