Manolis Glézos (da https://preview.redd.it/89825pxdmup41.jpg? width=960&crop=smart&auto= webp&s=0dac881317a4e6fc4b86b69ca c24730ab91287fe)

L’eroe della Resistenza greca ed ex europarlamentare Manolis Glézos si è spento ad Atene lo scorso 30 marzo all’età di 97 anni. Ricoverato in ospedale dall’inizio del mese, è morto di insufficienza cardiaca.

Il generale Charles de Gaulle lo descrisse come il “Primo Resistente d’Europa” per aver osato, la notte tra il 30 e il 31 maggio 1941, sfidare l’occupante nazista in una rocambolesca azione dimostrativa. A soli 18 anni, accompagnato dall’amico Apostolos Santas, Glézos si era arrampicò sull’asta della bandiera che svetta sull’acropoli di Atene, ammainando il vessillo nazista per issare la bandiera greca.

(Da http://znetitaly.altervista.org/wp-content/uploads/2013/10/Nazis_on_Acropolis.jpg)

«Un poliziotto greco controllò i nostri documenti, per aver violato il coprifuoco, mentre ci stavamo ormai allontanando dall’Acropoli, ma non ha mai parlato – ha raccontato molti anni dopo il parlamentare – Hitler aveva appena dichiarato che l’Europa era finalmente libera; volevamo dimostrargli che la lotta era, in realtà, appena iniziata».

Condannati a morte in contumacia, i due giovani furono arrestati per caso nel marzo 1942, e rilasciati un mese dopo senza che i nazisti riuscissero a provare il loro coinvolgimento nell’episodio dell’acropoli.

12 ottobre 1944, Atene è libera (da https://www.puntogrecia.gr/images/ punto_photos/athens1.jpg)

Glézos, che ha spesso ricordato quell’episodio, per la prefazione del libro di Jean Cardoen e Ulrich Schneider dedicato alla mostra sulla Resistenza europea, scrisse nel 2015 di un altro momento toccante: «Ricordo il 12 ottobre 1944 come se fosse ieri, il giorno in cui Atene fu liberata dall’occupazione nazista. Stavo aspettando quel giorno da quasi quattro anni e quando finalmente è arrivato, ero malato, costretto a letto con la febbre alta. Avevo lottato per far giungere questo giorno con tutti i mezzi a mia disposizione. Sono stato condannato a morte in contumacia. Sono stato imprigionato. Sono stato torturato. Tuttavia, nessuna sofferenza valeva il dolore che provavo quando ho perso i miei fratelli d’armi e soprattutto il giorno della morte del mio fratellino, Nikos, giustiziato il 10 maggio 1944 all’età di 19 anni. Sono a letto e riesco a sentire l’inno nazionale che esce dal piccolo transistor che tengo sempre con me. È arrivato il momento di questa tanto attesa libertà. Prego mia madre di andare di sopra, sul tetto, per osservare l’Acropoli. Lei si avvicina e scende gridando: “L’hanno fatto figlio mio, hanno alzato la bandiera greca”, mi dice, e con le lacrime agli occhi, mi abbraccia e inizia a baciarmi».

21 aprile 197, in Grecia il golpe che dà avvio alla dittatura dei Colonnelli (da http://www.studistorici.com/wp-content/uploads/2017/02/21aprile1967.jpg)

Nato nel 1922 sull’isola di Naxos, Manolis Glézos si trasferì ad Atene all’età di 12 anni con la sua famiglia, partecipando al movimento dei giovani antifascisti. Fu arrestato e imprigionato diverse volte durante l’occupazione nazista, riuscendo sempre a farsi scarcerare o a fuggire dal carcere. Membro del Partito comunista greco KKE, allora illegale, Glézos continuò la Resistenza anche durante la dittatura dei colonnelli, riuscendo ad essere condannato a morte per ben due volte per il suo attivismo comunista. Arrestato, fu prima esiliato per quattro anni nelle isole dell’Egeo, e scontò poi quasi 12 anni di carcere dopo la trasformazione della condanna in ergastolo. Ancora detenuto, fu eletto al Parlamento di Atene con l’Eda (Sinistra democratica) e poi, dopo la fine della dittatura, con i socialisti del Pasok, prima di abbandonare la politica nazionale. Tornato nell’isola natale di Naxos, divenne presidente del consiglio comunale del suo villaggio, Apirathos, cercando di sviluppare un modello di democrazia partecipativa diretta.

