(Imagoeconomica, Clemente Marmorino)

Di stragi di civili in un conflitto armato noi italiani ce ne intendiamo, siamo stati prima carnefici durante le occupazioni coloniali fasciste in Africa, poi nelle invasioni dei Paesi dell’Est Europa al fianco dei nazisti. Per divenire vittime di Wermacht ed SS durante la loro ritirata fin da subito dopo lo sbarco alleato, in una mappa dell’orrore che dal Sud al Nord si fece sempre più crescente ed efferato con una violenza su bambini, donne, vecchi e malati sconosciuta ad altre regioni dell’Europa occidentale. E se i bombardamenti e il corollario di morte è patrimonio mondiale, con gli ordigni sganciati dai nazisti su Coventry durante la battaglia d’Inghilterra, a cui risposero anni dopo americani e britannici radendo al suolo Dresda, replicando gli Usa per Pearl Harbur sganciando le atomiche su Hiroshima e Nagasaki, l’obiettivo era sempre lo stesso: i civili.

L’Anpi ha subito condannato l’azione efferata di Hamas in Israele, un “attacco folle e irresponsabile” che “sta creando lutti e devastazioni e ha già innescato una terribile reazione del Paese aggredito. I civili israeliani e palestinesi sono quelli che pagano e pagheranno il prezzo più alto”, come poi ha ribadito in un appello sottoscritto con tutto l’associazionismo democratico. Chiedendo un immediato cessate il fuoco e un intervento delle Nazioni Unite affinché si fermi la spirale omicida prima che sia troppo tardi.

Impossibile però ignorare l’occupazione militare illegittima israeliana di parte del territorio palestinese da parte di Israele, causa dell’azione armata secondo Hamas, mentre si assiste a un esodo dalle dimensioni bibliche, della popolazione della Striscia a cui è stato intimato dal nuovo governo Netanyahu (sempre più inviso ai suoi stessi cittadini) di lasciare la parte Nord di Gaza, che a tutta quell’esigua terra ha tolto luce e acqua, senza pietà neppure per chi malato è in ospedale.

Orrore chiama altro orrore. Così è stato è così sarà. Dunque la strada resta una sola: “Riprendere per mano la pace”. Ieri l’Anpi, dopo aver promosso insieme a oltre 100 associazioni con capofila la Cgil, la grandiosa iniziativa nazionale dello scorso 7 ottobre scorso e da mesi decine e decine di locali, l’ha invocata nel capoluogo emilianoromagnolo con una partecipatissima fiaccolata e un lungo striscione “Bologna cammina per la pace” insieme a cittadini, rappresentanti delle istituzioni locali, esponenti del mondo ecclesiale. A Milano un gigantesco striscione della pace ha campeggiato alla mobilitazione organizzata insieme alla Camera del Lavoro, Emergency, Acli, Casa della Carità. A Brescia una formidabile rete ha detto No al terrorismo e alla guerra, ai crimini contro l’umanità, chiedendo pacifica convivenza e sicurezza dei popoli.

Bari scende in piazza sabato 14 ottobre nel pomeriggio

Oggi con il fiato sospeso perché stamattina, dopo altri bombardamenti nella notte, è scaduto l’ultimatum israeliano, le Anpi tornano a pretendere azioni concrete di pace a Firenze, Bari, Perugia perché non è tollerabile l’assedio di Gaza e il terrorismo non può conoscere giustificazioni. Presidi e cortei si terranno pure domani e proseguiranno la prossima settimana, annunciano le prime locandine che stanno arrivando al nazionale Anpi da Modena, Novara, Rimini, Catanzaro.

La domanda resta la medesima di ogni conflitto armato: a chi fa comodo questa situazione? Va invece ribadito il diritto del popolo palestinese ad avere un territorio, secondo il principio “due popoli, due Stati”, riaffermare la legittimità della resistenza palestinese contro l’occupazione israeliana, soprattutto contro gli insediamenti dei coloni, senza divenire a sua volta ostaggio di Hamas.

Il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo (Imagoeconomica, Clemente Marmorino)

Da Vicenza, partecipando all’iniziativa inaugurale di un nuovo Luogo di Memoria delle ex carceri naziste di Marano, situate nella scuola elementare del paese per rinchiudere e torturare i partigiani, il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo ha lanciato un grido, esortando a contraddire il celebre detto: “La storia è maestra, ma non ha scolari”.

È indubitabile, ha precisato il presidente nazionale Anpi “che non esiste più la guerra limitata agli eserciti, ma che qualsiasi guerra colpisce in modo più o meno devastante le popolazioni civili. E tutto ciò sposta obiettivamente i termini della questione, perché la forma della guerra contemporanea è sempre più in sé e per sé criminale. Nel nostro nuovo tempo di terrore senza equilibrio – ha continuato Pagliarulo – si è parlato e si parla dell’arma atomica come di un’eventualità, certo ultima, improbabile, esecrabile, ma possibile a determinate condizioni. Siamo alla banalizzazione della guerra nucleare”.

Ma grazie “alla memoria attiva abbiamo la capacità di utilizzare l’esperienza del passato per incidere sulla situazione presente”. Insieme all’associazionismo democratico, al volontariato, al mondo del lavoro, ai tanti enti locali che non restano alla finestra.

Fermare la morte in Palestina è un’utopia? Forse. Ma come affermava lo scrittore uruguaiano Galeano non va confusa con l’illusione. Perché è come l’orizzonte, quando ti avvicini si allontana ma serve a fare passi avanti. E l’Anpi e la Rete sono e resterranno in cammino.


Vi aggiorneremo con le nuove locandine che arriveranno all’Anpi nazionale, da inviare a ufficiostampa@anpi.it.