“Dino” era nato nel 1929 e aveva partecipato alla Resistenza a Racconigi (CN), dove era nato e dove al tempo abitava, facendo parte della squadra di staffette appena adolescenti agli ordini del partigiano Domenico Mina (nomi di battaglia “Remo” e “Carbunin”), assieme, tra gli altri, a Carlo Sismonda – futuro pittore di riferimento della scena espressionista contemporanea – e Nadi Giordano. Tutti molto giovani, giravano di notte per la città rischiando la vita per portare ordini, tenere i collegamenti tra le formazioni operative nel Roero e diffondere materiale di propaganda.

Il 20 febbraio ’45, per una delazione, Dino è arrestato dalle Brigate nere. Qualche giorno dopo viene condannato a morte e destinato a essere fucilato a Cavallermaggiore il successivo 26 febbraio con Franco Lusso, Mario Gonzaglio, Guido Lantelme e Francesco Rosso. Scampa all’eccidio per intervento dello zio sacerdote, don Bartolomeo Groppo, col quale viveva, e del vicario canonico Villa che, facendo leva sulla sua età, riescono a salvarlo.

Nel dopoguerra Dino è prima attivista del Pci a Racconigi, poi si trasferisce a Savigliano, dove lavora alla carrozzeria Fissore, venendo licenziato per rappresaglia antisindacale.

Nel paese di adozione sarà anche consigliere comunale, eletto per il Partito comunista, dal 1964 al 1980. Dalla fine degli anni 60 e fino alla pensione lavorerà all’Ita Tubi di Racconigi, dove diventerà un leader del sindacato e sarà un grande artefice delle conquiste dei lavoratori di questa fabbrica.

Fino alla fine non è mai voluto mancare alle celebrazioni del 25 aprile. Nel 2016 in occasione della Festa della Repubblica è stato insignito della Medaglia della Liberazione.

Onori e grazie a Dino Groppo.

La sezione Anpi di Racconigi si unisce  al dolore dei familiari e dell’Anpi di Savigliano.

Pierfranco Occelli, presidente sezione Anpi di Racconigi