Eric Gobetti (Torino, 1973) è uno storico free-lance, studioso di Seconda guerra mondiale e della Jugoslavia nel Novecento. È co-fondatore e collaboratore di www.lastoriatutta.org.
Ci sono date memoriali importanti nella storia d’Italia, che sono diventate momenti fondanti dell’identità nazionale. Alcune di queste date sono quasi scomparse dall’immaginario pubblico, come il 20 settembre (più spesso nella forma arcaica XX settembre), il giorno della presa di Roma nel 1870, evento al quale, dopo il Concordato del 1929 e la normalizzazione dei rapporti col Vaticano, si è preferito togliere rilevanza pubblica. Altre date hanno assunto significati diversi, il senso comune della ricorrenza si è modificato nel corso dei decenni. È questo per esempio il caso del 4 novembre, festa della vittoria della prima guerra mondiale, compimento dell’Unità nazionale, ma anche importante celebrazione fascista, per questo screditata nel secondo dopoguerra e oggi tornata in auge in un contesto di ritrovato patriottismo.
Il 28 ottobre è una di queste date controverse. Ovviamente per tutti questa data ricorda la marcia su Roma , di cui ricorre oggi il novantottesimo anniversario. Ma c’è un altro 28 ottobre che vogliamo ricordare, un 28 ottobre colpevolmente cancellato dalla memoria pubblica, quello del 1940. Se infatti il giorno della marcia su Roma può essere considerato l’inizio del regime fascista, la data dell’attacco militare alla Grecia nel 1940 ne segna in qualche modo l’inizio della fine.
Quasi come un individuo che cerca di dimenticare un evento traumatico associato a un senso di colpa o di sconfitta, quella data è stata rimossa dall’immaginario collettivo. Noi invece la vogliamo ricordare perché non è solo l’anniversario di una clamorosa débâcle militare (una delle tante subite dall’esercito italiano nella sua storia, da Adua a Caporetto, a El Alamein): è l’anniversario del colossale fallimento del regime fascista e della sua boriosa e vuota retorica.
Il 28 ottobre 1940 cominciava infatti la cosiddetta “guerra parallela” dell’Italia nel Mediterraneo. Dopo le strabilianti vittorie tedesche in Polonia e Francia, e l’inaspettata resistenza britannica, Mussolini decideva infatti di dimostrare all’alleato di essere in grado di condurre autonomamente una campagna militare vincente. Fu un fallimento. La famosa frase mussoliniana “spezzeremo le reni alla Grecia”, nascondeva, dietro la retorica aggressiva, l’impreparazione militare, il pressapochismo organizzativo, la mancanza di motivazioni strategiche e ideologiche. Poche settimane dopo la resistenza greca era talmente efficace da mettere in crisi il dominio italiano sull’Albania, da cui era partito l’attacco. Migliaia di soldati italiani morivano letteralmente di freddo, cercando disperatamente di fermare la controffensiva greca sul confine fra i due Paesi. La sconfitta italiana costringeva infine la Germania a intervenire in appoggio all’alleato, ormai declassato al livello degli Stati balcanici già nell’orbita fascista (come la Romania o la Bulgaria), e finiva per trascinare nel conflitto anche la Jugoslavia che era riuscita a restare neutrale fino ad allora.
L’aprile del 1941, con la resa degli eserciti greco e jugoslavo e la spartizione dei territori con la Germania nazista, rappresentava il punto più elevato dell’espansionismo fascista. L’Italia controllava allora una vastissima area che andava dai territori istriani acquisiti dopo la Prima guerra mondiale fino ai possedimenti dell’Egeo che risalivano alla guerra contro la Turchia del 1911-1912. In mezzo, circa un terzo di Jugoslavia, con quasi tutta la fascia costiera, l’intera Albania e buona parte della Grecia territoriale e delle isole. Eppure il successo della campagna balcanica nascondeva il fallimento evidente del regime fascista, evidenziato in tutta la sua macchiettistica evidenza proprio quel 28 ottobre 1940.
Fin dall’anno successivo quella data, presto dimenticata in Italia, diventava in Grecia sinonimo di resistenza e speranza per il futuro. La giornata veniva infatti da subito ricordata come “Anniversario del No” (I epeteios tou ochi), ovvero come celebrazione del rifiuto di accettare l’umiliante ultimatum fascista e come omaggio alla scelta di lottare (inizialmente con successo) contro l’invasore. Diventava così occasione di manifestazioni spontanee di resistenza all’occupante, come avveniva ad esempio già il 28 ottobre 1941 all’università di Atene.
Nel dopoguerra l’Anniversario del No è diventato festa nazionale in Grecia. È il giorno della resistenza, della guerra all’invasore straniero, della lotta per il riscatto nazionale. Anche in Grecia rimane però in qualche misura una data controversa; non nella sua essenza, condivisa a livello nazionale, ma nelle modalità celebrative. Similmente al nostro 4 novembre, il 28 ottobre in Grecia è una celebrazione che riguarda essenzialmente le forze armate. Quell’evento viene dunque ricordato più come una dimostrazione di forza militare che per il suo valore di resistenza popolare a un’invasione insensata e immotivata.
È questo invece l’elemento che vorremmo sottolineare in questa giornata. Quella campagna militare ha mostrato in maniera evidente l’essenza del regime che l’ha voluta: un regime fatto di vuota retorica, ignorante e disorganizzato, corrotto e criminale, perennemente in cerca di un avversario da battere, incapace di accettare il dialogo e il confronto. Ostinarsi a non ricordarlo, significa, in qualche misura, continuare a ignorare quel che è stato il fascismo: un piccolo bullo sconfitto dalla storia.
Eric Gobetti
Una versione estesa di questo articolo, scritta in collaborazione con lo storico Paolo Fonzi, verrà pubblicata nelle prossime ore su www.lastoriatutta.org
Eric Gobetti, da anni tiene lezioni e conferenze sulla storia jugoslava, da Gavrilo Princip ai giorni nostri. È curatore di diversi volumi e autore di tre monografie storiche: Dittatore per caso. Un piccolo duce protetto dall’Italia fascista (2001), sul movimento croato Ustascia negli anni Trenta; L’occupazione allegra. Italiani in Jugoslavia 1941-1943 (2007); Alleati del nemico. L’occupazione italiana in Jugoslavia (2013). Ha inoltre pubblicato il diario-reportage Nema problema! Jugoslavie, 10 anni di viaggi (2011) e negli ultimi anni organizza viaggi di turismo storico nei Paesi della ex Jugoslavia. È apparso più volte sul canale televisivo RaiStoria. Sul tema della resistenza in Montenegro ha pubblicato La Resistenza dimenticata (2016) e prodotto il documentario Partizani. La Resistenza italiana in Montenegro (con musiche di Massimo Zamboni). Nel 2017 ha portato a termine un progetto sul centenario dell’attentato di Sarajevo, con la pubblicazione del libro Sarajevo Rewind. Cent’anni d’Europa (Miraggi edizioni) e l’uscita del secondo film Sarajevo Rewind 2014>1914 (con Simone Malavolti). È co-fondatore e collaboratore di www.lastoriatutta.org, uno spazio virtuale nato per aprire nuovi scorci e fronteggiare una storia resa prigioniera e trasformatasi in ancella delle pulsioni del momento, con l’obiettivo di ridefinire l’orizzonte pubblico della storia, ribadendo la natura dinamica e processuale del passato e indagando gli incroci possibili con le altre discipline.
Pubblicato mercoledì 28 Ottobre 2020
Stampato il 13/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/anniversari/quando-la-grecia-difese-leuropa-libera/