Febbraio 2012, piazza Syntagma. Manolis Glézos è aggredito dalla polizia (da https://lh3.googleusercontent.com/proxy/ ygySzh4bDVnDk_p6m1OpPB9-_MvezwjmoDoQeyJxqVLhz8bXpmKBHNfLHT _TW3G72gNNxZmQEJLk-kM_BT0eg4-WB8DR -eGapKcbuQejlHm3OPQ)

È la crisi nel 2010 che lo fa tornare ad Atene, per partecipare alle manifestazioni anti-austerità, nonostante la sua età. Nel febbraio 2012 è ferito in piazza Syntagma, di fronte al Parlamento greco, da un proiettile contenente gas lacrimogeno e l’episodio lo riporta alla ribalta nazionale. Intervistato dalla televisione nazionale all’uscita dell’ospedale, l’eroe dell’Acropoli si scaglia violentemente contro il governo e contro l’Unione Europea, chiedendo al giornalista che lo stava intervistando se fosse mai «possibile imporre queste misure con gas lacrimogeni?» Pochi mesi dopo è rieletto al Parlamento greco e due anni dopo diventa il più anziano eurodeputato, eletto a Strasburgo all’età di 91 anni.

Combattente sempre alla ricerca di un equilibrio tra l’impegno per la memoria e la prosecuzione della lotta per quei valori, quegli ideali che furono della Resistenza, Glézos era un europeista convinto, anti-nazista ma non anti-tedesco, nonostante il suo impegno nella battaglia per il pagamento dei debiti di guerra che la Germania non ha mai saldato alla Grecia. Un episodio che lui stesso amava raccontare ne è testimone. Nel 2017, durante una commemorazione in omaggio delle vittime civili greche del nazismo, l’ambasciatore tedesco fu aspramente contestato dai partecipanti, che vennero quasi allo scontro fisico. «Il figlio di un criminale, indipendentemente dai crimini di suo padre o di sua madre, non è responsabile», intervenne allora Glézos, prendendo l’ambasciatore per mano e placando così i tumulti.

Foto Imagoeconomica

Nel maggio 2012 fu eletto al Parlamento di Atene con Syriza, che lo portò al Parlamento europeo due anni dopo. Ma quando, nel luglio 2015, l’allora primo ministro Alexis Tsipras firmò un terzo prestito internazionale, accettando di perseguire una politica di austerità, Manolis Glézos ruppe con Syriza, chiamando tutti i suoi «vecchi compagni a gridare come in passato, per la Grecia, la giustizia e la libertà».

Parlamentare attento e presente, aperto al dialogo con il gruppo socialista nonostante il rigoroso comunismo, spiegava che a portarlo a Strasburgo all’età di 92 anni era stato il dovere della verità. «Perché la parola “verità”, in greco aletheia, significa “rifiuto di lethè”, rifiuto dell’oblio. E l’oblio è quanto di peggio possa capitare a coloro che, nelle file della Resistenza, hanno combattuto il Terzo Reich in tutta Europa».

Da https://static.ilmanifesto.it/2020/03/lettere1-manolis-glizos-con-il-manifesto-2013.jpg

L’Europa era per il resistente, per l’antifascista e per l’onorevole Glézos un modo per costruire un futuro migliore. E nulla meglio delle sue parole, sempre nella prefazione del testo dedicato alla Resistenza europea, può spiegare quanto l’Unione dei popoli europei sia importante e quanto diversa essa sia dall’entità di oggi, dominata dagli egoismi di alcuni stati membri: «Chi si ricorda di Walter Funck? Fu ministro delle finanze di Hitler dal gennaio 1939 fino alla fine della guerra, l’8 maggio 1945. Fu il primo a concepire l’idea di una “Comunità economica europea” (ed era esattamente la stessa terminologia che usò nella sua relazione pubblicata nel 1942, European Wirtschaftsgemeinschaft), al fine di consentire al Terzo Reich un maggiore controllo delle risorse in Europa. Poi, come è noto, il nazismo è stato sconfitto e Walter Funck è stato trascinato davanti ai tribunali e condannato a Norimberga come criminale di guerra. La storia, ci viene detto, è scritta dai vincitori. Tuttavia, ci troviamo di fronte a un fenomeno che potrebbe essere descritto come una vera peculiarità europea. Spiego: l’immagine che abbiamo visto negli ultimi anni, di un’Europa delle disuguaglianze, di una distorsione tra il Nord e il Sud, non ha nulla a che vedere con l’Europa dei popoli, l’Europa dei cittadini, l’Europa della fratellanza e della pace, della solidarietà, l’uguaglianza e la sovranità popolare, l’Europa che una volta sognavamo. L’Europa di oggi è molto più vicina a quella immaginata da Walter Funck. Se siamo tutti d’accordo sul fatto che il nazismo è stato sconfitto una volta per tutte, dovremmo tutti mobilitarci per dimostrarlo ogni giorno che passa. È proprio per questo che la storia è così importante. Non solo per studiare il passato, ma soprattutto per costruire il futuro. Tutti noi, e specialmente quelli tra noi che hanno assistito a questo passato oscuro, non abbiamo il diritto di rinunciare alla lotta per il futuro. Ed è per questo stesso motivo che dobbiamo continuare a mobilitarci per un’Europa di sovranità popolare, democrazia, pace e cultura, una mobilitazione che giustificherebbe il sacrificio di tutti coloro che sono morti in battaglia per questi ideali».

Filippo Giuffrida Repaci, componente dell’Esecutivo della Federazione Internazionale Resistenti