L’adesivo che sarà distribuito a Paestum nelle cartelline dei delegati alla Conferenza

Tra una telefonata, ma il cellulare non smetterà mai di squillare, e le mani che pistano sulla tastiera del pc (“ho tanto ancora da fare”), Vincenzo Calò, componente della segreteria nazionale Anpi e responsabile area Sud, ci anticipa della due giorni ormai prossima, si terrà il 6 e 7 aprile, che a Paestum riunirà delegate e delegati (oltre 140) delle Anpi meridionali insieme al Comitato nazionale, il massimo organo dirigente dell’associazione. La Conferenza, come l’associazione ci ha ormai abituato, è stata preceduta da assemblee provinciali a loro volta frutto di riunioni di sezione. Tutto realizzato in tempi record. Una chiamata alla partecipazione corale per ragionare insieme sul futuro dell’Anpi nel Mezzogiorno come tema nazionale, che ha coinvolto anche Patria. Dalle interviste pubblicate sono emerse molte aspettative e anche l’orgoglio di far parte della grande famiglia antifascista, nonostante viverla al Sud sia molto più complesso per ragioni storiche.

Vincenzo Calò, segreteria nazionale Anpi, responsabile area Sud, a una iniziativa a Matera

L’Anpi va veloce anche nel Mezzogiorno nonostante, a cominciare dalla mobilità, sia penalizzato?

Il percorso propedeutico è stato realizzato nell’arco temporale di appena un mese: la prima conferenza provinciale si è tenuta il 2 marzo a Pescara e l’ultima il 2 aprile a Potenza. L’Anpi fa le cose per bene e il documento politico, particolarmente ricco sul fronte organizzativo e di incredibile attualità rispetto alle questioni politiche, ha portato a una partecipazione numerica importante e a una qualità sui temi dibattuti andata ben oltre intenzioni e attese. Giorni pieni, ricchi soprattutto di partecipazione che definirei appassionata, emotiva. A confermarlo plasticamente ci sono verbali, ordini del giorno, emendamenti al documento nazionale, un contributo che con il Comitato nazionale abbiamo voluto aperto. È un dato di fatto: la Conferenza si è calata nell’attualità, quindi l’Anpi si è calata nell’attualità delle dinamiche politiche e sociali, con la convinzione che il Mezzogiorno può e deve dare un contributo alto, forte e importante all’intera Anpi di oggi.

(Imagoeconomica, Saverio De Giglio)

Tutto nasce da un impegno preso dal Congresso due anni fa, in una situazione politica interna molto diversa e in realtà anche internazionale, anche se già allora ci siamo trovati a fare i conti con la guerra. Le prospettive sono cambiate?

L’Anpi è sempre stata lontana da ogni vuoto formalismo. Le Anpi del Sud avevano già cominciato a operare e a interrogarsi su come dare il migliore contributo al radicamento e allo sviluppo dell’Associazione. Una priorità a ogni latitudine del Paese. Il sacrificio dei nostri iscritti che vivono in luoghi estremamente complessi è alto proprio perché ci si sente in dovere di rispettare le aspettative dell’organizzazione e della società tutta. L’Anpi è un punto di riferimento e a molte delle nostre conferenze hanno voluto portare il saluto e la presenza anche altre organizzazioni, sindacati, e realtà associative dei territori. Non sono mancate le Istituzioni. Dunque ora è nostro dovere essere all’altezza dell’attenzione significativa riservata all’Anpi. È arrivato il momento di capire e definire bene il nostro ruolo.

(Imagoeconomica, Saverio De Giglio)

In Anpi il numero degli iscritti aumenta di giorno in giorno, anche al Sud?

