È stato tra i primi ad arruolarsi volontario nel Gruppo di Combattimento “Cremona”, la mitica formazione del nuovo esercito italiano poi diventata Divisione. Contribuì alla liberazione di Alfonsine nel Ravennate per poi proseguire verso il nord ancora occupato. A ricordare “la scelta coraggiosa e difficile” di Dante Fontanelli è l’Anpi di Città di Castello che per l’importante traguardo anagrafico raggiunto dall’allora giovane partigiano ha organizzato una bella festa e ha voluto rendergli omaggio ricordando anche gli altri compagni di lotta “tifernati e altotiberini “ e quanti “come lui, scelsero la scomoda via di combattere per la libertà di tutto il Paese”.
L’esperienza del Cremona fu durissima (tra i combattenti c’era anche Carlo Smuraglia, presidente emerito dell’Anpi nazionale), rammentava Fontanelli: “Sparavamo la notte; i combattimenti avvenivano quasi sempre di notte e di notte si usciva di pattuglia. Insomma, quando veniva il buio cominciava il casino. Bisognava stare attenti. In 32 giorni di prima linea sono riuscito a dormire di fila solo due ore. Di giorno ci si riposava, ma con brevi sonnellini; non era un vero e proprio sonno. In prima linea era così. Si dormiva davvero solo quando ci davano il cambio e ci trasferivano nelle retrovie”.
Eppure l’esperienza non mancava a Dante, l’8 settembre era in Corsica: “Ci vediamo venire contro cinque o sei panzer tedeschi: una cosa mai vista, enormi rispetto ai nostri, che al confronto sembravano delle carrette, bastava una sassata per buttarli giù… Li abbiamo affrontati con semplici mortai e con cannoncini anticarro, che però nemmeno scalfivano la loro corazza. Abbiamo resistito un po’, ma non ce l’abbiamo fatta a reggere. Parecchi di noi sono morti. una settantina siamo riuscite a sfuggire alla cattura”.
Forse per le sue povere origini, forse solo per carattere, Fontanelli, “una volta terminata la guerra – sottolineano gli eredi tifernati della Resistenza – non volle né medaglie né onori” (ma da allora la città di Alfonsine ad ogni ricorrenza gli ha inviato degli attestati di riconoscimento), tornò al suo lavoro, formò una bella famiglia e continuò, da semplice cittadino, nell’impegno civile”. Attività sempre svolta nel segno dei valori antifascisti dedicandosi alla ricostruzione e alla ripresa economica della sua città in qualità di assessore, eletto con il Pci, nelle giunte comunali guidate dai sindaci Pierucci e Corba.
Difendere i diritti dei lavoratori, per lui rimasto presto orfano, con due sorelle da mantenere, è stata la costante della vita post bellica di Dante, tanto da entrare in Cgil e ricoprire anche l’incarico di segretario della Camera del Lavoro. Una dedizione, portata avanti pur facendo il cuoco (come sua madre) all’ospedale di Perugia e poi al Centro di igiene mentale e in seguito aprendo una rosticceria.
“A Dante vanno i nostri ringraziamenti e gli auguri di tutta la comunità Anpi, hanno scritto dirigenti e iscritti all’associazione della sua città, vogliamo rendere onore a una persona che, con la sua scelta, ha ridato la libertà a tutti noi”.
Pubblicato lunedì 6 Settembre 2021
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