C’è stato un avanzamento altamente e significativo di iscritti. Alcuni provinciali in un anno hanno raddoppiato le adesioni. L’obiettivo è mantenere questa tabella di marcia e anche fare di più. Dobbiamo essere autocritici e consapevoli, però posso affermare sinceramente di aver visto una grande consapevolezza nei gruppi dirigenti locali e negli iscritti. Ma a colpirmi particolarmente è stato vedere come in tanti si sono affacciati alle assemblee per cercare di capire e conoscere cos’è quest’Anpi di cui sempre più si discute e di cui sempre più si vede la presenza sui media e non solo. Una curiosità dettata dal voler capire come interagire. È questa la scommessa, l’interazione con la società civile, con il mondo che ci circonda, è il tema più importante.

(Imagoeconomica)

Perché l’Anpi è divenuta così centrale nel panorama politico? Sui media è citata quasi quotidianamente.

Ha dalla sua la forza formidabile della Memoria partigiana e antifascista e nel Mezzogiorno molto si è lavorato e si lavora su questo tema, ma al contempo all’Anpi si chiede un qualcosa in più in nome dei principi democratici della Resistenza che hanno dato forma e sostanza alla Costituzione. Quindi l’obiettivo della Conferenza è che “l’Anpi faccia l’Anpi”. È vero, si chiede tanto, ne siamo consapevoli tutti, ma abbiamo la certezza di essere in grado di farlo. Piuttosto è necessario interrogarci, lo si è fatto nelle conferenze provinciali e dovremo farlo a Paestum, se l’Anpi, soprattutto nel Mezzogiorno, è all’altezza di ricoprire questo ruolo, tenendo conto che la fase politica e culturale lo esige.

Una foto storica dall’archivio fotografico dell’Anpi nazionale, è del 1952. Ritrae, mentre ammira il medagliere Anpi, Luigi Longo, volontario antifascista in Spagna e poi partigiano. Con l’Anpi tutta affermava che la Resistenza era stata una sola, combattuta da uomini e donne del Nord e del Sud per un’Italia libera e unita

Quindi la Conferenza avrà obiettivi concreti. Nuove sfide all’orizzonte?

Si tratta di una Conferenza di Organizzazione per aumentare il radicamento delle Anpi nel Mezzogiorno. Fare in modo che ci sia una maggiore presenza partecipata, tenuto conto che la storia della Resistenza nel Mezzogiorno è particolare. Perché c’è stata una Resistenza e c’è stato il contributo dei meridionali alla Resistenza del Centro Nord. C’è stato anche il fenomeno dello stragismo, con numeri importanti. Ma soprattutto va sottolineato l’orgoglio dell’appartenenza. Nelle conferenze provinciali si è ben percepito come sia necessario andare alla ricerca della tradizione e della verità storica per metterle al servizio delle battaglie di oggi. Una su tutte, la battaglia contro l’autonomia differenziata. Che non nasce affatto e semplicemente sul provvedimento di oggi, ma dalla consapevolezza che le donne e gli uomini del Sud hanno dato il miglior contributo durante la Resistenza in nome del principio dell’unità nazionale. La scelta partigiana di combattere per un’Italia libera, unita e democratica cozza con il ddl del governo. E quindi ci si sente in dovere di essere protagonisti. L’Anpi è al servizio della sua tradizione, mettendola a disposizione oggi delle ragioni per cui bisogna schierarsi e impegnarsi. Da qui passa anche la maggiore attitudine al radicamento. La presenza capillare nei territori come presidi democratici per la Costituzione e per l’Italia unita.

Ho seguito una delle conferenze provinciali e gli interventi hanno rivelato grande sensibilità nel mettere in relazione autonomia differenziata e premierato. Il riferimento era anche nel documento politico elaborato dal Comitato nazionale Anpi.

I due provvedimenti percorrono strade differenti con un punto d’incontro dirimente: la negazione del Parlamento come organo legislativo. Attraverso l’autonomia differenziata si depotenzia, devolvendo alle Regioni un numero ampio di materie. Al Parlamento rimarrebbe poco o nulla, di fatto, su cui legiferare. Al tempo stesso, con il premierato, si svilisce il ruolo del Parlamento, il contrario dei principi costituzionali su cui si fonda la Repubblica. L’Anpi si sta battendo ma non cerca affatto visibilità, se sono in tanti a chiederle di essere capofila di queste battaglie è perché la vedono come il riferimento migliore per la tenuta democratica del Paese. E al Sud è ancor più evidente perché soprattutto per l’autonomia differenziata è particolarmente danneggiato. Ma guai a pensare che questa sia una battaglia a compartimenti stagni e che sia solo del Sud. È e deve essere una grande battaglia del Paese sulla base dei principi democratici.

Tra le insurrezioni spesso non ricordate contro l’occupazione nazifascista anche quella di Ascoli Satriano (FG), 28 settembre 1943, 11 morti civili, tra cui 4 bambini. La commemorazione negli anni 80 dall’archivio fotografico dell’Anpi nazionale

Per i lettori che non hanno letto il documento, possiamo anticipare gli altri temi su cui si confronterà la Conferenza?

La bussola e il timone dei lavori saranno organizzare una maggiore presenza e una maggiore capacità di intervenire delle Anpi del Mezzogiorno con la tempestività che richiede oggi l’attualità. Sempre all’insegna della storia della Resistenza, oggi messa fortemente in discussione dal revisionismo politico. Abbiamo bisogno di riaffermare la verità dei fatti e farli conoscere in particolare ai giovani attraverso percorsi scolastici e di formazione. L’Anpi sa che la conoscenza favorisce la partecipazione. Questo è il senso della nostra Memoria.

Una foto che ha qualche decennio dall’archivio fotografico Anpi nazionale

La Memoria motore di democrazia, anche al Sud quindi…

C’è indubbiamente una sete di sapere che chiede di abbeverarsi a una fonte di conoscenza portatrice di diritti nel lavoro comune che facciamo come Anpi, e che si declina frequentemente con gemellaggi tra sezioni e provinciali dei luoghi del Nord dove i giovani del Sud sono andati a combattere e a morire e le Anpi del Mezzogiorno che hanno dato i natali a quei giovani. È un ideale e simbolico punto d’incontro ma non basta. La Conferenza delle Anpi del Sud è la Conferenza di tutta l’Anpi. È un’opportunità che si dà tutta l’Anpi di accrescimento e miglioramento. Con grande umiltà noi approcciamo in questo modo alla Conferenza di organizzazione. E non a caso tutto il gruppo dirigente nazionale è stato impegnato nello svolgimento delle Conferenze provinciali e nella stragrande maggioranza sarà presente a Paestum, dobbiamo superare le differenze, di cui molte sono dettate da ragioni di disparità nelle opportunità, disuguaglianze intollerabili, e penso ai giovani.

Dall’archivio fotografico dell’Anpi nazionale

In Anpi non si passa il testimone tra generazioni, si corre insieme.

Lo ribadiamo all’infinito. Ma vanno rimosse tante zavorre e dare risposte, soprattutto alle nuove generazioni. I giovani ci chiedono aiuto soprattutto nel Mezzogiorno, dove tanti abbandonano la scuola, la disoccupazione è un male antico, ragazze e ragazzi si sentono inutili e perciò interrompono gli studi e perdono anche la speranza di trovare un lavoro, diventando facili prede della criminalità organizzata. Quindi essere Anpi vuol dire anche battersi per i diritti fondamentali e contro la criminalità organizzata; è una specie di teorema: la cultura fascista e la criminalità organizzata quasi sempre vanno di pari passo. Dunque essere Anpi ed essere antifascisti nel Meridione vuol dire essere in prima linea contro la criminalità organizzata. Non a caso di recente abbiamo costituito nuove sezioni in luoghi simbolo: a Portella della Ginestra, a Corleone, e a Castelvetrano, il paese natio di Matteo Messina Denaro. Queste sono le scelte dei partigiani di oggi, costruire presidi di democrazia in alcuni luoghi permette di unire i valori tradizionali basati sui principi e la storia della Resistenza con le battaglie di più largo respiro. E c’è un’ulteriore grave questione che si riflette su tutti nei territori del Sud e riguarda sia i giovani sia il tema dell’immigrazione.

(Imagoecoomica)

Giovani e immigrazione? Se c’è una relazione, è poco raccontata.

Nel Mezzogiorno è frequente e sta tornando di devastante attualità il fenomeno dell’emigrazione verso il Nord e l’estero. Non è possibile ora approfondire, per dirla in breve: rispetto a chi arriva e a chi parte il risultato è negativo. Paradossalmente sono più quelli che partono di quanti arrivano, ovviamente gli immigrati, che spesso concepiscono l’Italia e il Mezzogiorno come terra di passaggio, d’altronde siamo un Paese che fa fatica a concepire l’immigrazione come risorsa. Eppure al Sud la generosità nell’accoglienza è commovente, e struggente perché consapevole. Si accoglie chi fugge dalle guerre, dalle carestie, dalla povertà, senza creare distinzioni, perché non esiste una scala di gravità nella visione di un mondo migliore. Detto ciò, ho verificato lo scoramento di alcune Anpi con numerosi giovani iscritti che al compimento dei 18 anni vanno a studiare al centro-nord (Roma, Bologna, Milano, ecc.). E così devono ricominciare daccapo a formare altri giovani che poi a loro volta lasciano il territorio, destinato a spopolarsi perché nella maggior parte dei casi non si ritorna, anzi si chiamano le famiglie. Ci sono quindi due forme di emigrazione che compiutamente indeboliscono il Sud, e l’Anpi, sottraendo coscienze civili, democratiche, consapevoli. Se è vero che in molti si iscrivono in sezioni del Settentrione, lo riferiscono molti presidenti delle Anpi del Nord, serve una comunione d’intenti. Capire che non bastano i gemellaggi affinché un sistema di valori che è di tutti possa essere radicato in ogni territorio. Ecco perché quella di Paestum è un’opportunità di tutti e la Conferenza del Mezzogiorno non è un accadimento solo per il Sud, ma riguarda tutta l’Anpi nella sua interezza. Ancora una volta però tutto passa per l’efficienza organizzativa, la possibilità di avere sedi, luoghi fisici, concretissimi, dove recarsi per iscriversi, incontrarsi, favorire l’aggregazione e operare sulla conoscenza.

(Imagoecoomica, Saverio De Giglio)

Nel documento politico nazionale preparatorio non poteva mancare il tema della pace, se ne è dibattuto anche nelle conferenze provinciali?

Altroché, stiamo vivendo uno dei periodi storici più critici dal dopoguerra a oggi. Se ne è parlato con doverosa sobrietà, con la cognizione che non c’è una società evoluta se non ci sono rapporti di pace tra i popoli e le persone. Quindi è un valore che, fuori dal qualunquismo, si può abbracciare solo se si ha la contezza della gravità della fase che stiamo attraversando. E interviene anche il bisogno di poter garantire una prospettiva alle persone, siano esse cittadini italiani o immigrati. Le Anpi del Sud hanno organizzato tante mobilitazioni, hanno fatto “rete” in maniera straordinaria. Hanno capito una cosa che era già nel cuore dei combattenti per la libertà, nel cuore dei partigiani e delle partigiane: nessuno da solo può nulla. Per raggiungere gli obiettivi bisogna costruire grandi unità di intenti, costruire grandi comunità. Il Sud è al servizio di questo obiettivo e deve capire come dare il suo contributo all’Anpi nel suo complesso per raggiungere questi obiettivi. E l’Anpi nella sua unità deve tendere la mano a queste aspettative, altrimenti vanifichiamo gli obiettivi della svolta del 2006. Quando Tino Casali, allora presidente, nel proclamare l’apertura dell’Anpi ai democratici, agli antifascisti che non fossero necessariamente partigiani, tra i vari argomenti ne elevò uno su tutti: il tema della pace. Questo dà il senso della missione passata e dell’obiettivo, della prospettiva.

Due giorni di intenso impegno, sabato 6 e domenica 7 aprile.

Una cosa mi piace dirla. La Conferenza di Organizzazione sarà accogliente, preceduta nel pomeriggio di venerdì da un convegno storico, “A 80 anni da Salerno Capitale”, dove si parlerà della svolta del 1944, un modo per fare valore del Mezzogiorno in un contesto storico più generale. La sera sarà proiettato il film documentario sul partigianato “Fino alla fine Comites! Meridionali nella Resistenza”, altrettanto interessante per capire da dove veniamo. Un bel viatico, con il dna dell’Anpi, alle giornate di sabato e domenica in cui cercheremo e troveremo il modo di capire come affrontare il futuro. E questo è il senso dell’iniziativa. Purtroppo non si potranno ospitare tutti coloro che avrebbero desiderato partecipare, perché le regole ci sono e vanno rispettate. Ogni conferenza provinciale aspirava ad avere più delegati. In totale tra delegate e delegati saranno oltre 140, in arrivo da Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Abbiamo deciso di non avere invitati a Paestum, però ci saranno osservatrici e osservatori e persone interessate. Perché è una conferenza dedicata sia alla nostra organizzazione sia a quanti guardano con attenzione alle dinamiche dell’Anpi. E sarà consapevolmente partecipata. Un primo traguardo raggiunto.

Come si articoleranno i lavori a Paestum?

Ci sarà la commissione Politica, secondo lo schema tradizionale, per raccogliere e confrontarsi sui contributi provinciali, gli emendamenti e gli odg avanzati, discussi e approvati dalle assise, e altre tre commissioni che riflettono le necessità del mondo di oggi, nell’idea concreta del saper fare: Formazione, Comunicazione, Crescita e sviluppo. Le due mattine saranno di plenaria e si ascolteranno gli interventi, aperti da una relazione a mia cura. La giornata di sabato avrà due focus, il primo sull’autonomia differenziata con il costituzionalista e amico Massimo Villone. L’altro, nel pomeriggio, illustrerà e discuterà il nuovo Statuto e la nuova frontiera dell’Anpi, che ha a che fare con la sua sopravvivenza e autonomia, cioè l’iscrizione al Runts, il Registro unico del terzo settore, per poter usufruire del cinque per mille. A tenerlo sarà Piero Cossu, presidente della Commissione nazionale di garanzia. Domenica le conclusioni saranno, e non potrebbe essere altrimenti, del presidente nazionale, Gianfranco Pagliarulo.

Al termine dei lavori sarà elaborato un documento politico?

Le conferenze provinciali, che hanno visto tutto il gruppo dirigente impegnato, hanno dato dei segnali. Ora bisogna capire con l’appuntamento di Paestum come li facciamo nostri, quindi ci saranno adeguate risultanze. La Conferenza di Organizzazione delle Anpi Sud favorirà il più possibile il dibattito e la partecipazione per il raggiungimento di obiettivi che dovranno poi impegnare tutti, provinciali e sezioni in tutta Italia e pure le sezioni estere. E a testimonianza che l’iniziativa è di tutta l’Anpi, le proposte provinciali di emendamenti e odg su cui farà sintesi la commissione politica, entreranno in un documento che verrà dibattuto e assunto dal Comitato nazionale. Diverrà quindi un programma di lavoro per i prossimi anni, fino al prossimo Congresso. Ecco Paestum è un nuovo punto di partenza, perché la missione dell’Anpi è contribuire a costruire un mondo migliore, come hanno fatto i nostri partigiani. E su di loro non si scherza.